Argomento: [Istruzioni per l'uso]-Nuoto in mare

Il nuoto in mare è la forma di nuoto più pura e istintiva che esista;in considerazione non solo del fatto che il mare è la culla delle prime esperienze umane in acqua,ma anche e soprattutto del fatto che l’enorme numero e varietà di disturbi all’equilibrio che determina rende impossibile selezionare una tecnica univoca e specializzata valida ovunque e comunque e superiori alle altre.

Difatti se è facile trovare in rete guide rivolte a fondisti e triatleti,è anche vero che tali guide concernono sempre e solo gli utilizzi di olio o crema o mute o i consigli più spicci e personali su come gestire una situazione di gara,ma non si soffermano mai sui quesiti più tecnici dello “stare in mare” e dei problemi ad esso connessi.

In questa guida quindi non fornirò consigli “di gara”,su come collocarsi in partenza,sul problema dei colpi agli occhialini,su quali creme usare per la muta e altre amenità più o meno strategiche di cui è pieno il web e che sono spesso contrastanti,personali e opinabili,e che nulla hanno a che fare con le situazioni alternative e col concetto primigenio di nuoto in mare.

In questa guida tratterò il Nuoto in mare appunto nella sua accezione geneale legata alla sopravvivenza in mare,cioè a come affrontare i problemi comuni a ogni situazione dello “stare in acqua”.

Esistono due tipi di problemi ambientali : quelli determinati dalla fauna marina e che richiedono risposte non-tecniche (nei primi due punti) e quelli determinati dall’ambiente e che influendo su rotta e dispendio energetico richiedono una risposta di adattamento tecnico-strategica (trattati nei punti successivi):


1- Le meduse.
Diverse volte mi è capitato di sentire di nuotatori che lamentano il problema delle meduse come qualcosa che possa influire sulla decisione di farsi o meno una nuotata o una gara,o addirittura influire sul risultato.
Persino nei circuiti più prestigiosi o ai mondiali.....!!!
Altre volte ho visto fior di marcantoni cercare di evitare i cadaverini di medusa in riva al mare,camminando in punta di piedi con l'attenzione di un feddayn in un campo di mine antiuomo nei pressi di Beirut.
O provare a rivoltarle usando bastoni o altre leve lunghe più di mezzo metro come se potessero spruzzargli post mortem un acido mortale.....


Questa cosa mi ha sempre lasciato basito,avendo subito migliaia e migliaia di strisciate senza che questo abbia mai determinato altro che un vago fastidio transitorio della durata massima di pochi secondi.
Invece molti espongono strisci vecchi di anni che manco fossero stati frustati a sangue da un sadico.....
Ebbene facciamo un pò di chiarezza su come agisce una medusa e come affrontare la situazione.

Per prima cosa chiariamo subito che le meduse che uccidono in otto secondi abitano negli Oceani.
I servizi dei tiggi e i documentari che puntualmente saltano fuori ogni primavera hanno il brutto vizio di non puntualizzare mai che in Italia non esistono meduse pericolose,e hanno il solo scopo di spaventare il pubblico per viscido tornaconto economico di sponsor arcinoti cui interessa che l'italiano vada in vacanza altrove.

In Italia esistono varie specie di meduse,le più tossiche sono quelle con una testa piccolina e venata di fucsia e di rosa e con code lunghe da mezzo metro a un metro circa.
La loro tossicità non è letale e determina un bruciore limitato alla sola zona colpita,di breve durata e breve intensità.
Tutte le altre meduse italiane hanno tossicità inferiori,e di solito più è grande il corpo della medusa e meno esposti sonoi tentacoli e meno la medusa è pericolosa,perchè l'unica parte urticante della medusa è il tentacolo.
Il veleno viene emesso sotto forma di spore piccolissime,che vengono prodotte nel momento stesso in cui il tentacolo tocca una superficie estranea.

Medusa spiaggiata:
a volte si vedono montagne di meduse sulla battigia.
Non si tratta di morìa.
A volte i pescatori incappano in banchi di meduse (e granchi) e se le ritrovano nelle reti.
Per evitare di ritrovarsele di nuovo in acqua le rovesciano sul ponte in attesa di liberarsene prima di tornare in porto.
Quindi le meduse restano a morire sul ponte (insieme ai granchi opportunamente schiacciati col martello per evitare che rompano le reti) e si accumulano mano a mano che le reti ne tirano su delle altre.
Poi i pescatori le ributtano in mare prima di salpare le ancore per il rientro,e la corrente le trasporta a riva,dove si spiaggiano in massa (idem per i granchi).
Ebbene queste meduse siccome sono morte non possono produrre le spore,quindi potete tranquillamente toccarle senza che esplodano o pestarle tranquillamente evitando di saltellarci accanto con passo Nureyev.

