in parte concordo con te marina..
ma ti posto un altro punto di vista..quello di un commerciante che scrive direttamente alla FIN:
Cara Fin,
premetto che ho sempre pensato nella vita che leggi e regolamenti sono fatti per essere rispettati, devo dire che ultimamente ho rispettato in silenzio tutte le contraddizioni e i repentini cambi di idee riguardo i costumoni da gara.
Da commerciante serio e da consulente tecnico, dopo essermi adeguato con gravi perdite economiche per merce e misure invendibili alla nuova normativa redatta a maggio con decorrenza ottobre di divieto parziale, oggi di fronte a quest’altra modifica che voi chiamate chiarimento, francamente, ho deciso di dire la mia, assumendomi tutte le responsabilità, come del resto ho sempre fatto nella mia vita, con educazione, ma dicendo sempre quello che ho pensato, visto che appartengo alla categoria più danneggiata da queste vostre insicurezze, tra l’altro non condivise dalla FINA.
Mi sembra assurdo che abbiamo fatto mille passi avanti per l’unione europea e invece in termini di costumoni da gara l’italia debba avere un regolamento diverso dalle vicine Francia, Grecia, Germania etc…
Col primo divieto di maggio, dall’oggi al domani, tra l’altro a stagione quasi finita ed in prossimità delle gare più importanti dell’anno, si cercava di sensibilizzare le famiglie, dicendo che i costumoni premiavano gli atleti più facoltosi e non più bravi, penalizzando i meno abbienti. In realtà quasi tutti gli atleti, dagli esordienti B fino ai Master, hanno uno o più di un costume da gara, senza contare, giusto o sbagliato che sia, che nella generazione dai 10 ai 16 anni, tutti, anche i meno abbienti, dispongono di un telefono cellulare sempre di nuovissima generazione di valore tra i 200 e i 400 euro.
Sul quel divieto si è anche detto, che serviva a far capire ai ragazzi che i risultati si ottengono con il sudore e non con l’evoluzione del costume.
Anche su questo avrei qualcosa da obiettare, in quanto essendo un nuotatore master abbastanza scarso, malgrado abbia indossato dei costumi da gara, non ricordo mai di aver vinto mai alcuna medaglia d’oro o di aver stabilito alcun record. Questo banale esempio serve a dare forza al concetto che il costume aiuta ma non stravolge il risultato. Se non ti alleni non ottieni nulla.
Inoltre, se la FINA ha omologato la nuova tecnologia, senza distinzione di categoria, perché l’Italia si deve sottrarre a questi principi? Allora se dobbiamo tornare al passato, facciamolo con tutto e con tutti. Un po’ come voleva De Coubertin togliendo ogni fine di lucro allo sport, togliendo i finanziamenti e gli sponsor, lontani dal concetto “ l’importante è partecipare”.
Togliamo a Felipe Massa la sua Ferrari e diamogli quella di Fangio. Anche per la bici di Alessandro Bellan, togliamola e diamogli quella di Coppi e Bartali.
A questo punto, mi viene spontaneo farvi delle domande, anche se non troveranno risposta:
1) Avete mai parlato a un ragazzo di 10-12-14-16 anni, per il quale l’unico obiettivo e ambizione è imitare MAGNINI? Ma come fa un ragazzo a imitarlo se non può indossare il suo costume? E come togliere a tutti i pulcini-esordienti-beretti e primavera del calcio le scarpe di DAVID BECKAM e mettergli quelli di PIOLA o di VALENTINO MAZZOLA.
2) Avete mai pensato al trauma psicologico di un ragazzino abituato a fare 1.05.00 che si ritrova a fare 1.06.00- 1.07.00. Beh io conoscendo la sua fragilità, non so se tornerà più a farli o se lo perderemo del tutto come tanti altri.
Chiunque, mi conosce bene, sa che giro la Sicilia per assistere a qualunque gara. Ieri per non perdere l’abitudine, in quel di Villabate, ho assistito a una sola gara e indignato me ne sono andato, ritenendolo quasi irregolare, seppur in gara non ufficiale, ma ben presto lo diventerà per le gare ufficiali.
Nei 400 sl femminile, si è assistito alla stessa batteria con due gare diverse. Una con i costumoni, l’altra senza, perché vietato ad alcune categorie. Spettacolo pietoso, privo di stimoli sia per uni che per gli altri.
Con un po’ di criterio, se l’idea era quella di eliminare il costume da gara, andava fatta una programmazione seria negli anni. Le nuove generazioni, quindi i nuovi esordienti B, potevano partire con il divieto, iniziando una nuova era di record senza il costumone. Via via con gli anni, forse il tutto si sarebbe armonizzato, con meno impulsività guardando anche gli altri paesi.
Così, non si sarebbero danneggiati gli atleti, lo spettacolo, i genitori per i sacrifici economici sostenuti e autorizzati fino a maggio dalla FIN, i commercianti e le aziende.
Io personalmente ho già avuto un danno economico di € 20.000 per misure invendibili, denaro che avrei benissimo potuto investire come sempre ho fatto e come gli altri miei colleghi hanno finora fatto, sponsorizzando manifestazioni, società sportive ed eventi. Oggi, non investirò più sui costumi da gara. In questa totale incoerenza e mancanza di programmazione, se domani, dovesse essere esteso ai cadetti, ai senior, o ai master, chi pagherebbe l’ulteriore danno? Io non sponsorizzerò più il nuoto rendendolo così ancora più povero. Se gli sponsor scappano non chiediamoci il perché. Non condanniamo Filippo Magnini che è costretto a finanziarsi la carriera professionistica facendo l’inviato all’isola dei famosi.
Cara Fin, per quello che ho visto a Pechino, dovresti preoccupati di un fenomeno più grave e pericoloso per i ragazzi e per le famiglie: il DOPING. Perché i fisici che ho visto nei 100 sl e non solo, non sono quelli di MARK SPITZ o dell’ungherese HAJOS che ha vinto nel 1896 alle prime olimpiadi. Una cosa sono gli integratori alimentari utilizzati con cognizione di causa e sotto il controllo medico, un’altra cosa è il DOPING.
Il DOPING sì che falsa i risultati; il DOPING sì che è diseducativo per i ragazzi e soprattutto il “COSTUMOME DA GARA” NON è NOCIVO ALLA SALUTE.
Enrico Antonio Lo verde
"il sever dice che