Il punto non è ginocchia chiuse o larghe,bensì la loro posizione relativa a quella delle caviglie.
Durante la spinta (che va fatta verso dietro) le ginocchia NON devono essere più esterne delle caviglie.
Perchè se noi consideriamo le gambe come una leva,le cosce sono la forza,le caviglie sono la resistenza e le ginocchia sono il fulcro.
Se le ginocchia stanno più larghe delle caviglie abbiamo una leva molto sfavorevole (mi pare sia del terzo tipo)
Questo significa che la forza applicata viene parzialmente dispersa.
Oltre a questo tale situazione può facilmente provocare lesioni al tendine in caso si applichi una grande forza.
Infine,questa posizione fa si che ad ogni singola gambata si produca uno strofinamento della cartilagine del ginocchio,che in un diportista da poochi metri non fa nulla,ma se uno nuota tutti i giorni km su km in quella maniera,dopo pochi anni resta senza le ginocchia ecammina comematusalemme.
Per evitare questi problemi e per ottenere la massima efficacia dalla forza applicata è necessario che al momento della spinta le ginocchia siano più interne rispetto alle caviglie oppure in linea con esse.
Quindi non è necessario che le ginocchia stiano chiuse come se ci scappasse la pipì,anzi è meglio se non le appiccichiamo,basta solo che non siano più larghe delle caviglie.
E non è facile correggere questo errore perchè occorre abituare gli adduttori a fare un lavoro poco naturale,a me sono capitati allievi che dopo la correzione lamentavano grande fastidio ai lati delle gambe.
Se dunque un istruttore dice di tenere le ginocchia chiuse probabilmente lo fa per esasperare la postura nel tentativo di correggere un errore.
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