Se invece siete in acqua e la medusa vi striscia ecco cosa accade.
Le spore vengono depositate sulla pelle,un pò come un vernice sul muro,e allo stesso modo della vernice vengono assorbite un pò alla volta dalla pelle,e una volta dentro la pelle urticano e bruciano.
Prima cosa da fare: eliminare la maggior parte di spore dalla pelle prima che penetrino dentro.
Facilissimo,si prende la sabbia bagnata dal fondo del mare e la si applica sulla zona colpita (senza però strofinare altrimenti il veleno sarà sparso e assorbito più rapidamente),siccome la sabbia è più porosa della pelle,il veleno vi penetra dentro.
Dopo un paio di secondi si lava via con acqua la sabbia e con essa il veleno catturato.
Si ripete l'operazione un certo numero di volte per essere sicuri di eliminarne il più possibile.

Seconda cosa da fare:alleviare il fastidio dato dal veleno residuo.
Le tossine dei veleni marini si sono evolute per poter meglio funzionare in acqua,dunque in ambiente freddo,quindi sono termosensibili,vale a dire vengono inibite dal calore.
Oltre a ciò,è noto che il sale dell'acqua di mare penetra sottopelle e aiuta a sfiammare.
Quindi la cosa più efficace sarebbe trattare la zona con acqua calda e salata.
Ma siccome per scaldare acqua ci vuole troppo tempo e nel frattempo il veleno sarebbe libero di operare,la cosa migliore da fare è restare in acqua in modo che il veleno sia perlomeno contrastato dall'azione disinfiammante del sale.

Terzo consiglio:cosa evitare assolutamente;
NON dovete strofinare nè grattarvi,spargerebbe le spore in una zona più ampia,magari rompendole sopra la cute.
NON dovete assolutamente andare a lavarvi con acqua del rubinetto o della doccia : l'acqua dolce farebbe esplodere le spore sopra la cute centuplicando l'effetto del veleno e danneggiando i tessuti (le famose strisciate che alcuni mostrano per una sfilza di anni a seguire).
Lavarsi sotto la doccia andrà bene solo in seguito quando si sarà certi che il veleno è tutto espulso o penetrato sottopelle.
Ma se doveste ancora avere fastidio la cosa che dà più sollievo è continuare a restare in acqua fino a che il sale non neutralizzadel tutto il bruciore,magari (in caso di bimbi) continuando a spalmare sabbia sulla zona,non più per eliminare il veleno che verosimilmente non ce n'è più,ma perchè la grattatina data dalla granella della sabbia è una valida e gratificante alternativa alle vere e proprie grattate che invece infiammerebbero la zona.

Questo è ciò che dovete fare se state facendo un bagno o se viene urticato vostro figlio.
Se invece stavate nuotando......

Ebbene l'attrito dato dal movimento riuscirà a eliminare una grande percentuale di spore,con una efficacia inferiore alla sabbia,ma considerando la bassa tossicità delle nostre medusa la differenza in termini di fastidio vissuto è minima e io non ho nessun problema a preferire quel pò di fastidio che sparisce dopo poche bracciate piuttosto che fermarmi e perdere il mio ritmoper così poco.
Vabbè dai una volta mi sono fermato,mi aveva strisciato proprio sul capezzolo.....che dolore,la sabbia ce l'ho messa eccome.

2- Altri incontri poco piacevoli.

Vi sarà capitato forse alcune volte di sentirvi pizzicare in centinaia di punti contemporaneamente senza sapere di cosa si tratta,vi sarete fermati e in acqua non c'era niente e la cosa non passava.
Ebbene si tratta della Crea.
La Crea (da creazione) è la nascita dei crostacei dall'apertura delle uova,di solito concentrate presso oggetti stazionanti nell'acqua tipo boe corde o altri galleggianti:
capita perciò di ritrovarsi in mezzo a miliardi di piccoli e infinitesimi gamberettini o granchietti appena nati,talmente piccoli e trasparenti che ci vorrebbe il microscopio per vederli,che in balia della corrente cercano disperatamente di aggrapparsi con le loro piccole chele o zampette a qualcosa di solido: voi.
Non c'è altro modo che nuotare via il più rapidamente possibile cercando di uscire dalla colonia,e poi farsi una bella risata.

Se invece incontrate una Razza,siccome è curiosissima per natura e molto giocherellona di sicuro vi si avvicinerà e nuoterà vicino a voi e ve la vedrete passare sotto la pancia diverse volte,sorpassandovi e aspettandovi o girando di qua e di la.
Sappiate però che si tratta di un pesce abbastanza pericoloso,con una spada bella lunga che più di una volta trafigge gli incauti che cerchino di avvicinarsi o toccarla.
Lasciatela fare senza cercare di prenderla o spingerla in un angolo;
fate finta di nulla in modo che non si senta minacciata,e se non si allontana da sola cambiate rotta.

