Assolutamente corretto.
Io ho impiegato 2 anni (o due stagioni settembre/luglio complete, se preferisci) per imparare il delfino.
Il secondo anno l'ho speso per assemblare la nuotata completa e per imparare sopratutto la seconda frustata.
Veniamo a noi, la respirazione, non mi vergogno a dirlo, è un particolare sul quale lavorerò molto approfonditamente quest'anno, la "ciliegina sulla torta" dopo la quale potrò finalmente iniziare a concentrarmi sulle distanze nuotate più che sullo stile in sé e per se (il mio obbiettivo è un bel 100, non mi interessano i tempi, ma 4 vasche a delfino, per un amatore, se fatte con buona tecnica, sono una piccola grande soddisfazione, o due bei cinquantini in vasca lunga) e parlo di un 100 finito bello "allegro", con bracciata corretta e fluida, non come quei tonni che magari vedi annaspare trascinando le braccia tutte arcuate, convinti che "stanno facendo delfino", invece sembrano Raul Bova in quel telefilm.
Ovviamente non è che ora non respiro quando nuoto il delfino, ma mi rendo conto che, come giustamente hai notato anche tu, la respirazione è quasi un disturbo alla nuotata se non la si apprende bene. Ora, in estate, nuoto in vasca olimpionica e ogni allenamento mi sparo qualche 50 a delfino (faticoso ma bellissimo, la vasca è infinita), qualcosa che per me era un sogno.
Però quando dopo circa 20 metri devo ovviamente respirare per poter concludere la vasca senza diventare viola, ho proprio quella sensazione di "dispiacere", perché la respirazione non è fluida come le bracciate a testa bassa. Lavorerò molto sulla tempistica del sollevamento della testa e sul particolare principale che frega molti, anche tanti agonisti a quanto vedo, ovvero tenere lo sguardo estremamente basso verso la superficie dell'acqua col collo rilassato e non guardando il muretto opposto, che ti da l'illusione di prendere più aria ma ti fa affondare molto di più.
Non escludo che opterò per vasche intere respirando ad ogni bracciata, un po' come phelps, non perché mi piaccia, ma per capire bene la dinamica del movimento.
Ti racconto questa breve esperienza, perché io ho iniziato a nuotare a 26 anni, da "grande" come te, quindi mi ricordo benissimo cosa vuol dire cimentarsi a fare il delfino quando fino all'altro giorno sembrava difficile fare anche solo un 50 a stile libero.
Permettimi di darti un consiglio sugli esercizi, ce n'è uno che mi aiutato più di tutti ed è il delfino ad un braccio, però il braccio inattivo lo devi tenere lungo il fianco e NON steso davanti. E' molto più utile perché col braccio steso davanti hai una linea di galleggiamento più facile e ti dà sensazioni false che nella nuotata vera a delfino non trovi.
Infatti nel momento in cui le braccia fanno la passata, nel delfino VERO non hai niente oltre il blocco petto-spalle che ti tiene a galla, se invece tieni un braccio davanti è come se avessi qualcosa a cui appoggiarti e che ti falsa la percezione. Allo stesso modo, il delfino col braccio davanti ti consente di fare una pausa senza affondare quando le braccia sono entrambe davanti e questa pausa poi rischi di portartela nella nuotata completa, se invece il braccio inattivo lo tieni lungo il fianco devi andare subito in presa, come nella nuotata vera, altrimenti affondi.
Puoi farlo respirando di lato, non importa, ma aiuta molto e ti consente di capire il momento esatto in cui devi dare la seconda frustata, ovvero quando il braccio e in zona addome!
Spero ti sia utile, a presto buon delfino!