Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Il petto va spinto verso fondo vasca nel momento in cui le braccia entrano in acqua.
In realtà la cosa positiva non è che il petto vada a fondo,che si per se non serve a una mazza,bensì la conseguenza posturale che questa cosa determina:
i lombari si inarcano e il sedere si alza mentre le gambe frustano in basso,permettendo una prima frustata più concreta senza bisogno di prepararla flettendo le gambe,e una reazione per riflesso (induzione riflessa) degli adddominali che preparano meglio la frustata successiva,di nuovo senza flettere le gambe.
Traduzione:l'idea di spingere a fondo il petto (ritmicamente però,non è che devi tenercelo spinto tutto il tempo) è "solo" uno stratagemma,che ti consente di attivare quella sinergia tra muscoli lombari e addominali che consente di gestire la postura dinamica del bacino,condizione indispensabile per ottenere frustate corrette invece che gambate carica-spara.
Se invece dicessi di andare su e giù col bacino l'allievo si metterebbe a ballare una inutile samba nell'acqua come un topo che cerca di non affogare.

Ciao

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Le gambe in streamline sono semplicemente la subacquea con le braccia in alto (puoi alternarle tenendole unite oppure semplicemente in avanti ma larghe). Cmq è normale che cn le braccia in alto fai un po' di strada, perché le braccia ti consentono di sfruttare l'effetto leva e quindi anche con una gambata scalciata riesci a fare un po' di strada, ricordo che in piscina c'era uno che faceva tutta la vasca tirando delle mazzate allucinanti come se stesse ammazzando tonni, praticamente stava rigido dalla tasta alle ginocchia e con gli stinchi tirava calci, faceva schizzi alti due metri e cinquanta. Con le braccia lungo i fianchi non puoi sfruttare l'effetto leva dato dalle braccia e quindi devi lavorare tutto di addominali e fare un'oscillazione perfetta, altrimenti non riesci forse neppure a scalciare e al massimo ti pianti o vai addirittura a fondo. Allora concentrati molto sul movimento d'oscillazione senza braccia, dovresti sentire il sedere che ritmicamente accarezza la superficie e poi va sotto. Fai una cosa, non pensare alle gambe! Fai finta di non averle, concentrati sullo spingere di bacino e le gambe seguiranno. http://www.youtube.com/watch?v=1Kcq9M3bMco ecco a te il video, stiamo parlando del primo esercizio, confronta il tuo movimento di gambe con quello del ragazzo nel video che invece oscillare senza scalciare.

Spendo due parole sul petto "affondato". Mi rendo conto che sia una sensazione un po' complessa all'inizio (io ci ho messo circa 2 anni e mezzo di delfino per arrivare a percepirla), devi immaginare che la tua gabbia toracica sia una grande boa, una boa che come spingi appena sotto risale in alto. Se la dinamica è fluida, non appena entri con le braccia, la tua testa ed il torace che le hanno anticipate entrando in acqua sono spinte appena verso il basso, in questo preciso momento il torace diventa come una boa che per reazione naturale risale verso l'alto come se fosse di polistirolo. In quel preciso istante,  mentre il torace tende a risalire, viene naturale far seguire la spinta di braccia e un istante dopo la frustata. Torace che risale->spinta->frustata.

Ti ripeto, questa sensazione è probabilmente l'ultimo passo prima di poter dire che hai appreso bene il delfino, quindi non sentirti frustrato se all'inizio ti sembra di sentire il torace pesante come un blocco di cemento, pian piano ricercane la leggerezza e l'elasticità, pensa ad una boa piena d'aria che risale a galla (ovviamente non devi risalire di 50 cm, è una cosa quasi impercettibile alla vista, ma fondamentale a livello percettivo). A questo proposito aiuta molto anche il delfino ad un braccio perché la dinamica del movimento essendo la stessa consente di allenarsi sulla sequenza che porta il torace a rimbalzare. http://www.youtube.com/watch?v=EOKUBuMBHug guarda il video di questa ragazza, impara a memoria la sequenza... testa-torace-spinta-frustata, guarda con attenzione il torace quando le braccia entrano in acqua, nota che rimbalza, affonda e risale, affonda e risale, affonda e risale, tutto in coincidenza della passata di braccia, ad un occhio non attento può sembrare che il torace risalga perché ci si spinge, in realtà è il contrario, è la risalita PER INERZIA del torace che prepara le braccia e poi le gambe alla propulsione


ciao ciao!

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28 (modificato da Cirone Furioso 12-06-2014 21:52:03)

Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Ok, grazie mille per gli utilissimi contributi!

Stasera ho fatto gambe in tutte le salse e per esercitarmi, e per mettermi alla prova: la prima cosa è che gambe delfino con le pinne lunghe è una delle cose più divertenti del mondo!! Cirone super-siluro!!! smile

Contrariamente a quanto ho scritto prima, riesco senza patemi a fare gambe anche sul fianco (probabilmente rispetto ad alcuni mesi fa sono migliorato), con il braccio verso il fondo in avanti e l'altro lungo il fianco; solo non riesco a tenere fuori la testa, la faccio in subacquea, non so sei sia importante....