Tracina (pesce ragno)
E' la bestia più tossica che esiste nei nostri mari.
Ha tre spine sulla testa e tre sui due lati della testa.
Si adagia sul fondo e si lascia trasportare dalla corrente,quindi il momento più facile per incontrarla in riva al mare è durante una burrasca.
Di solito la si pesta ma può raramente capitare di sbatterci contro nuotando.
Più è grande il pesce maggiore la dose di veleno che vi inocula.
La puntura si riconosce perchè i tre buchi (ammesso che vi abbia colpito con tutte e tre le punte) son dispti comevertici di un triangolo.
Se vi punge l'unico rimedio è l'acqua calda,meglio se salata ma sappiate che il sale da solo non conta una mazza,ci vuole l'acqua bollente,o almeno la temperatura più alta che riuscite a sopportare,in modo da inibire la tossina.
L'azione della tossina dipende dai vostri anticorpi,quindi gli effetti sono molto personali,a certi non fa nulla di più di un male cane per un'ora o più.
Una buona percentuale dei colpiti si fa un paio di giorni con febbre a quaranta.
I più sensibili o allergici,quelli che temono anche i becchi di ape o di zanzara,rischiano anche lo choc anafilattico,che si manifesta in principio come una vaga difficoltà respiratoria,una volta in una persona da me soccorsa ho riscontrato un gonfiore nel collo prima dello choc.
Se vi colpisce dunque pensateci due volte prima di continuare a nuotare,perchè non è come con la medusa.
Io sono riuscito a nuotare ugualmente dopo una sua puntura ma al termine avevo uno scarpone da sci al posto del piede.
La buona notizia è che siccome dipende dal vostro sangue e dagli anticorpi,la prima puntura induce l'organismo a difendersi creando opportune difese,per cui una eventuale futura puntura (a parità di dimensioni delpesce e del veleno inoculato) determinerà un dolore in grande percentuale inferiore e di minore durata rispetto alla prima volta.

3- Tecnica di respirazione

Molti respirano frontalmente nel tentativo di sfruttare la respirazione per guardarsi intorno,in pratica invece che girare la testa di lato la si solleva fuori dall’acqua guardando avanti.
E’ una pratica costosa e poco utile che andrebbe utilizzata solo nelle situazioni senza alternativa.
Infatti per far coincidere la respirazione con l’osservazione dei dintorni il petto si alza e le gambe si appesantiscono e gli attriti aumentano a dismisura,di fatto è un momento faticoso.

Il sistema migliore invece è separare i momenti della respirazione e della osservazione:
respirare cioè in laterale in maniera standard così da minimizzare l’impatto della respirazione sugli assetti,e poi osservare i dintorni in un diverso momento limitandosi a sollevare solo gli occhi ma non la bocca.
In questo modo si ottiene di soddisfare le necessità respiratorie e quelle di localizzazione senza alterare gli assetti della nuotata.
Esempio:respirazione laterale standard ruotando la faccia sul lato destro,poi immergere di nuovo il viso sempre ruotando nel modo standard mentre il braccio destro torna inacqua,infine ruotare la faccia in avanti sollevando gli occhi fuori dall’acqua mentre il braccio sinistro spinge e il braccio destro allunga.

In caso di mare mosso ovviamente occorre trovare dei compromessi e sapere valutare e calcolare le onde in modo da eseguire l’azione mentre ci si trova sulla cresta invece che nella conca;poi se non c’è alternativa per vedere i punti diriferimento,magari per colpa di onde o di “traffico”,non resterà altro da fare che sollevarsi a petto alto per vedere lontano,ma meno lo fate e meglio sarà.

4- Nuoto nella corrente.

4- Nuoto nella corrente.
In mare ci sono le correnti.
Possono essere a favore o contrarie o laterali.
Se la corrente favorevole la tecnica migliore è nuotare in successivo (allungamento massimo).

Se la corrente è contraria invece la nuotata allungata è penalizzante perchè la corrente vanifica ogni tentativo;
conviene invece andare subito in presa facendo affondare la mano più del gomito il prima possibile per evitare che una eccessiva inerzia determini un arretramento per effetto della corrente.
La dimensione della variazione di tecnica deve essere direttamente proporzionale alla forza della corrente.
In caso di corrente molto forte potrebbe essere utile provare a utilizzare la tecnica Kayak (passata subacquea più breve con maggior peso delle fasi di presa e trazione rispetto alla spinta).

Se la corrente è laterale occorre per prima cosa valutare se è laterale a favore o contro,e poi adeguare la tecnica come sopra.
Poi occorre valutare la forza del vettore di spinta laterale e considerare che verosimilmente ciò determinerà uno scarroccio (scostamento laterale di rotta) e cercare di intuirne la misura.
Dopodichè cercare di nuotare non già verso il nostro punto obiettivo,bensì verso un differente punto calcolato sulla base della valutazione dello scarroccio previsto,in modo che alla fine si riesca adarrivare al punto obiettivo.
Metafora di esempio: se devi sparare a un piattello in movimento non miri al punto dove ilpiattello si trova adesso,bensì al punto in cui calcoli che si troverà tra pochi decimi di secondo.
Nuotare nella corrente è esattamente la stessa cosa:calcola lo scarroccio e traccia una nuova rotta per compensarlo.

(Faccio salvataggio,vi garantisco che la maggior parte dei bagnini,perfino quelli prestati dall'agonismo,se non sono davvero pratici di nuoto nella corrente manco riescono ad arrivare al punto dove c'è il pericolante,ma spesso si ritrovano la nel mezzo sena capire come hanno fatto a finire li,perchè sono da soli e come fare a ritrovare il pericolante).

