Anche se qualcuno può essersi scandalizzato e averlo creduto un pò cinico,io ho capito cosa intendeva dire Mario,però non credo che si possa adattare al caso di craw.
Prima di tutto perchè il mondo master è molto vario e formato da ex-agonisti e da atleti per diporto,dunque nelle squadre coesistono diversi livelli di evoluzione tecnica e preparazione atletica.
Infatti in origine i masters non erano altro che nuotatori dilettanti di una certa età,poi col tempo l'ambiente ha cominciato a riempirsi di ex atleti professionisti o quasi che cercavano una rivincita tardiva ad una carriera che non aveva dato loro i risultati sperati,o addirittura di ex campioni che vogliono continuare ad assaporare il sapore della sfida.
All'inizio (e anche oggi) molti hanno criticato questa "invasione",io invece ho sempre pensato che la linea di confine tra un ex atleta di seconda o terza linea e un semplice sportivo che si scopre agonista "da grande" non sia poi così netta,e che vietare l'ingresso ai masters sulla base di un passato da agonista (non sapendo nemmeno quanto fosse tale,nè cosa ne sia rimasto) sia contrario allo spirito sportivo e che possa venire in mente solo a chi fa sport solamente per guadagnare medaglie (eliminando i migliori).
Oggi l'ingresso ai masters è consentito agli ex-agonisti ma solo tre anni dopo l'ultimo tesseramento;inoltre il circuito masters è diviso in due tronconi paralleli:i circuiti locali masters e il circuito Supermasters;nel secondo militano (prevalentemente ma non solo) atleti veramente forti in gran parte ex-agonisti,capaci di nuotare ancora a livelli elevatissimi,spesso con risultati migliori tra i 30-40 anni che dai 25 ai 30 (perchè è chiaro che a quell'età quelli davvero forti sono altrove) ed è organizzato a livelli locali,nazionali e mondiali,molte volte (le più importanti) con sbarramento dato da un tempo di limite all'ingresso,come auspicava Mario.
Il primo circuito invece resta su base locale,necessita di meno rigorosi controlli sanitari e rappresenta un ottimo campo di prova per i nuotatori dell'ultima ora,dato che difficilmente gli atleti supermasters (o almeno i migliori tra loro) vi si presentano;e quando anche capitasse ciò viene sempre visto come un'occasione di vedere qualche bella prestazione e alzarsi in piedi ad applaudire,cosa che peraltro capita spessissimo anche per le prestazioni coraggiosissime dei più anziani.
Il mondo master (e supermasters) che frequento io infatti è un posto bellissimo dove l'agonismo per fortuna è sempre vissuto in modo positivo piuttosto che nel modo che temeva Mario (e che resta confinato nel privato di quei rari casi che però non riescono mai a rovinare la festa agli altri),e che finisce spesso con qualche bella cena in compagnia.
Una squadra master dunque è formata da una pluralità di figure atletiche,e salda vincoli di cameratismo che portano anche i più forti ad esaltarsi più per i successi dei sempre ultimi che di quelli dei sempre primi (perchè il nuoto è uno sport individuale che si nuota in squadra).
Questo almeno in una squadra gestita bene e unita dal lato umano.
Dunque la situazione di craw,neofita ma nemmeno tanto,che ambisce a farsi vedere agli italiani per il semplice gusto di dire "io c'ero",oltre che bellissimo per il coraggio che denota (ben sapendo che in una semplice gara del 50 delfino ci sono normalmente 600 o 700 partecipanti e tutti molto veloci) è persino molto comune.
Io porterò a Goteborg (tra gli altri) un nuotatore M50 non tanto diverso dalla tecnica pur grezza di craw,e un altro che comincia ad affacciarsi al circuito supermasters pur essendosi avvicinato al nuoto ad un'età che craw avrà solo tra qualche anno,e tutti in squadra non vedono l'ora di vedere come si comporterà nel 5000,nelle fredde acque svedesi.
Con questo intendo dire che il discorso di Mario,pur essendo a livello astratto corretto e persino condivisibile (quando io dovessi gestire lo sviluppo della carriera intera di un atleta professionista),però non si adatta alla situazione di craw e nemmeno alla maggior parte del nuoto master,perchè l'obiettivo non è la produzione di atleti o di fenomeni secondo tappe e parametri precisi e senza fretta e senza montarsi la testa,ma piuttosto tutto è visto come un gioco o come un hobby,e il buon allenatore di masters deve sapere appunto mediare tra le necessità di allenamento (indirizzate più al benessere psicofisico che alla prestazione) dei più convinti,e le necessità di gente che spesso non vuole fare altro che rilassarsi dopo il lavoro.
In secondo luogo....perchè mi sono fatto un'idea dell'allenatore di craw (e potrei naturalmente sbagliare,nel valutare un collega,se lo è,che nemmeno conosco).
Nel caso specifico,ritengo semplicemente che l'allenatore di craw sia uno di quelli (magari frustrato perchè gli hanno dato "solo" i masters invece che gli assoluti,povero genio incompreso....) che si lustra con i successi dei più forti,e finge invece che i meno forti non siano roba sua.
Comportamento squallido che ho visto altre volte e che si adatta bene a chi se ne frega del miglioramento tecnico di uno dei suoi atleti,solo perchè va meno degli altri;e che magari lo vede più come un assegno che nuota cui dare un contentino ogni tanto giusto perchè torni ad iscriversi,più che come allievo da costruire.
Per uno così,come è facile lasciar perdere le correzioni ad un novizio per dedicarsi piuttosto a far nuotare gli atleti bravi (sicuramente costruiti da altri istruttori più bravi di lui),è ancora più facile dimenticarsi di un'iscrizione ad una gara di qualcuno di cui gli importa poco.
Ciao
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