Come dicevi tu, pancia in giù con le braccia lungo i fianchi faccio più fatica, ma comunque vado; braccia avanti, preferisco tenere le braccia parallele alle spalle, ho l'impressione di sentire meglio l'acqua con tutto il corpo. A dorso è una specie di incubo, forse ho gli addominali troppo deboli...

Alla fine della mia sessione, ho sentito affaticati i lombari, questa cosa mi ha messo un po' a disagio, nel senso che non saprei dire se per l'affaticamento, o per il fatto di aver fatto qualche movimento brusco involuto.

Mi sono dato degli step:

PRIMO STEP: - MOBILIZZARE IL BACINO - al momento, non so capire se facendo quegli esercizi, faccio bene la gambata o no. Mi dico che se riesco a procedere, dovrebbe andar bene; e poi, come dice Stefano, con le pinne lunghe è impossibile non fare un movimento fluido di tutto il corpo.
Faccio delle serie in cui alterno con pinne e senza pinne in tutte le varianti che mi vengono in mente; con le pinne lunghe si sente assolutamente la "bisciata" (ho ancora in mente quanto mi sono divertito, non vedo l'ora di rifarlo!!)

SECONDO STEP - COORDINARE IL BACINO - perché poi ho fatto 2 x 25 completi, ma non mi riusciva di sentire la differenza. Dovrò trovarmi un metodo.

TERZO STEP - METTERCI LA RESPIRAZIONE - il mio istruttore dice che sembro confondere la respirazione a rana con quella a delfino, mi fermo, sbaglio il tempo.
Per ora non me ne preoccupo, nel senso che mi insegnate ripetutamente che il delfino si impara senza respirazione. Ho la sensazione che quando avrò messo insieme queste cose mi verrà un po' da sola

Il fatto del petto mi rendo conto che ora come ora non vale la pena, mi sa che farei solo confusione.

The ice caps are melting, Leonard.
In the future, swimming isn't going to be optional.

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Niente, ma a chi la racconto??
La verità è che quando faccio la gambata, non ho sensibilità sull'acqua!

Quando remo di braccia, non è che faccia sempre la bracciata bella spennellata e continua, ma per lo meno mi accorgo quando mi sto aggrappando e quando invece ... "scivolo".

Se faccio gambe invece no! Non riesco a capire se sto facendo bene o meno perché non riesco a sentire l'acqua!
Mi succede, questo sì, quando uso le pinne, ma non voglio esagerare a usarle, temo di guastarmi in partenza!

Come posso fare?? Per le bracciate è stato illuminante remare da fermo e con calma con il pull, per le frustate non so come esercitarmi (in senso di sensibilità sull'acqua)!! hmm
Hai voglia a fare vasche intere di gambe a delfino in tutti i modi, ma vorrei trovare un esercizio o qualcosa del genere che sia qualche passo indietro, perché se faccio le vasche così mi sembra di non concludere niente: mi sembra di essere nel classico caso di quello che cerca di mandare a memoria la lezione poco prima dell'interrogazione senza capre cosa sta studiando.

The ice caps are melting, Leonard.
In the future, swimming isn't going to be optional.

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Come le fai "in tutti i modi"? Puoi fare cambi di posizione, di velocità, in superficie e sotto, con e senza pinnette. Posizione: le fai a stile, a dorso, sui fianchi e in verticale - con le braccia avanti, una avanti e una al fianco, tutte e due ai fianchi. I cambi di velocità mi piace farli in tre modi: in accellerazione, in decelerazione e con cambi netti, cioè piano/forte/piano -forte/piano/forte. Mi pare che avevo già scritto che un esercizio che mi piace molto è l'uomo di Atlantide, sott'acqua con le braccia ai fianchi, dove più che altro stimoli e senti il movimento del bacino, l'altro mio preferito è braccia rana con gambe delfino e pinnette fatto lento, lì mi concentro sulla spinta del petto e mi piace sentire le gambe che si stendono .....ciao!

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Senza arrivare ai dettagli tecnici e di meccanica del movimento che membri ben più titolati di me hanno scritto prima (la mia stima infinita per la maggior parte di voi), da "istruttrice dei bambini" guardando la tua nuotata di istinto ho pensato:
- la gambata a braccia ferme (nella prima parte) non è male. infatti senza le braccia vai.
- il problema nasce con la "pedata" che dai durante la bracciata stessa: inizia con la presa e finisce con l'appoggio.
Io credo che dovresti concentrarti sul rapporto (forse vecchio stile) 1 bracciata- 2 gambate, meno ampie ma più potenti della tua.
La prima gambata deve finire alla fine della trazione (quando le braccia arrivano al sedere, sempre parlando ai bambini) e la seconda aiuta le braccia ad uscire e arrivare davanti.
Le spalle usciranno di conseguenza.
Credo che sia tipico di molti istruttori di nuoto (che raramente arrivano al delfino... e spesso non lo nuotano decentemente nemmeno loro :-() concentrarsi sull'effetto delle spalle che non escono, senza capire che la causa è da un'altra parte.
- non hai il difetto tipico del corsista di "aprire le spalle" (spesso non corretto) come conseguenza del tentativo di far uscire le spalle smile
- come va con la respirazione?