5- Nuoto nelle onde.
Le onde si distinguono per dimensioni,per forma e per direzione,e ovviamente le diverse combinazioni.
Prima di tutto valutiamo le dimensioni,che è il parametro più importante quanto a influenza sul disturbo degli assetti.
Più l'onda è grande e più diventa necessario compensarne gli effetti con le opportune contromisure.
Se l'onda è piccola ogni altra considerazione perde di valore e conviene piuttosto continuare a nuotare secondo i propri canoni standard.
Quando invece la dimensione è molto elevata allora si sconfina nel nuoto estremo.
La nostra analisi verterà sulle dimensioni medie,cioè quelle che non sono ancora motivo di interruzione della nuotata (o della gara) ma che sono già sufficienti a richiedere una contromisura.

Subito dopo valutiamo il tipo di onda:
Ci sono i marosi con frangente,le onde a cresta e le onde a tubo concavo,poi ci sono onde più corte e onde più lunghe;la combinazione dei diversi parametri determina una ulteriore suddivisione in numerosissimi tipi di onda,troppi da venire classificati,preferisco valutare le contromisure in base al parametro,poi la dimensione dei diversi parametri nel tipo di onda che si affronta determinerà la scelta della percentuale delle rispettive contromisure.
Per ultimo valutiamo la direzione delle onde,che come la corrente può essere a favore contraria o laterale e che come vedremo induce effetti (e relative contromisure) simili a quelli della corrente.

Ebbene le cose in assoluto più importanti da evitare in caso di qualunque tipo di onda (con eccezione delle condizioni estreme che richiedono un discorso a parte) son due:
1- Evitare di farsi sorprende da una ondata a frangente mentre abbiamo un braccio in recupero aereo
2- Evitare il più possibile il beccheggio,cioè evitare di dondolare su e giù con la testa in misura tale da ritrovarsi periodicamente e senza volerlo con la testa sommersa.
Occorre cioè cercare di far si che il peso del blocco testa\spalle sia sempre in appoggio equilibrato sull'acqua,e si ottiene se la faccia sta sempre immersa sulla stessa linea di galleggiamento,cioè faccia e orecchie sotto ma cranio fuori.
A seconda del tipo di onda può essere più o meno facile riuscirci.

Il caso più semplice da gestire è anche il tipo di onda che più frequentemente si incontra durante una nuotata :
onda corta di dimensioni ridotte e senza frangente.
Però è anche il tipo di onda più sfibrante perchè ogni tentativo di aumentare l'andatura si risolve in una serie di disturbi in senso verticale,un pò come andare in bicicletta sul pavè:continui tremolii sul manubrio e rimbalzi su e giù.
A me mi ammazza,lo odio a morte,piuttosto preferisco onde di un metro.
Se si dispone di sufficiente forza (dipende dalle dimensioni dell'onda e dalla forza della corrente) conviene cercare di spingere per neutralizzare il vettore di spinta verticale con un superiore vettore di spinta orizzontale,cosa che dovrebbe neutralizzare il fastidio.
Altrimenti conviene cercare di minimizzare lo sforzo e cercare di nuotare il più naturale possibile.

In caso l'onda invece sia lunga (senza frangente) seguire il moto ondoso è molto più facile (un pò come andare in bici su e giù per una collina) però nel momento dello scavallamento dell'onda è più facile che il corpo si ritrovi a cadere nel vuoto per poi affondare,azzerando di botto la velocità di crociera.
Per evitarlo occorre fare molta attenzione al ritmo delle onde,che in caso di onda lunga varia periodicamente dopo un numero fisso di onde (non chiedetemi il perchè,è così e basta).

In caso di frangente conviene stare il più lontano possibile dalla zona dei frangenti,che non sempre segue una linea perfettamente parallela alla spiaggia e cambia invece sulla base della profondità del fondale.
Il problema (eccettuati i casi di condizioni estreme) non è il frangente in sè,ma il fatto che se c'è il frangente significa che il fondale è più basso quindi le correnti subacquee sono più forti e a volte contrastanti e ciò rende sicuramente meno proficua la nuotata.
In particolare se la linea del frangente (nel senso orizzontale alla spiaggia) si interrompe per un breve tratto per poi riprende più avanti,significa che in quel punto sul fondale c'è una interruzione della berma (la secca) attraverso la quale le correnti si concentrano a imbuto determinando un forte risucchio in fuori.
Ora a questo punto potrebbe darsi che la vostra rotta di nuotata preveda di oltrepassare la linea del frangente,in questo caso consiglio caldamente di cercare quelle interruzioni perchè la corrente viporterà fuori dei frangenti più rapidamente che in qualunque altro posto (proprio da li passano i surfisti quando devono evitare i frangenti per riguadagnare il largo dopo una discesa);
se invece la vostra rotta predeve di restare al di qua dei frangenti allora stateci più alla larga poossibile,perchè se ci finite dentro sarà davvero molto arduo tornare indietro (ci ho dovuto tirare fuori per il rotto della cuffia decine e decine di incauti bagnanti)

La direzione delle onde invece influisce sulla tecnica di nuotata proprio come la corrente.
La cosa migliore quanto a prestazione è averle a favore,e l'effetto migliore è il caso di onda lunga a favore,però chi lo ha provato sa che può essere molto sfibrante a livello psicolgico.
Perchè l'onda a favore prima ti passa sotto la pancia dandoti un aiuto minimo,e poi ti senti risucchiato da quella successiva.
Questa cosa ti ammazza psicologicamente.
Occorre cercare di calcolare il risucchio e fare in modo che subito prima del risucchio si stia nuotando con la tecnica del contro corrente (corti e subito in presa) senza sprecare forza in inutili spinte;quando invece ci ritrova nel momento dell'inversione (da risucchio a spinta) occorre nuotare lunghi con potenti spinte per massimizzare l'effetto di spinta.
Se si riesce a calcolare bene il punto del cambio di risucchio si può in alcuni casi "fare il surf"e procedere a razzo,ma il successivo risucchio sarà una mazzata per la vostra psiche.

