Mi sembra che si sia frainteso.
Facciamo chiarezza
-) La sensibilità propulsiva è qualcosa che non ha NIENTE a che fare con la forza muscolare,e rappresenta la capacità (a livello neuro-muscolare,cioè percettivo) di "sentire" come agire per trovare acqua dura e massimizzare l'effetto della forza applicata;cioè si tratta della capacità di ottenere il massimo spostamento con il minimo sforzo;quando parlavo di capacità di SPINTA intendevo questo,e NON invece la quantità di muscoli a disposizione.
Quando se ne dispone,si va quasi sempre più forte di qualcuno che non ne ha,a dispetto della sua forza e in special modo se commette errori grossolani.
-) Lo sviluppo della tecnica invece è qualcosa che diminuisce le resistenze all'avanzamento,ottimizzando ulteriormente l'effetto della forza applicata,per poca che sia.
-) I MUSCOLI,(inteso come sviluppo metabolico),sono qualcosa che migliora ulteriormente la capacità di SPINTA,ma ciò va curato specificamente solamente in ultima battuta (con piccole debite eccezioni propedeutiche ad un corretto apprendimento,di cui non è il caso discutere ora perchè non cambierebbe la sostanza del discorso) su nuotate tecnicamente congrue,perchè farlo prima non avrebbe senso e consoliderebbe un gesto che invece dovremmo cercare di modificare.
Ebbene,come diceva fritz,all'inizio bisogna nuotare piano,e con piano non si intende tot metri al secondo,si intende invece con poco sforzo e con la tranquillità necessaria ad un buon apprendimento (però non è che si debba aver paura di far male all'acqua....lo spostamento non è un effetto casuale delle braccia che si mettono a girare,deve essere un effetto VOLUTO,ricercato e ottenuto con una bella spinta).
Il buon apprendimento è composto dallo sviluppo della sensibilità e di una tecnica adeguata,però attenzione....adeguata non significa evoluta (o perfetta,che nemmeno esiste),significa tale da evitare il più possibile gli errori,ma ancora semplice a sufficienza da permettere all'allievo di sviluppare il requisito primario,cioè la sensibilità propulsiva;cosa che sarebbe invece disturbata dagli allenamenti di elevato impatto metabolico (forza e muscoli),ma anche da allenamenti con eccessiva (e precoce) valenza tecnica.
Mi spiego:prendi un allievo appena costruito,con poca sensibilità ancora in fase di sviluppo,comincia a insegnargli i particolari di tecnica fine e di precisione (angoli delle mani,traiettorie subacquee,quando battere la gamba destra e quando la sinistra,etc.) e fai pure ciao ciao alla sensibilità perchè tanto quello non penserà più a spingere acqua,ma solo a fare un disegnino astratto nello spazio,un balletto sull'acqua cercando qualcosa a livello estetico di nessuna utilità;sempre ammesso che abbia portato la calcolatrice per riuscire a mettere insieme i mille particolari che ha incamerato,come per fare un puzzle.
Nuotare invece deve essere qualcosa di più istintivo e naturale,che si sviluppa nel tempo cercando di mettere a posto vari particolari,però non per AGGIUNGERE elementi,bensì per TOGLIERNE e rendere il tutto ancora più naturale.
Infatti il 99 per cento delle correzioni di tecnica non hanno lo scopo di fare qualcosa di innaturale,magari per opinabili motivi estetici;hanno invece lo scopo di ELIMINARE alcuni movimenti o gesti superflui (automatizzatti durante le fasi di apprendimento o altre volte frutto di una compensazione del nostro corpo per reagire a mancanza di forza) che impediscono un'azione più agevole.
Quello che voglio dire è che lo scopo della tecnica non è far girare le braccia tutti allo stesso modo o infilare le mani tutti nello stesso punto come tanti robottini,infatti non esistono modelli definitivi che stabiliscono la tecnica perfetta (che non esiste);esistono invece i postulati didattici,che derivano anche dalle leggi della idrodinamica,che determinano un VENTAGLIO di soluzioni possibili,da ricercare a livello personale,adattando la nuotata su di se,perchè qualsiasi soluzione tecnica che debba invece essere ricercata con eccessiva concentrazione chè altrimenti non viene,è assolutamente inutile e disturberà certamente l'equilibrio della nuotata e i suoi elementi fondanti.
Fare tecnica infatti non significa (per un principiante) cercare ostinatamente (e magari senza successo) di fare una cosa invece che un'altra;significa invece fare esercitazioni che costruiscano un determinato requisito (posturale o articolare),il cui effetto nel tempo sia quello di aumentare la probabilità di riprodurre in modo quasi AUTOMATICO E NATURALE i parametri voluti o la correzione di questo o quell'errore.
Stare a pensare (ostinatamente) dove e come infilare un'unghia invece è tecnica analitica,adatta agli agonisti iper-evoluti,ma anche nel loro caso fino a che non c'è il suddetto requisito,al di fuori dell'esercizio non verrà naturale farlo.
Dunque ricapitoliamo:
la prima cosa è migliorare il rendimento della poca forza applicata;il modo per farlo è impostare nuotate grezze,poi sviluppare PRIMA una buona sensibilità propulsiva : aumento del rendimento a parità di forza migliorando un requisito percettivo;e DOPO le soluzioni tecniche e gli accorgimenti sempre più sofisticati (e la finezza deve essere proporzionale al consolidamento dei requisiti primari,soprattutto la sensiblilità che altrimenti verrebbe dimenticata in uno sgabuzzino) : questo aumenterà ulteriormente il rendimento abbassando le resistenze all'avanzamento,dunque migliorando,questa volta,un requisito di equilibrio.
In realtà questa separazione non è cosi netta,ma gli istruttori devono tenerla presente (e anche gli autodidatti).
Solo alla fine gli allenamenti metabolici potranno gradatamente aumentare di peso,cioè quando non potranno più disturbare l'apprendimento tecnico che resta primario a qualunque livello evolutivo.
Spero che ora siano più chiari i rapporti di equilibrio tra forza e tecnica,i quali vedono il primato della tecnica,solo che la tecnica non è ciò che spesso comunemente si crede.
E anche il perchè a volte qualcuno va più forte pur nuotando peggio,sempre ammesso che sia davvero peggio......questione di importanza degli errori.
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