Concordo con ippocampo sul delfino a  "uomo di atlantide" (ma se non sei nato negli anni 70 magari non conosci big_smile) da fare in immersione totale e l'uso delle pinne che ti dovrebbero aiutare a non fare quel colpo "enorme" ma una gambata più fluida.

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32 (modificato da Cirone Furioso 25-08-2014 15:58:09)

Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

La respirazione diciamo che non riesco ancora a farla: faccio mio il ragionamento per cui, se ho capito qualcosa, il momento in cui respirare (così come anche a stile) deve scaturire spontaneamente nella meccanica della nuotata. Altrimenti succede, come era successo a me imparando (male) lo stile libero, che ti ritrovi a fare una pausa per tirar fuori la testa e prendere fiato.
Allo stesso modo, non avendo ancora individuato l'equilibrio giusto, in teoria se volessi insistere e respirare a tutti i costi, succederebbe che faccio praticamente una pausa, tiro fuori la testa, e poi riparto. Credo converrete che se mi abituassi a nuotare portando avanti questo difetto, sarebbe proprio un macello, visto che mi fate capire che a delfino gli errori si pagano molto cari. E secondo me questo è l'errore che si paga più di tutti.

Ora come ora, dopo la "sbronza" di nuoto di giugno e luglio, mi dedico in modo molto rilassato a giocherellare in acqua sperimentando queste situazioni che mi avete descritto, in particolare la mobilizzazione del bacino. Trovo particolarmente significative (e faticose) le vasche gambe a delfino sul dorso; faccio anche delle vasche con le pinne lunghe, ma a dire il vero, per lo più come momento giocoso, perché è davvero divertentissimo. Faccio anche delle subacquee con avvitamenti: mi sembrano un buon stimolo per imparare a incedere correttamente e migliorare l'ambientamento.

Prima di questi ultimi post, credevo di essere in grado di posizionare spontaneamente le frustate, ma ora mi accorgo che probabilmente non è così. Anche Marina ha notato che "la gambata aspetta la bracciata": non c'è vera efficienza o coordinazione. Solo due movimenti raffazzonati, uno dei quali (la frustata) probabilmente non ancora adeguato.

Quindi l'idea che mi son fatto è che non appena comincerò a saper fare una frustata ben fatta, potrò provare a esercitare la coordinazione con le braccia.
Lo sto già cominciando a fare, e  in particolare uso l'esercizio braccio sx > braccio dx > bracciata completa. Ma su questo non ho ancora consapevolezza, non sento ancora l'acqua, lo faccio in modo robotico. Quindi lo faccio poco, e respiro sul lato, come a stile. Sempre per il discorso di cui sopra (voglio evitare di abituarmi a una respirazione scorretta), e forte del fatto che mi insegnate che il delfino si impara senza respirazione.

In sostanza (e ancora, correggetemi se sbaglio), credo e spero che se riuscirò a costruire una buona nuotata grezza, mi sorprenderò a trovare quasi spontaneamente il momento e il modo giusto per respirare.

The ice caps are melting, Leonard.
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33 (modificato da Dolphin Kick 25-08-2014 17:55:50)

Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Assolutamente corretto.

Io ho impiegato 2 anni (o due stagioni settembre/luglio complete, se preferisci) per imparare il delfino.
Il secondo anno l'ho speso per assemblare la nuotata completa e per imparare sopratutto la seconda frustata.

Veniamo a noi, la respirazione, non mi vergogno a dirlo, è un particolare sul quale lavorerò  molto approfonditamente quest'anno, la "ciliegina sulla torta" dopo la quale potrò finalmente iniziare a concentrarmi sulle distanze nuotate più che sullo stile in sé e per se (il mio obbiettivo è un bel 100, non mi interessano i tempi, ma 4 vasche a delfino, per un amatore, se fatte con buona tecnica, sono una piccola grande soddisfazione, o due bei cinquantini in vasca lunga) e parlo di un 100 finito bello "allegro", con bracciata corretta e fluida, non come quei tonni che magari vedi annaspare trascinando le braccia tutte arcuate, convinti che "stanno facendo delfino", invece sembrano Raul Bova in quel telefilm.

Ovviamente non è che ora non respiro quando nuoto il delfino, ma mi rendo conto che, come giustamente hai notato anche tu, la respirazione è quasi un disturbo alla nuotata se non la si apprende bene. Ora, in estate, nuoto in vasca olimpionica e ogni allenamento mi sparo qualche 50 a delfino (faticoso ma bellissimo, la vasca è infinita), qualcosa che per me era un sogno.
Però quando dopo circa 20 metri devo ovviamente respirare per poter concludere la vasca senza diventare viola, ho proprio quella sensazione di "dispiacere", perché la respirazione non è fluida come le bracciate a testa bassa. Lavorerò molto sulla tempistica del sollevamento della testa e sul particolare principale che frega molti, anche tanti agonisti a quanto vedo, ovvero tenere lo sguardo estremamente basso verso la superficie dell'acqua col collo rilassato e non guardando il muretto opposto, che ti da l'illusione di prendere più aria ma ti fa affondare molto di più.
Non escludo che opterò per vasche intere respirando ad ogni bracciata, un po' come phelps, non perché mi piaccia, ma per capire bene la dinamica del movimento.