Quando l'onda è contraria occorre fare l'inverso,cioè corti come contro corrente durante la fase di spinta dell'onda,e lunghi mentre l'onda ti risucchia.

Infine il caso di onda laterale,che va inteso proprio come il caso di corrente laterale perchè può determinare un involontario cambio di rotta.
Però al contrario del caso della corrente non è detto che l'effetto scarroccio sia sempre nel senso dell'onda.
Se l'onda è corta di solito siscarroccia nella direzione dell'onda,se invece è lunga può capitare che la forza di risucchio sia abbastanza forte da farti scarrocciare in senso inverso.
Occorre osservare gli effetti e tenerne conto nell'elaborazione della rotta da seguire.
Se l'onda,corta o lunga,è a frangente lo scarroccio è sempre in direzione dell'onda.
Se l'onda a frangente laterale è corta diventa importante calcolare a puntino una frequenza respiratoria tale da garnatire di non respirare proprio nel momento del frangente;a questo scopo è necessario respirare sempre dal lato dell'onda per verificare costantemente il ritmo corretto da utilizzare.
Se invecel'onda è lunga allora la respirazione ha più margini di interpretazione,però verosimilmente il frangente sarà più importante;in questo caso potrebbe diventare necessario cambiare la nuotata durante il frangente per evitare (nelmodo più assoluto) che il frangente ci sorprenda con le braccia in recupero fuori dall'acqua.
Ci sono due sistemi per evitarlo.
- eseguire un recupero di bracciata subacqueo invece che aereo nel momento del frangente
- eseguire una pausa di spinta nelmomento del frangente,per poi spingere e recuperare subito dopo il passaggio del frangente.

NUOTO ESTREMO:
Quando le dimensioni delle onde sono tali da rendere molto difficile mantenere una tecnica standard di nuotata e (di conseguenza) da rendere molto pericoloso nuotare in mare.

Nota Importante:
Per avventuarsi in mare in condizioni estreme è assolutamente necessario disporre di una capacità di adattamento enormemente superiore alla media,qualità molto rara e difficile da riscontrare persino in un campione del mondo di una qualsiasi specialità di gara.
In poche parole,se non siete in grado di giocare a briscola col diavolo sott'acqua,allora NON fate mai nuoto estremo.

Ebbene la regola principale nel nuoto estremo è cercare di sfruttare al massimo ogni spinta o risucchio di onda,anche a costo di abbandonare totalmente ogni stile codificato di nuoto,e cercare di nuotare nel modo più lineare possibile anche quando questo significa "bucare" le onde proprio come i tunnel fanno con le montagne.
Tutte le altre considerazioni quanto a come affrontare correnti e onde di diverso tipo restano valide,e acquista particolare importanza la regola di NON farsi mai sorprendere con le braccia in recupero.

Ricordatevi prima di tutto che nuotare a favore di corrente NON compensa tratti con corrente a favore di uguale dimensione.
Per esempio in una giornata di bora a 100 km orari con onde miste (corte insieme a lunghe) di bolina (a favore e quasi laterali da dietro) alte un paio di metri e con frangenti lunghi....feci un 1500 metri in poco più di 9 minuti,poi feci il ritorno con corrente contraria in 45 minuti.
Cioè la corrente fortissima a favore mi ha abbattuto il tempo standard di circa il 50%  invece quella contraria me lo ha aumentato di più del 125%.

Questo significa che ogni volta che arriva un'onda lunga contraria o laterale è necessario immergersi sotto al frangente per minimizzare lo scarroccio e pinneggiare a delfino senza usare le braccia finchè non è finito il suo vortice (a volte una decina disecondi) ,poi uscire con una nuotata a crawl con pause di recupero e con recuperi subacquei sincronizzati ai frangenti delle altre onde più corte,nuotando in modo standard dunque per una frazione ridottissima del tempo totale,lunghi o corti a seconda della corrente e dei risucchi.
Quando poi arriva l'onda lunga a favore occorre stare molto attenti alla spinta che essendo superiore allo standard potrebbe farti affondare neutralizzando il favore,e nel successivo risucchio stare assolutamente passivi e pronti a seguirla subito dopo lo scavallamento.

Insomma è un casino e mi sono limitato alle situazioni più tipiche e prevedibili
Lasciate stare se non siete lupi di mare di quelli veri.

