Argomento: Abituarsi a fare le cose giuste anche quando affaticati

Quando nuoto (ma succede direi in tutte le attività: ad esempio anche quando corro), mi capita tipicamente questo:
mettiamo che parto per fare anche una cosa relativamente da poco, e da fresco, ad esempio 200 metri a stile senza forzare l'andatura.
Parto cercando di nuotare il meglio che posso, dosando le forze, e tutto sembra filare liscio: mi sembra di scivolare bene, respiro con disinvoltura a destra e a sinistra; di solito ogni tre in modo da ritmare anche la respirazione.
Dopo anche poco, magari 50 metri, comincio a perdere il controllo: il collo comincia a essere rigido, non riesco a governare la respirazione ogni tre; soprattutto comincio a essere asimmetrico. Mi accorgo che con un braccio spingo in modo diverso dall'altro, le gambe cominciano a zoppicare per compensare, e il collo si irrigidisce. Per altro, io credo che in questo caso comincio a usare in parte la bracciata anche per aiutarmi nella respirazione, per tirar fuori la testa.
Uno direbbe che comincio a stancarmi, che è normale.
Ovviamente questo stato di cose degenera con più l'attività che mi propongo di svolgere è lunga, o faticosa.
In ogni modo, se ad esempio decido di sforzarmi di percorrere ad esempio 800 metri, poi in qualche modo, anche "strisciando" e zoppicando, riesco a finire il lavoro.
Questo vuol dire che comunque ho a disposizione una nuotata "viziata", che però in qualche modo riesco a portare avanti; non dico indefinitamente, ma diciamo per amor di semplicità, a lungo. Quindi ci sono dei muscoli, che anche quando sono stanco, riescono comunque a combinare qualcosa.

Ora io vorrei capire questo: come fare per far sì che invece io riesca ad abituarmi a nuotare in modo decente anche in stato di affaticamento? Come abituare "i muscoli giusti" a fare il loro lavoro? Quale la strategia di base per consolidare in modo che sia ragionevolmente automatico nuotare in modo accettabile, invece che trascinandosi in acqua come un naufrago?...

Il mio allenatore (e anche un altro allenatore di Roma con cui mi è capitato di parlarne) sostiene che all'inizio è necessario sforzarsi di portare a termine lavori lunghi "con gli strumenti che si hanno a disposizione", per costruire poi la base su cui affinare successivamente la nuotata.
Io però nonostante tutto sono scettico, ho la sensazione che ci sia un modo migliore per costruire quello che credo si chiami il "fattore condizionale" senza poi abituarsi a nuotate zoppicanti e strascicate, e volevo parlarne qui con voi.

The ice caps are melting, Leonard.
In the future, swimming isn't going to be optional.

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Re: Abituarsi a fare le cose giuste anche quando affaticati

Forse il problema riguarda la respirazione, hai provato a cambiare la frequenza? magari per te respirare ogni tre è troppo oppure troppo poco.

Quando ti senti asimmetrico, potresti provare a cambiare ritmo, tipo respirare ogni 4 la vasca di andata e ritornare a 3 nella vasca di ritorno, oppure rallentare la velocità finché non ti riprendi.

"questo spazio è vuoto perché sono una persona priva di fantasia" Col. Kurtz

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Re: Abituarsi a fare le cose giuste anche quando affaticati