Ti racconto questa breve esperienza, perché io ho iniziato a nuotare a 26 anni, da "grande" come te, quindi mi ricordo benissimo cosa vuol dire cimentarsi a fare il delfino quando fino all'altro giorno sembrava difficile fare anche solo un 50 a stile libero.

Permettimi di darti un consiglio sugli esercizi, ce n'è uno che mi aiutato più di tutti ed è il delfino ad un braccio, però il braccio inattivo lo devi tenere lungo il fianco e NON steso davanti. E' molto più utile perché col braccio steso davanti hai una linea di galleggiamento più facile e ti dà sensazioni false che nella nuotata vera a delfino non trovi.
Infatti nel momento in cui le braccia fanno la passata, nel delfino VERO non hai niente oltre il blocco petto-spalle che ti tiene a galla, se invece tieni un braccio davanti è come se avessi qualcosa a cui appoggiarti e che ti falsa la percezione. Allo stesso modo, il delfino col braccio davanti ti consente di fare una pausa senza affondare quando le braccia sono entrambe davanti e questa pausa poi rischi di portartela nella nuotata completa, se invece il braccio inattivo lo tieni lungo il fianco devi andare subito in presa, come nella nuotata vera, altrimenti affondi.
Puoi farlo respirando di lato, non importa, ma aiuta molto e ti consente di capire il momento esatto in cui devi dare la seconda frustata, ovvero quando il braccio e in zona addome!

Spero ti sia utile, a presto buon delfino!

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34

Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Io non sono d'accordo che uno non deve pensare alla respirazione quando nuota.
Ognuno è diverso dall'altro, io avevo (ho?) il problema della respirazione ritardata (a crawl, a delfino, a rana).
Il modo per correggerlo è stato appunto pensare "ora respira" e quindi tutta la nuotata a seguire.
Che poi la respirazione non deve disturbare con gli equilibri della nuotata sono perfettamente d'accordo con voi, ma io a delfino facevo uno scatto osceno proprio perchè non pensavo alla respirazione.

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

No, aspette. Stiamo dicendo due cose che non sono incompatibili: penso che ci sia una tecnica, per respirare correttamente, che quindi va ragionata ed esercitata, ma intendevo piuttosto dire che mi pare poco conveniente insistere a nuotare e respirare "in una qualche maniera" se prima non si è costruita una nuotata grezza (tralasciamo per semplificare il fatto che per nuotata grezza uno potrebbe intendere una nuotata che comprenda anche la respirazione).
E anche che se la nuotata grezza è bene impostata, anche a stile, credo che inserire la respirazione penso che sia quasi automatico.

Questo forse perché gli stili della nuotata si sono evoluti principalmente su un tema fondamentale: ovvero che non abbiamo le branchie; quindi, nel momento in cui "in quel tempo" qualcuno ha cominciato a chiedersi come fare per spostarsi in acqua, avrà dovuto rispondere a un'esigenza fondamentale: di farlo in un modo in cui la respirazione fosse la più spontanea possibile.

A latere, per quel poco che vedo osservando le persone che nuotano in piscina, da quando ho imparato a capirci qualcosa, credo di poter dire che la stragrande maggioranza di esse nuota male perché ha avuto fretta di cercare di effettuare la respirazione "alla bell'e meglio". Io sono fra questi.
Mi pare che la maggior parte dei vizi delle nuotate anche di chi sembra muoversi a proprio agio, dipendano da perdite di equilibrio, da "zoppicate" dovute al non saper fare bene la respirazione. Ad esempio, la tipicissima "sforbiciata" di gambe che vedo tante volte fare a stile. Per non parlare, appunto, di chi si impenna in acqua nuotando a delfino, come descrive Dolphin.

Ritornando al tuo spunto, in effetti non stiamo dicendo due cose diverse, solo forse stiamo mettendo l'accento su due punti di vista differenti.
Dal punto di vista didattico, credo di poter asserire con certezza che la respirazione sia l'ultima cosa da imparare; in questo sono per altro confortato da quanto imparo in questo stesso forum.
Sul fatto che non debba disturbare l'equilibrio e debba essere spontanea, automatica, sarebbe insulso sostenere il contrario.
È pur vero, altresì, che c'è un modo per respirare che uno deve anche apprendere, e che è frutto di un'evoluzione ragionata della tecnica delle nuotate.

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

dolphin_mi ha scritto:

La prima gambata deve finire alla fine della trazione (quando le braccia arrivano al sedere, sempre parlando ai bambini) e la seconda aiuta le braccia ad uscire e arrivare davanti.

Assolutamente no.
La prima (propulsiva,in fase di ingresso braccia) compensa il rallentamento inerziale conseguenza del recupero.
La seconda (di sostegno,in fase di spinta) sostiene il bacino in un momento critico che tende ad abbassarlo.
In nessun caso lo scopo delle gambate assume altri aspetti,meno che mai fare uscire le braccia.
Le braccia escono da sole se la dinamica e la biomeccanica della spinta sono fatte come si deve.
Se invece ci si spacca il cranio per fare uscire le spalle si comincia a dondolare di sicuro,eallora ciao....