Ciao

--- programmi di allenamento per nuoto libero GRATUITI elaborati da tecnici dell FIN (Federazione Italian Nuoto)

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Re: [Istruzioni per l'uso]-Nuoto in mare

Molto interessante quanto scritto, io in mare ho pochissima esperienza, gia' l'anno scorso mi ero "spaventato" per il fatto di trovarmi in situazioni con l'onda a favore e la corrente contro (e viceversa tornando), poi parlando con gente che nuota in mare mi hanno detto che e' relativamente comune in prossimita' di capi (dove effettivamente mi trovavo).
Invece sono assolutamente a mio agio nel mare grosso, dato che mio padre mi ci ha "portato" sin da piccolo, suscitando l'ira di bagnini ed utenza.
A proposito Stefano, tu che sei bagnino, ma se uno non fa il bagno con la mareggiata (ignorando il divieto), come impara?

Sulle meduse ho la stessa percezione di Stefano, dei lievi bruciori sulla pelle che se ne vanno in poco tempo.
Questo mi sara' capitato decine di volte.
Di solito se in mare ci sono parecchie meduse "sento" qualcosa nell'acqua, ed infatti di li a poco inizio a vederle qua e la'.
Pero' mi e' capitato a volte di sentirmi proprio "strinato" da come una sorta di scarica elettrica...a cui si accompagna DOPO il bruciore tipico, erano meduse?
Purtroppo data l'acqua torbida non ho mai potuto verificare.

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3

Re: [Istruzioni per l'uso]-Nuoto in mare

Anch'io ho trovato molto interessante l'argomento. Mi ha sempre affascinato la nuotata in mare, anche se da quando ho ripreso a nuotare (in maniera da poter sostenere almeno una mezzora in continuo) non sono più stato al mare o ci sono stato con i bimbi e non potevo certo lasciarli soli.
Vorrei chiedere alcuni chiarimenti: capisco che persone esperte come voi possano nuotare anche da sole: ma quanto vi allontanate dalla spiaggia? Fino a che punto vi sentite sicuri? La nuotata è sempre parallela alla costa oppure va in direzione del mare aperto?
Inoltre come si riesce a prendere sabbia per alleviare il prurito causato dalle meduse se il fondale si trova a più di qualche metro?
Anche a me interessa sapere inoltre come Stefano, in qualità di bagnino, gestisce chi fa il bagno in condizioni "pericolose" o di divieto?

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4 (modificato da elalma 12-05-2015 19:40:48)

Re: [Istruzioni per l'uso]-Nuoto in mare

Grazie, Stefano; l'articolo non è solo interessante, ma mi ha fatto anche un po' sognare perché adoro nuotare in mare.
La nuotata con le onde e con il vento forte mi capita spesso nuotando in Grecia: io sono una fifona, però se la costa è frastagliata con golfi e insenature mi sento sicura, facendo attenzione a dove porta la corrente o il vento, magari in prossimità dei capi, o di aperture, tra uno scoglio e l'altro... costeggiando. Mi piace nuotare contro corrente, perché almeno si fa fatica senza allontanarsi troppo. Una grande paura sono le barche a motore, purtroppo si avvicinano sempre troppo anche se costeggi

Quelle delle meduse morte che non fanno nulla lo so fin dall'età di 7 anni, quando uno sprovveduto ne aveva pescata una (ma perché non le lasciano in pace, poverette) e me l'aveva fatta cadere sui piedi. Provai solo schifo!

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Re: [Istruzioni per l'uso]-Nuoto in mare

Se sei in gara della puntura della medusa te ne freghi; perderesti troppo tempo. Se il fondale è alto mentre nuoti per conto tuo fai in modo di rientrare per trovare un fondale più basso. La nuotata non è mai sicura oltre la fascia di sicurezza che tiene alla larga le barche o, peggio, le moto d'acqua. Io nuoto sempre paralleo alla costa non più distante di 150 metri; anzi nuotiamo perchè è una saggia abitudine nuotare almeno in 2. Se ti allontani conviene utilizzare una boa che leghi alla caviglia e che segnali la tua presenza ma anche così non è prudente. Quando si atraversa la corsia per l'uscita delle barche fare molta attenzione.....
Per quanto mi riguarda, se le condizioni del mare sono critiche,  vado dal bagnino e gli spiego che sono un nuotatore master e che ho bisogno di allenarmi anche in quelle condizioni di mare.  Se il bagnino mi dice che, per motivi di opportunità, è meglio non dare il cattivo esempio, rinuncio anche se "prendere" le onde mi piace da impazzire.
Fare le gare in mare è una delle poche opportunità che si hanno per nuotare al largo in tutta(o quasi) sicurezza.
Interessante l'articolo di Stefano; devo confessare che molte delle tecniche consigliate le utilizzo inconsciamente adattandomi al tipo di onda o di corrente anche perchè non tutto è teorizzabile e le combinazioni infinite. L'unica tecnica che non utilizzo è quella di respirare dalla parte dell'ondina corta fastidiosa perchè insieme all'onda arriva molta acqua che infastidisce la respirazione; respiro dalla parte opposta se l'onda non è molto irregolare perchè è quasi impossibile adeguare continuamente il ritmo della respirazione che è molto importante mantenere regolare. Un'altra cosa che cambio è la larghezza della bracciata ma non saprei dire in quali condizioni o perchè...... ci sono situazioni di mare grosso nelle queli infilo le braccia strette per allungarmi sott,acqua e altre nelle quali utilizzo una bracciata larga e corta. sad

