Ragazzi, qui rischiamo il linciaggio: mi permetto di inserirmi, perché quando il forum era stato aperto, queste cose sono state ripetute un po' allo sfinimento.
Intanto faccio un ripassino, così vedo anch'io se ho capito bene, e se non è così, ben volentieri mi si corregga.
Vale quello che dice sacrosantamente Marina: cercare azioni globali, afferrare l'acqua aggrappandosi con tutto il braccio.
E comunque, anche questo concetto non può essere isolato, perché la capacità e la sensibilità di fare una bella bracciata (ovvero di sapersi aggrappare all'acqua e spingerla) non può essere disgiunta dagli altri aspetti della nuotata: il galleggiamento, lo scivolamento, e anche la gambata.
Ti pare che quando corri stai lì a pensare a quanto devi sollevare il braccio per bilanciare la falcata delle gambe? Assolutamente no!!! Il tuo senso dell'equilibrio, senza doverci riflettere, in base alle ricche esperienze acquisite, ti posiziona il braccio nella maniera giusta perché tu possa correre.
Porca vacca, è così semplice, che sembra quasi strano, solo che (credo di interpretare il pensiero di molti apprendisti) sembra quasi che ci si aspetta che l'istruttore nuoti al posto nostro.
Invece no, siamo noi che dobbiamo nuotare! Anzi: muoverci nell'acqua.
Non c'è una ricettina per cui tu fai questo, poi questo, poi questo, e saprai nuotare a stile libero.
L'angolo del braccio, o la ricerca millimetrica della traiettoria della mano, sono cose che valgono per nuotatori evoluti che si fanno analizzare ogni millimetro della nuotata alla ricerca del miglioramento della performance.
Concentrarsi su questi aspetti, per un nuotatore apprendista, non farà altro che renderlo più impacciato e più lento.
Un'altra mia riflessione personale: trovo fuorviante dire che durante il recupero il braccio deve restare piegato. Direi piuttosto che, per così dire, l'avambraccio è "appeso" al gomito, nel senso che tu porti avanti il gomito, facendo ruotare la spalla, e avambraccio e mano cadono in giù perché la loro posizione non è attiva, ma rilassata.
Prova a sollevare il gomito lasciando cadere la mano, anche da fermo, fuori dall'acqua: la mano cade (e il braccio si piega).
Anche qui mi viene da pensare al parallelo con la corsa: quando corri, sollevando la gamba, non pensi al piede, bensì sollevi il ginocchio, e il piede resta rilassato, fino a quando non appoggia sul terreno; e così l'appoggio avviene in modo da assorbire lo shock dell'impatto con il terreno. Se il piede fosse rigido, ahi che dolore, alla lunga! E poi non riusciresti a molleggiarti, insomma perderesti un mucchio di energia.
The ice caps are melting, Leonard.
In the future, swimming isn't going to be optional.