In fase di didattica e di apprendimento grezzo,concentrarsi sulla formuletta una bracciata due gambate è una pessima idea,perchè innesca fenomeni di rallentamenti e di pause braccia nel tentativo di fare quadrare il cerchio (mettere le due gambate in un ciclo).
La chiave di tutto è la semplicità,spingi con le braccia poi dai una frustata in ingresso.

PS
Il delfino con un braccio solo e pausa bassa è un esercizio come un altro e non fa male,ma è molto più utile la variante col braccio in avanti (non è vero che stimola una pausa,basta evitare di farla),perchè educa a lavorare correttamente col tronco senza dondolare di spalle e testa,impedendo il dondolio tipico del cavalluccio a dondolo,e obbliga a muovere il bacino frustando correttamente di addominale invece che sbisciolare di nuca.

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Ciao stefano, in maniera un po'semplicistica volevo dire la stessa cosa. Non sono le gambe a far uscire la braccia (anche perchè le braccia nn devono spingersi verso l'alto con le spalle, ma andare parallele all'acqua e spalle "chiuse") ma sicuramente (per lo meno per me che nuoto un più che discreto delfino) la gambata mi aiuta a rendere più fluida la bracciata.
Quello che cercavo di "trasmettere" è che io noto l'errore della gambata singola per bracciata, per cui a fine trazione la frustata è a metà e la seconda metà viene eseguita durante il recupero delle braccia che è faticosissimo, poco efficace e anche brutto da vedere.
Normalmente ai corsi io non dico di fare le due gambate, ma di farne tante, da due in su, e ho notato che il ritmo viene da se.
Un'altra cosa che uso tantissimo per impostare una buona bracciata (con respirazione) è l'uso delle gambe a stile. Divide et impera.
Gambata da sola (con avvitamenti, subacque, pinne e solo alla fine tavoletta) e bracciata da sola, iniziando con dx(respiro laterale) sx (respira laterale) doppio (testa sotto) a gambe a stile. Poi contrario (dx, sx e doppio con respirazione) prima gambe a stile e poi gambe a delfino.
Poi bracciata a delfino respirando una sì e una no il tutto sempre a gambe stile e solo quando questi vengono bene il delfino, ma sempre con respirazione.
Comunque, per esperienza personale, non dovrebbe essere così difficile insegnare il delfino: è duro e faticoso ma relativamente semplice, molto più difficile insegnare una buona rana, tanto che io da anni lotto per anticipare il delfino alla rana nei corsi. Purtroppo molti istruttori non lo sanno fare loro in prima persona, lo vedono come l'ultimo stile da insegnare e lo fanno fare poco. E il delfino necessita di esercizio e allenamento.

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

dolphin_mi ha scritto:

Comunque, per esperienza personale, non dovrebbe essere così difficile insegnare il delfino: è duro e faticoso ma relativamente semplice, molto più difficile insegnare una buona rana, tanto che io da anni lotto per anticipare il delfino alla rana nei corsi. Purtroppo molti istruttori non lo sanno fare loro in prima persona, lo vedono come l'ultimo stile da insegnare e lo fanno fare poco. E il delfino necessita di esercizio e allenamento.

Come ho avuto modo di scrivere altrove, penso che il delfino sia uno stile faticoso da nuotare male.

A mio avviso, per sua caratteristica, il nuotatore deve basarsi molto sul suo senso dell'equilibrio, e questa è una cosa che non si può insegnare: bisogna indurla e costruirla nell'allievo con l'esperienza. Esperienza nel senso di attività in acqua, ma anche esperienza dell'istruttore.
Normalmente l'allievo si aspetta che l'istruttore impartisca istruzioni del tipo fai questo + questo + questo e nuoterai.
In generale nel nuoto, se ho capito qualcosa, non può e non deve essere così; forse nel delfino ancora di più.
Non si tratta di assemblare qualcosa. Piuttosto, come di suonare uno strumento.

Inoltre (sempre riflessioni frutto di mie idee personali) probabilmente per nuotare a delfino è necessario disporre di requisiti che in un adulto che non sia particolarmente agile o atletico sono forse generalmente poco disponibili: mi riferisco alla mobilità delle spalle e, come ho avuto modo di scoprire grazie a questo topic, del bacino.
Si tratta di movimenti che difficilmente uno può aver mai sperimentato. Nella speranza di migliorare la mobilità del bacino, io mi sono provato ad eseguire esercizi a secco specifici, e mi sono immediatamente reso conto dello scarso controllo che avevo anche in movimenti abbastanza semplici.

In ultima istanza, ma non da meno, il fatto di trovarsi con il petto e soprattutto il viso gettati in acqua, in avanti, senza avere il riferimento delle braccia e delle mani, penso che sia particolarmente "spaventoso" (passatemi il termine) per il nuotatore che non abbia un buon ambientamento. E come sappiamo, questo preclude qualsiasi possibilità di successo nel nuotare. Nel delfino ancora di più, visto, come ho descritto, l'importanza che ha qui il senso dell'equilibrio.