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Re: [Istruzioni per l'uso]-Nuoto in mare

grazie Stefano, il tuo articolo era proprio quello che ci voleva per noi nuotatori d'acqua mossa. A me è servita anche l'esperienza fatta con la canoa da mare che ho trasferito alla mia nuotata; in fondo anche il corpo di un nuotatore è sottoposto alle stesse leggi di un piccolo scafo, soprattutto in termini di rotta e di adattamento dell'andatura ( bracciata ) al tipo di onda. La peggiore è veramente quella corta e piccola, quando il mare sembra ribolire, le onde ti prendono a schiaffi e non riesci a trovare ritmo ed equilibrio; in più, in quelle condizioni, anche il vento è irregolare, quello che in Liguria chiamano vento largo, perchè arriva da tutte le direzioni. Invece la più bella nuotata l'ho fatta  attorno all'isola di Palmarola con onde lunghe alte e regolari:avete presente le montagne russe? proprio così, ed anche l'esperienza più vicina al volo che io abbia mai fatto.  Solo un'ultima considerazione, se non stai in gara, non gareggiare con la corrente contraria, prendila in diagonale, allunga pure la rotta, tanto arrivi prima e senza l'ansia che dà un fondale che ad un tratto non scorre più sotto di noi ma, nonostante i nostri sforzi, sembra quasi fermarsi.

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Re: [Istruzioni per l'uso]-Nuoto in mare

LELE76 ha scritto:

ma quanto vi allontanate dalla spiaggia? Fino a che punto vi sentite sicuri? La nuotata è sempre parallela alla costa oppure va in direzione del mare aperto?
[....]
Anche a me interessa sapere inoltre come Stefano, in qualità di bagnino, gestisce chi fa il bagno in condizioni "pericolose" o di divieto?

angelo52 ha scritto:

Solo un'ultima considerazione, se non stai in gara, non gareggiare con la corrente contraria, prendila in diagonale,

Paolo82 ha scritto:

A proposito Stefano, tu che sei bagnino, ma se uno non fa il bagno con la mareggiata (ignorando il divieto), come impara ?

Come tutte le altre cose: per progressioni di difficoltà.
Prima con condizioni poco sopra la media e via via più difficili.
Poi quando si passa a condizioni molto difficili si utilizzano accorgimenti di sicurezza:
pinne,gavitello,fischietto,amico su imbarcazione etc.

In secondo luogo in Italia non esistono divieti di balneazione per condizioni meteo-marine (c'è solo quello per inquinamento).
In Francia per esempio i soccorritori sono pubblici ufficiali e devi ubbidire,e in certe situazioni meteo-marine hanno discrezionalità nel vietare il bagno a Tizio ma consentirlo a Caio.
In Italia puoi andare dove e quando ti pare,e quelli che lo sanno sbeffeggiano addirittura il bagnino dicendogli "io vado dove mi pare perchè sono bravo....perchè nuoto meglio di te....e tu mi controlli e se è il caso mi vieni ad aiutare".

Peccato (per loro) che ci siano alcune cosine da dire:

1-
Prima di tutto di solito quelli che reagiscono alla notifica di pericolosità in modo alterato come se fosse offensivo mettere in dubbio la loro capacità di affrontare la situazione,o non avere capito a prima visto che quello sconosciuto è uno squalo, e ribattono piccati per esempio "io nuoto meglio di te"....
quelli sono sempre quelli scarsi.
Quelli bravi per davvero non sentono il bisogno di dimostrarlo con parole e capiscono i dubbi di chi non ti conosce e alla fine ti ringraziano sempre del riguardo a prescindere della scelta di ascoltarti o meno.
E una volta che un tizio me lo ha detto in modo offensivo sono entrato in acqua,poi mentre lui cercava di fuggire arrancando nei frangenti come un topolino caduto in acqua per sbaglio io gli arrivavo addosso da sott'acqua che manco mi aveva visto,poi l'ho afferrato e trascinato a riva per un orecchio,prendendolo per il culo per tanta bravura da non essere nemmeno riuscito a sfuggirmi.
Vabbè che sfiga poraccio incappare proprio in un master tra i bagnini,ma una bella lezione per la maleducazione se la meritava.

2-
E' vero che ognuno fa quello che vuole,ma è anche vero che nel momento in cui il bagnino ti informa della inopportunità di avventurarsi in quelle condizioni,scatta un meccanismo molto carino:
siccome sei stato avvertito allora diventi responsabile di TUTTO quello che può venire determinato dalla tua scelta.
Quindi se per venirti a prendere al largo devo abbandonare la battigia e un bambino si affoga......ci siamo capiti vero ?

3-
E' falso che io debba per forza andarlo a prendere,perchè la prima regola delle procedure di intervento è l'incolumità del soccorritore,e questo significa che se io vauto troppo pericoloso l'intervento non sono obbligato a soccorrerlo ma solo a notificarlo alle autorità in grado di intervenire senza pericolo (motoscafi elicotteri etc).