Quello che descrivi è certo una sorta di escamotage che può contribuire a rompere la monotonia motoria e risvegliare la concentrazione. Già mi accorgo di farlo spontaneamente: se mi sento disordinato nell'azione, rallento un attimo, prendo fiato, faccio un tratto di 5 o 6 bracciate senza respirare per riordinare le idee, e poi cerco di ripigliare il ritmo.
Però quello che intendo con questo mio post, è un concetto che in qualche modo si avvicina più al concetto di posturale, piuttosto che di performante.
E trattandosi di attività straordinaria, (nel senso che non è che uno nuota con la medesima assiduità con cui sta in piedi o cammina), intendo posturale come funzionalità: mi viene in mente un articolo che aveva linkato a suo tempo Stefano sulla sua pagina Facebook.
Parlando di nuoto, con "funzionalità" intendo evidentemente ricercare qualcosa che mi consenta di svolgere una funzione, un lavoro nella maniera migliore e più efficiente possibile; avvicino questa situazione all'idea di "posturale" nel senso che si tratta di costruire una motricità che sia automatica come il camminare o il portare la forchetta alla bocca.
Io credo che nel mese di agosto mollerò schede di allenamento iper-faticose, e farò in modo di nuotare spesso, bene (per quanto mi sia possibile) e con lavori poco faticosi.
Penso ad esempio di fare delle sessioni con tante ripetute brevi nuotate con calma e riposo quanto basta.
Magari frammezzate da tratti che non siano a stile; che so, potrei pensare a 20 x 25 ad andatura controllata, riposi abbondanti, in blocchi da 5 x 25, dove farei ad esempio 4 x 25 stile + 1 x 25 (nuotata a piacere, anche solo gambe o solo braccia).
Il noto principio del "poco, ma spesso".
L'idea (la speranza) è che cervello e corpo "dimentichino" quello che sono abituati a fare in condizioni di stress, e che quando poi si ritroveranno in condizioni di stress, attingano come risorsa a una nuotata che sia quanto meno ordinata.

The ice caps are melting, Leonard.
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Re: Abituarsi a fare le cose giuste anche quando affaticati

Per rispondere al tuo primo post, non credo che esista una soluzione particolare, se non quando la stanchezza avanza riprendere la concentrazione e focalizzare l'attenzione in particolare sulla presa in acqua e l'assetto, li per li sembra essere piu' faticoso, ma in realta' paga a livello di velocita' ed efficacia, rendendo poi il tutto meno faticoso per assurdo.
A tutti succede che la fatica porti ad avere movimenti meno fluidi, irrigidimenti o assetto che si perde un po', l'allenamento e la testa anche nei momenti piu' difficili alla lunga consente di migliorare  e automatizzare la risposta nervosa e muscolare.

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Re: Abituarsi a fare le cose giuste anche quando affaticati

Ma sai Meg, ieri sera mi sono unito al mio gruppo, che a differenza del sottoscritto sta continuando a fare schede di allenamento abbastanza onerose: ebbene, c'era questo lavoro per cui si trattava di fare delle ripetute da 50 mt in B2 in blocchi da 4.
Siccome un po' non ne ho voglia, un po' che è da settimane che non nuoto "duro", l'ho un po' dimezzato, e ne ho approfittato per provare a fare i miei 50 respirando ogni 5. Ma sai che mi sembra di filare molto meglio?
Certo, le ragioni possono essere varie: forse la respirazione non mi viene proprio a regola d'arte; o forse, anche, quello che stavo facendo non mi metteva alla prova duramente, e quindi riuscivo a governare meglio l'attività.

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Re: Abituarsi a fare le cose giuste anche quando affaticati

Ciro, ne abbiamo parlato tante volte. La condizione fisica influenza fortemente la tecnica, a meno che non sia un talento naturale. A mio parere è sbagliato fare delle ripetute brevi con recupero q.b. perché' il tuo problema è condizionale. Devi fare volumi e fermarti quando inizi a smanettare, quella è la tua base di partenza.

Ne ho parlato spesso con Gregorio Paltrinieri, in gara si prende una mini pausa ai 1000 mt circa proprio perché è consapevole di non avere una gran tecnica.

Da quando mi alleno in vasca da 50, ho iniziato con dei riscaldamenti da 300 mt e, ad oggi, ne macino 800. Il mio riscaldamento equivale ad un lavoro aerobico di base che mi consente di portare a termine tutta la sessione di allenamento.

Devi lavorare sulla condizione fisica associata ad una nuotata pensata in ogni sua azione, aumentando giorno per giorno il volume con una nuotata corretta. Scorciatoie non esistono.

1) AUT DISCE, AUT DISCEDE
2) Azzoppare il cavallo pensante....questo

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