È già stato spiegato come il delfino richieda uno sforzo più intenso ed esplosivo rispetto ad altri stili in ragione della doppia bracciata; d'altra parte, sento parlare da più voci di delfinisti che riescono a nuotarlo con tale naturalezza, da poterlo nuotare ad andatura di crociera.
Quindi, torno a pensare, fa fatica a ragion veduta l'atleta che deve costruire una performance importante in gare veloci; fa fatica, ma a sproposito, il nuotatore che non lo ha costruito bene, e si trova a dover "arare" l'acqua a forza di poderose bracciate per tenersi su e guadagnar dei metri.

Ovviamente, come sempre, queste sono mie riflessioni personali da dilettante che scrivo qui solo per esporle alla critica, sempre costruttiva, di nuotatori più competenti di me (non ci vuole molto, in verità...).

The ice caps are melting, Leonard.
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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Non c'è nulla di più faticoso di un delfino lento :-(.
Il delfino è potente, è faticoso, usa muscoli e articolazioni in modo differente rispetto a quello che normalmente si fa, ma alla fine è, in maniera elementare, più semplice degli altri stili: non ha la innaturale respirazione laterale (quando mai nella vita giriamo la testa cosi?) o il fastidio della posizone suoina (non vedi dove vai) e non parliamo dell'estroflessione del piede a a rana ;-)
Io ho notato che c'è molta ansia attorno al delfino, per cui si relega come ultmo stile da insegnare, se c'è tempo e voglia.... I bambini smettono prima, gli adulti sono spaventati e lo vedono come una cosa "solo per quelli bravi, a me non interessa" e invece con una buona e semplice scaletta didattica in poche lezioni si apprende un delfino elementare ma armonico, che poi si migliora con tutti gli utilissimi consigli tecnici che hai letto nel post e tanto allenamento (quello serve...), ma anche un occhio attento di n bravo istruttore.
Il delfino lo impari in poco e poi lo devi tenere costantemente allenato.
La rana, vista da tutti come lo stile più facile, è tecnicamente difficile, ma una volta imparata.... È come andare in bicicletta.... Anche dopo anni di inattività la fai.

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40 (modificato da Thorpe 29-08-2014 09:11:55)

Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Uno dei motivi per cui il delfino si insegna per ultimo nn è sempre perchè un istruttore lo vuole scartare perchè ostico (oddio purtroppo per alcuni è così)  ma anche perchè da un punto di vista condizionale, quindi per quanto concerne forza e resistenza è quello che ha richieste maggiori in un principiante che si appresta ad impararlo, e quindi si presuppone che dopo che abbia acquisito stile e dorso e almeno qualche accenno di rana, diciamo che in linea di massima, ha raggiunto capacità sia coordinative che condizionali tali da cominciare ad acquisirlo, anche perchè non dimentichiamoci che chi ha scarse capacità coordinative e scarse capacità cinestetiche nn fa altro che frullare l'acqua non andando in presa, quindi è bene sviluppare prima queste capacità in stili meno ostici.... poi ovviamente  a seconda dei casi si può anticipare io personalmente, preferisco sovrapporlo alla rana, inserire la bracciata a delfino con il solo galleggiante magari in un periodo in cui il ragazzo sta ancora apprendendo la rana così per cominciare ad acquisire e metabolizzare bene la cosa più importante nel delfino, continuità di bracciata  senza pause ed inutili oscillazioni eccessive.
Anche io in passato vedevo rana come stile più facile, poichè è uno stile che ho sempre amato e con cui ho avuto sempre ottimi risultati e miglioramenti, parlando ovviamente in ottica master.... spesso però chi dice che è lo stile più facile sono 2 tipologie di nuotatori, il "ranista naturale" che il buon ....... gli ha donato un buon colpo di gambe a rana, ma magari è una sega negli altri 3 stili.... e capita spesso.... oppure il classico ranista da 25 metri al minuto, ginocchia larghe, pausa nella respirazione, movimento a fisarmonica ecc ecc   che ovviamente ama la rana perchè nuotata in quel modo potrebbe attraversare l'oceano tongue

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Il fatto che non si possa nuotare il delfino LENTO credo sia uno dei tanti luoghi comuni del nuoto.

Il delfino lento è nuotabilissimo, il concetto del nuotare LENTO viene infatti erroneamente accomunato al concetto del FARE PAUSE, prendiamo come esempio lo stile libero con sovrapposizione, classico esempio di nuotata LENTA e rilassata.
Ovviamente nel delfino la pausa non si può né deve fare, ma questo non vuol dire che ogni vasca nuotata con questo stile debba sempre essere minimo all'80% delle proprie energie.

Come ho letto correttamente una volta su un thread, la passata subacquea può essere continua (come giusto) ma a velocità ridotta e pur conservare anche l'accelerazione in fase di spinta.
Ciò per dire che un delfino rilassato può essere nuotato senza dubbio, anzi, a mio parere il vero piacere del delfino lo si coglie andando "lenti/rilassati" perché si riesce a comprendere le dinamiche del corpo che nelle fasi concitate di una vasca nuotata velocissima sfuggono un po' per vari motivi.