Quindi ecco come mi comporto io nella duplice veste di bagnino e di nuotatore estremo:

Da bagnino:

Tizio si avventura in acqua troppo alta con mare pericoloso e io lo fermo dicendo che è molto pericoloso,giocando sul fatto che la massa non sa di potersene fregare del mio divieto.
Tizio ribatte:

a) in modo educato,cioè ringraziando per il riguardo ma tranquillizzandomi sulle sue capacità.
In questo caso divento più specifico quanto alle caratteristiche del pericolo e identifico il tipo di nuotatore che può cavarsela e quale invece sarà certamente in pericolo.
Il modo in cui pongo la questione è tale da farmi capire se sa di cosa sto parlando o se tira a indivinare.
Se sono soddisfatto lo lascio fare facendogli presente che in acqua ho altra gente da controllare e non posso garantirgli una copertura piena,e dando le indicazioni utili a evitargli i pericoli maggiori e a consentirmi di capire dai primi minuti con chi ho a che fare (e se è il caso insistere a farlo uscire),poi notifico ai miei colleghi limitrofi di chi c'è in acqua che sta nuotando verso di loro e di tutto il resto.

b) in modo arrogante perchè lui è troppo figo perchè io non lo capisca al volo e per ripicca pretende anche che lo controlli e che magari lo aiuti...altri dicono che di sicuro non potrà capitargli nulla.
In questo caso gli notifico che io non sono il loro bagnino personale e che di sicuro copo avere privilegiato i bambini nell'acqua bassa,magari li guarderò forse una volte o due ogni cinque minuti.
Poi gli notifico che il loro atteggiamento ascoltato da tutti i presenti è un bellissimo uscite gratis di prigione per me nel caso dovessi non vederlo mentre affoga o evitare di andarlo a prendere per eccessivo pericolo
Infine chiedo ai presenti di dire al tizio cosa pensano di lui che pretende che io guardi solo lui che mi vuole disobbedire piuttosto che i loro bambini che fanno il bagno li vicino,e che cosa intendono fargli nel caso dovesse capitare qualcosa ai loro bimibi mentre io sono occupato ad aiutare uno che mi voleva disobbedire.
Molto spesso il tizio se ne fa vergogandosi non poco,altre volte entra in acqua ma io mi comporto esattamente come avevo promesso,e nel caso si riveli un perfetto incapace lo vado a prendere....per un orecchio ovviamente....prima che possa arrivare troppo al largo.

Da nuotatore:
Mi avvicino al bagnino e mi presento e gli dico quello che intendo fare,che so di poterlo fare a prescindere ma che preferisco farlo dopo una discussione con lui che ha la responsabilità di quella zona.
Lo tranquillizzo,senza fare lo sborone con titoli vari o paragonandomi a lui o a chissachì,ma cercando invece di fargli capire che so cosa sto facendo.
A questo scopo analizzo insieme a lui la situazione e la zona,individuando i punti dove c'è corrente e il modo in cui le diverse onde si comportano nelle diverse situazioni.
Oltre a ciò lo informo della mia abitudine a nuotare sottocosta in modo orizzontale in una fascia compreesa nei cento metri.
In caso non sia ancora convinto gli dico che entrerò in acqua per tre minuti in una zona concordata senza allontanarmi troppo per fargli valutare le mie skills dopodichè uscirò fuori per sentire cosa ha da dire.

Di solito si tranquillizzano e non solo nelle zone dove sono conosciuto perchè sono il bagnino anziano che vengono ad ascoltare agli incontri formativi.
Se invece hanno ancora dubbi allora cerco dei compromessi che lo tranquillizzino.
Non mi è mai capitato dover far valere in modo impositivo il mio diritto di nuotata.

Ciao

PS
La corrente:
Non è sempre vero che sia più conveniente tagliare la corrente,più o meno sarebbe fare i bordi con una imbarcazione per evitare la bolina.
Perchè la corrente è molto variabile a volte pur mantenendo la direzione generale,potrebbe cambiare di un botto di gradi in una direzione o nell'altra facendoti ritrovare di nuovo controccorrente nel momento in cui bordeggi dalla parte opposta.
Altra cosa: in caso di corrente in presenza di onde orientate nella stessa direzione della corrente,è molto meglio andare controccorrente in modo da potersi giovare del risucchio di onda,e poi bucarla sotto al frangente durante l'inversione della spinta,piuttosto che andare di traverso ritrovandosi comunque una onda contraria più lungfa da attraversare in caso di perforazione e rinunciare pure al risucchio di onda.

--- programmi di allenamento per nuoto libero GRATUITI elaborati da tecnici dell FIN (Federazione Italian Nuoto)

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Re: [Istruzioni per l'uso]-Nuoto in mare

Ho avuto di recente un incontro con una medusa, fortunatamente avevo letto i consigli di Stefano per gli impacchi di sabbia e li ho messi in pratica; il bruciore è durato parecchie ore, ma non ho avuto nessun danno alla pelle, solo un'esperienza in più che non mi ha tolto di certo la voglia di nuotare in mare, né ha generato paure.

"questo spazio è vuoto perché sono una persona priva di fantasia" Col. Kurtz

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