Bibbi71 ha scritto:Le ho detto che ormai abbiamo preso un impegno e quindi facciamo un piccolo sforzo e lo portiamo a termine
Questo secondo me è l'atteggiamento peggiore da tenere con i bambini,e di bambini me ne intendo.
Si basa sulla errata convinzione che prima il bimbo si comporterà da adulto (in questo caso ogni cosa intesa come un lavoro) e meglio crescerà.
Il risultato sarà che in futuro nel timore di rimanere incastrato in scelte sbagliate,rifiuterà dunque di scegliere e terrà un basso profilo ovunque e manterrà un atteggiamento passivo rispetto a qualsiasi possibile novità o esplorazione;risultato,zero motivazioni.
Il bambino invece deve restare libero di sfogare la propria immaginazione e la propria voglia di esplorare e di provare di tutto;da un punto vista strettamente fisico tra l'altro è notorio che c'è tempo solo fino alla puberta per ottenere il massimo a livello coordinativo provando il maggior numero di attività possibile,perchè poi gli stimoli di feedback perderanno grandissima parte del loro potenziale.
Traduzione:se il bambino ogni due mesi per un motivo o per l'altro cambia attività preferita lasciatelo fare,fortificherà sia la sua capacità coordinativa sia lo spirito.
Anzi,se il bimbo invece pratica sempre lo stesso sport senza cambiarei,fate in modo che ad esso abbini qualcos'altro,a rotazione.
Tornando al resto del tuo post mi sono fatto una certa idea,ma per prima cosa non ho capito bene cosa intendi per NUOTARE e cosa intendi per Secondo Livello,e anche cosa intendi con la frase :
"a livello di tecnica mi pare che sia in una fase un po' più grezza"
più grezza rispetto a cosa,a quello che faceva prima ?
Mi spiego:
Di solito nel secondo livello si colloca la costruzione di base delle nuotate,in pochi metri,e di sicuro non si NUOTA.
Cioè il concetto di vasche su e giù non si sposa nè con le nuotate grezze,che significa appena abbozzate,nè con il secondo livello.
A meno che con secondo livello non si intenda un'attività pre-agonistica che la società ha impostato su due livelli,uno di base e uno avanzato.
A parte questi dubbi provo ad aiutarti,
se si parla di scuola nuoto,andare su e giù e basta senza provare una molteplicità di cose anche sfiziose e divertenti,è segno di incapacità del maestro e devi provare a fartelo cambiare,e chiudo il discorso quotando quanto detto dai miei colleghi.
Se invece l'hanno messa nella preagonistica credo di capire cosa è capitato alla tua bambina:
Bisogna capire che nello sviluppo dell'esperienza sportiva dei bambini ci sono due fasi principali:
la prima è quella durante la quale i bambini si avvicinano all'mbiente acqua,in questa fase il gioco è la forma principale di formulazione delle richieste,per tutta una serie di motivi alcuni facili da immaginare altri meno,e perchè gli obbiettivi sono tali da poter venire meglio raggiunti in quel modo.
Poi però deve arrivare la seconda fase,durante la quale gli obbiettivi si perseguono invece col metodo delle ripetute,per motivi fisiologici tediosi da spiegare qui (mielina e ambaradan del genere).
E questo significa che il lavoro rischia di diventare noioso.
Rischia....ma non è necessario che lo diventi,anzi se lo diventa significa che l'istruttore non sta lavorando come si deve,per due motivi :
Per prima cosa perchè se il lavoro è noioso significa che il tecnico propone lavori standardizzanti,che sono assolutamente vietati fino al livello professionsitico.
Traduzione:invece di chedere 15 volte 100 metri a uno stile,si dovrebbe più spesso chiedere 15 volte 100 metri con infilati in mezzo variazioni di tecnica o di coordinazione o di intensità\frequenza (primo per non annoiare l'atleta,ma soprattutto perchè il gesto diventa un'abitudine inutile invece che buona capacità spendibile in seguito).
Per seconda cosa ma più importante perchè se il bambino si annoia significa che il tecnico non è stato capace (o se ne è fregato) di coinvolgere emotivamente i suoi piccoli atleti,non è stato capace di trasmettere loro la voglia di mettersi in gioco e stringere i denti,di trasmettere i giusti stimoli per prima sviluppare e poi fare leva sulla loro autostima.
Ed è questa è in assoluto l'unica cosa che davvero conta nel lavoro del tecnico,che rappresenta il lato formativo (distinto da quello prettamente tecnico:imparare a nuotare) dello sport.
La soddisfazione del vero tecnico infatti non sta nella creazione di un campione....sta invece nella consapevolezza di avere acceso nei suoi allievi la miccia di una passione che migliorerà la loro esistenza a prescindere dai risultati sportivi,non solo dal punto di vista fisico bensì e soprattutto da quello emotivo,contribuendo a formare una persona più solida.
Semplificando,all'inizio dunque è importante fare leva sugli aspetti ludici,ma prima o poi diventa essenziale far leva sull'autostima dei bambini,e sarà possibile farlo solo se nel frattempo saremo riusciti a svilupparla.
E non basta mettere i bambini a fare vasche per svilupparla.
Forse quel tecnico non è stato capace di fare questo.
Oppure può anche darsi che semplicemente il lavoro sia troppo pesante per la capacità della bambina e preferisca dire che no si diverte.
Oppure ancora,trova psicologicamente fastidioso il confronto con quelli più bravi,e quindi non si trova più a suo agio.
Il mio consiglio è in primo luogo di indagare un pò con tua figlia per scoprire se davvero il motivo è il divertimento.
Nel frattempo vai a vedere qualche allenamento,cerca di metterti in un posto dove puoi sentire quello che l'allenatore dice e come si rapporta con i bambini,cerca di capire se ha l'atteggiamento di chi cerca di arrivare a sera o se lo fa con passione,se gli piace stare coi suoi bambini o se semplicemente si crogiola tronfio nel suo ruolo,se c'è vero dialogo emotivo o se c'è il semplice atteggiamento io comando e tu stai zitto.
Già questo dovrebbe darti una mezza idea di dove sta il problema,se nella bambina o nel tecnico.
Ciao
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