Se si ha una tecnica base armonica (intendo braccia e gambe coordinate), si può variare le velocità senza problemi.
Basta anche solo guardare la differenza tra le gare 50-100 e 200 delfino, dove gli atleti utilizzano passate subacquee con velocità diverse e/o gambate più deboli o assenti eppure tutti hanno continuità di bracciata, ciò che rallentano sono i gesti, che non vuol dire AUMENTARE le pause.

Poi certo, è ovvio che il passo tartaruga a delfino è impossibile, il delfino contando sulla doppia spinta di braccia avrà di suo sempre una velocità intrinseca leggermente superiore e un dispendio di energie altrettanto superiore (non ho basi scientifiche ma credo che 500 metri nuotati a delfino saranno sempre e cmq più dispendiosi di 500 metri nuotati a stile libero anche per gli agonisti!!!), ma la variazione di velocità non è così impossibile.

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Su rana o delfino come terzo stile da insegnare dipende anche molto dall'impostazione della iscina. Da noi, per più di 15 anni, avevamo dei "brevetti" che prevedevano la rana completa prima di passare al delfino e anche se si iniziava comunque, spesso si aveva gente che nuotava un delfino decente ma che non poteva "essere promosso" per via della rana. Rana e delfino in parallelo credo che siano la cosa migliore, anche perchè si paral di "livelli alti" dal punto di vista di scuola nuoto e si riesce a gestire un gruppo non omogeneo sul terzo stile.
Io credo che iniziare dal delfino sia molto psicologico.
Per tutti è lo stile difficile mentre per tutti la rana "da rimini" descritta da Thorpe è semplice.
Quando invece si fa sul serio con la rana (che non può essere elementare, come invece si può fare con gli altri tre stili) molta gente si blocca, non va avanti e si demoralizza, proprio perchè non riesce a fare lo stile facile.
Se invece si parte da un delfino elementare, concentrandosi su pochi concetti base (spinta subacquea fino al sedere e non uscita delle braccia alle spalle, recupero cn braccia rilassate e parallele all'acqua, distensione delle braccia davanti alle spalle, non spezzare la bracciata, gambata continua senza pause) si riesce a fare in poche lezioni un delfino decente e questo è psicologicamente molto stimolante.
E se ci sono problemi coordinativi, ci sono anche primasu stile e dorso e nn possono che esere accentuati dalla estrema necessità di coordinazione della rana (basta pochissimo per stare fermi o addirittura andare indietro)... Anche i fortunati ranisti naturali (che da me vengono"rapiti" dalla pallanuoto :-)) se non hanno una buona coordinazione gambe-braccia non vanno avanti.... Se non grazie alla gambata potentissima che hanno la fortuna di avere.

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

dolphin_mi ha scritto:

non dovrebbe essere così difficile insegnare il delfino: è duro e faticoso ma relativamente semplice, molto più difficile insegnare una buona rana, tanto che io da anni lotto per anticipare il delfino alla rana nei corsi. Purtroppo molti istruttori non lo sanno fare loro in prima persona, lo vedono come l'ultimo stile da insegnare e lo fanno fare poco. E il delfino necessita di esercizio e allenamento.

In che senso lotti.....insegnalo e basta.
Sono decenni che imposto con ottimo profitto la passata a delfino (che non è però la stessa cosa che insegnare "lo stile" delfino) nello stesso periodo in cui insegno le nuotate grezze stile e dorso.
Se gli altri non lo vogliono fare chissene....io lo faccio,fallo anche tu senza aspettare che gli altri se ne convincano,ti garantisco che lo fanno già la maggior parte degli insegnanti con un briciolo di esperienza,prima di tutto perché è risaputo (e scritto nei libri di testo) che è propedeutica alla passata a crawl,
Inoltre la stessa scuola nuoto federale (testo pubblicato ogni anno nel sito della FIN) consiglia di insegnare le basi del delfino contemporaneamente a quelle dello stile rana per evitare che questo ultimo tenda a consolidare equilibri acquatici caratterizzati da un bacino fermo,in conflitto con le "future" necessità del delfino.
Inoltre la più moderna didattica consiglia di insegnare ai bambini da subito tutte le nuotate grezze prima di passare ad affinarne una specifica (multilateralità).
Non lo si dice in modo esplicito perché a non conoscere i rapporti tra i requisiti necessari si rischia di fare un macello e allora piuttosto è meglio lavorare in modo tradizionale,ma la didattica moderna è orientata così.
Gli stili grezzi tutti e subito.
Certo che se l'istruttore per primo non lo sa fare......
Io sono d'accordo con chi dice che per essere bravi insegnanti non occorre avere vinto le gare....ma se vuoi vendere delle pere,bisogna che in cantina qualche cassetta di pere tu ce le abbia....

Comunque il bravo maestro non è quello che lavora a pappagallo facendo sempre il compitino magari senza conoscerne i motivi e le implicazioni;è invece quello che lavora sulla base di un ragionamento,non importa se questo lo porta a seguire gli schemi o ad uscirne o se qualche volta commette un errore;la cosa che qualifica un maestro è la consapevolezza,unica cosa che fa si che il proprio lavoro produca esperienza e crescita,perfino nel caso di errori.

