Stefano: "Io preferisco mettere l'allievo nell'acqua fino al mento,o ancora meglio dove proprio non tocca con me di fronte ad infondere sicurezza"
quoto il tutto!! Trovo ci siano troppi istruttori che si fidano del fatto che i bambini (o anche gli adulti) sappiano galleggiare per il semplice fatto che, stando fermi sul posto, muovano in maniera convulsa le gambe o le braccia, risultato a mio avviso e' che il tutto sia sbagliatissimo, a questi istruttorI porrei una riflessione, sul fatto che, una volta finite le "batterie" e quindi non riuscendo più a stare "a galla" con l ausilio della gambe (o braccia), i vostri allievi sarebbero lo stesso sicuri in acqua (per me la sicurezza deell allievo viene prima di tutto, senza quella non andiamo da nessuna parte!!) ? il tutto non e' cosi' scontato...da noi per passare dalla vasca didattica a quella in acqua alta, i responsabili di vasca vogliono vedere in primis che il bambino galleggi nella posizione che diceva stefano, mummia, bottiglia o qualunque altro modo la chiamate, quello e' l unico modo per capire se il bambino galleggia davvero in maniera rilassata ed e' anche a mio modo di vedere il vero riscontro per poterlo passare in acqua alta o meno (sempre la sicurezza di cui sopra) ..chiaramente insieme agli altri requisiti richiesti.
stefano '62 ha scritto:massimo67 ha scritto:Il galleggiamento verticale me lo hanno insegnato una lezione fa: gambe che fanno bicicletta con le ginocchia che quasi si toccano e braccia aperte che vanno avanti-indietro senza arrivare a toccarsi. E' giusto così ?
Sì questo è un metodo classico,però io ho appurato con l'esperienza che questo tende a trasmettere all'allievo la convinzione che si galleggia grazie ad un'attivazione muscolare,che il più delle volte risulta frenetica e compulsiva (oltre che costosa fisicamente) la quale allontana il rilassamento,che invece è la chiave di tutto oltre che il primo obiettivo.
Io preferisco mettere l'allievo nell'acqua fino al mento,o ancora meglio dove proprio non tocca con me di fronte ad infondere sicurezza;
poi richiedo un esercizio che io chiamo la mummia (altri,la bottigla):cioè mettersi a braccia conserte e a gambe unite e distese verso il fondo,dunque in verticale (come una mummia).
Tengo l'allievo per le spalle e ne impedisco l'affondamento,poi piano piano mollo la presa e l'allievo deve semplicemente lasciarsi affondare in apnea senza fare alcun movimento.
Dopo un primo momento in cui il corpo affonda fin oltre la punta dei capelli,entra in gioco la spinta di archimede (la cui percezione è lo scopo dell'esercizio) e l'affondamento si arresta e poi si inverte,riportando il corpo in superficie fino alla bocca,dopo poche oscillazioni il corpo si attesta su una linea di galleeggiamento più o meno all'altezza del naso.
Questo è il modo migliore per insegnare all'allievo che l'affondamento non è come precipitare da un dirupo,ma è invece molto lento e facilmente contrastabile,senza bisogno di scalciare e smanettare come un demente.
Il secondo passo è mettere l'allievo nell'acqua fino alla cintola e di chiedergli di sedersi sul fondo della vasca,cosa che risulterà impossibile.
NIENTE annulla la paura di affondare più dell'inutile tentativo di farlo volutamente.
In breve tempo l'allievo impara empiricamente che la condizione naturale di un corpo nell'acqua è il galleggiamento.
Ciao
se vuoi puoi tutto il resto sono scuse