Ciao

--- programmi di allenamento per nuoto libero GRATUITI elaborati da tecnici dell FIN (Federazione Italian Nuoto)

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Stefano, tu hai ragione, ma se la "direzione" ti impone una certa scaletta didattica e associa ad alcuni "step" il passaggio di livello, purtroppo ti devi adeguare.
Da noi in passato (la nuova gestione prevede rana e delfino assieme, per fortuna) dovevi sapere la rana per passare di livello, quindi fare il delfino tecnicamente non permetteva il passaggio di livello tanto caro ai genitori (che pagando.... Sono un po' i nostri capi).
E, volente o nolente, tutti gli istruttori dovevano seguire gli step dei livelli. Poi io come altri miei colleghi anticipavamo gli esercizi base del delfino.... Ma senza la rana non potevi mandare avanti i ragazzi. E gli adulti, che ancora di più si arenano sulla tecnicissima rana.
Altro discorso nelle lezioni private dove ho sempre seguito "scalette" mie... Ma nei corsi... Ahimè, devi seguire le imposizioni dall'alto.

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Si conosco certi modi di ragionare.
Ma il fatto è che le società serie danno una linea didattica ma sanno anche che lo scopo della linea è unicamente quello di illuminare una strada buia a chi la conosce poco,mentre la vera ricchezza di una società è la varietà metodologica del corpo istruttori.
Quelle che invece credono che la linea didattica sia un assioma da seguire a priori sono le società peggiori,le più povere,quelle dove i ragazzi sono seguiti da gente che fa un compitino privi di consapevolezza,e non imparano "grazie a",bensì "nonostante"....

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46 (modificato da Thorpe 30-08-2014 19:53:53)

Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Durante un corso... non specifico quale, un noto prof, ci spiegò che nella sua piscina fa le scalette con tutti gli esercizi che i suoi istruttori devono eseguire, settimana per settimana, la cosa fu talmente agghiacciante che gli chiesi appunto..... mi scusi ma così facendo impedisce qualsiasi libertà di iniziativa  agli istruttori?! e luii: se nn faccio così quelli dormono......

già questo dovrebbe farci capire che purtroppo anche chi insegna a chi deve insegnare fa delle cose assurde dal mio punto di vista.
In linea generale passare ad esercizi nuovi e quindi VARIARE non fa altro che stimolare il sistema nervoso a produrre nuove sinapsi e rendere la nostra rete "autostradale" sempre più complessa fitta e articolata... fornendo quindi nuovi input per migliorare anche negli stili che paradossalmente possiamo accantonare un attimo per migliorare l'altro stile... tutti ciò che porta a nuove esperienze è un bene, ovviamente come dice stefano, ciò non implica e non autorizza a fare una zuppa di fave tutto insieme e ad capocchiam ^^

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47

Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Dolphin Kick wrote:
"e sul particolare principale che frega molti, anche tanti agonisti a quanto vedo, ovvero tenere lo sguardo estremamente basso verso la superficie dell'acqua col collo rilassato e non guardando il muretto opposto, che ti da l'illusione di prendere più aria ma ti fa affondare molto di più."

In questi giorni sto nuotando al mare (trasferta di lavoro) e mi sono concentrato su questo particolare, effettivamente la nuotata è più fluida e di soddisfazione.
Ho due problemi però:
1) Le onde disturbano
2) Su 30 metri di distanza tra una boa e l'altra arrivo a sinistra di 5 metri.... XD
Va bè, in piscina questi problemi non si hanno... :-)

A proposito, ma quanto è faticoso partire da fermi a delfino... XD

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Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

Anche un altro allenatore mi fa notare che le spalle escono troppo poco dall'acqua.
Ecco come ho affrontato una vasca braccia delfino gambe stile:

https://www.youtube.com/watch?v=X2wqPgi9BTs&feature=youtu.be

la sua opinione è che in generale non sono abituato a lavorare con la parte bassa del corpo; lo si nota anche a stile.
Però ho provato a fare una vasca anche con le gambe a rana (a rana spingo bene) e anche lì stessa osservazione.

Io però non sono del tutto sicuro: ho provato a guardare il video di una gara con Chad Le Cos e Locthe e in effetti mi pare che le spalle escano decisamente dall'acqua.

La sensazione che provo io nuotando è che se prendo il ritmo, non accuso particolare resistenza da parte dell'acqua. Inoltre, ho sempre pensato di dover usare le braccia solo per avanzare: non vorrei che poi succedesse che mi metto a usarle per tirarmi su dall'acqua.

Sono a corto di idee, è una cosa che non riesco a "visualizzare".

The ice caps are melting, Leonard.
In the future, swimming isn't going to be optional.

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49 (modificato da NaCIO 08-02-2015 23:40:21)

Re: Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!

E' possibile il delfino con le gambe a "rimorchio"? La frustata è frutto del lavoro della muscolatura delle gambe? Ho una gamba debole 10% e l'altra è 0,5%. Per farvi capire, se uso solo le gambe - anche a sl - non muovo di un cm, anzi tendo ad andare all'indietro. Come si impara il movimento del bacino? da dove parte il gesto? Ho braccia forti smile

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