ruva ha scritto:Ciao a tutti,
ho lurkato un po' sui forum e adesso vorrei chiedervi un consiglio.
Ho 43 anni, facevo nuoto a livello agonistico quando avevo 12 anni, adesso sono poco più di un principiante... e corro prevalentemente maratone, da tapascione, si intende, vorrei passare al triathlon
sono troppo lento per fare lo sprint, e non sono in condizione di fare l ironman, quindi mi concentro sull olimpico o sul mezzo ironman, il che vuol dire nuotare 1.500 o 1.900 mt, in acque aperte.
Il mio allenamento attuale, terribile, lo so, solitamente consiste in 2-2,5km in piscina:
200/300 mt riscaldamento
300-600 mt tavoletta (con pinne o senza)
300-600 palette (con pull buoy o senza)
500 mt on/off (cioè mezza vasca forte e mezza piano)
defaticamento...secondo il tempo a disposizione
Capisco che nuotare in mare è tutt altra cosa, comunque respiro da entrambi i lati, non ho grossi problemi a nuotare a testa alta (ho giocato un po' a pallanuoto), ma vorrei capire cosa aggiungere o modificare al mio allenamento;
Ho una particolare avversione per gli esercizi di tecnica specifici migliorare il recupero e la gambata, a ma sono pronto ad ascoltare i vostri consigli....credo di essere troppo scarso per inserirmi in una squadra master, anche perchè posso dedicare uno/due giorni al massimo al nuoto.
grazie in anticipo
Prima di tutto va puntualizzato che nel triathlon la frazione a nuoto deve prendere meno energie possibile.
Questo è il punto di partenza.
Però poi il discorso in realtà è molto più complesso e cambia da matti a seconda dell'atleta e delle sue capacità natatorie.
Dunque,la frazione a nuoto spazia dai 4 minuti circa della frazione più breve (400) ai 15 minuti e più della frazione da 1500 che interessa a te (i tempi ovviamente sono riferiti ai professionisti del nuoto ovviamente).
Ebbene la regola aurea nello sport è la seguente:
esaltare al massimo i propri punti di forza e limitare i danni nel resto.
Significa che se un triatleta è poco acquatico,la frazione a nuoto la dovrà fare col minimo dispendio possibile,vale a dire in resistenza o al massimo avvicinandosi alla soglia.
Invece un nuotatore scafato avrà convenienza a sfruttare la sua praticità e ottenere il miglior rapporto qualità\prezzo,e io consiglio di nuotare la frazione di nuoto in soglia con brevi facoltativi accenni di potenza aerobica (Vo2Max).
In modo cioè da sfruttare la sua acquaticità ma anche in modo che il dispendio energetico non sia eccessivo e che possa essere facilmente recuperato in pochi minuti nelle frazioni successive senza comprometterle.
Metabolicamente parlando,il triatleta nuotatore ha convenienza a fare allenamenti di soglia e potenza,invece il triatleta poco acquatico ha convenienza di fare soprattutto (ma non solo) allenamenti tra la resistenza e la soglia.
Tecnicamente parlando :
Prima di tutto la respirazione:
respirate col ritmo che vi pare e quando vi serve e soprattutto i meno dotati che respirino soprattutto dal lato migliore.
Alcuni consigliano la respirazione a tre che però in realtà non si vede in nessuna gara,tutti respirano dal lato migliore per evidenti esigenze di crono.
In allenamento è importante imparare la respirazione ambidestra che sarà utile per controllare gli avversari da ogni lato si trovino,ma a parte questo se siete ambidestri è meglio,sennò respirate dove vi fa più comodo.
Il discorso gambe:
grnde dibattito su gambe si o gambe no,una volta in un sito dedicato al triathlon ho sentito uno (incompetente) dire che battere più forte le gambe permette di fare meno fatica (roba da mat) :
va ricordato che le gambe bruciano tantissime energie e che la loro intensità di battuta deve essere inversamente proporzionale alla distanza da coprire e alla velocità che si intende mantenere,inoltre le gambe non sono mai davvero propulsive nel nuoto a crawl perchè la parte del leone da un punto di vista propulsivo la fanno le braccia.
Ovvio che se l'atleta sbiscia allora le gambe sarebbe meglio mettercele per evitare di fare la biscia,ma la mia esperienza da tecnico mi dice che l'atleta che scodinzola,di solito NON dispone di buone gambate e se ce le mette peggiora addirittura le cose.
Quello che invece ha una bella battuta di solito nuota con assetto molto buono anche quando non le batte,perchè la muscolatura che controlla l'azione di gambe (quella corretta però) è la stessa che controlla l'assetto idrodinamico.
Per questo motivo le gambe vale la pena di allenarle a prescindere dal loro utilizzo in gara o meno.
Seconda cosa: che senso ha stancare le gambe quando dopo ci aspetta la bici e poi la corsa ?
Vero che la biomeccanica dell'azione è differente e la muscolatura impegnata idem,ma il fatto è che quei muscoli delle gambe che sono attori nella gambata a nuoto,poi lavoreranno come sinergici nella frazione in bici e di corsa,non posso permettermi di stancarli.
Molto meglio nuotare di braccia e tronco che sono istituzionalmente i principali muscoli attori nel nuoto,e risparmiare le gambe per dopo.
Morale: in allenamento le gambe allenatele eccome,perchè fortifica la bassa schiena che mi serve per nuotare diritto e per tenere su le gambe anche quando le muovo poco,ma poi in gara: -se siete acquatici e le gambe vi aiutano a dovere usatele quel tanto da ottenere il meglio dalla vostra frazione ma senza stressarle troppo.
-se invece NON siete acquatici e le gambe addirittura vi rallentano....la risposta corretta è facile.
Obiettivi metabolici in gara e in allenamento:
Come dicevo sopra,se fosse una gara in vasca di 1500 sarebbe da fare tutta in Vo2 Max con finale submassimale,essendo invece la frazione iniziale di una gara di durata invece no,in questo caso la strategia per la frazione a nuoto dipende dalle skills dell'atleta:
se la frazione a nuoto è uno dei suoi punti di forza vale la pena cercare di esaltarla,altrimenti è meglio cercare di contenere i anni.
Nel primo caso la scelta migliore sta nell'attestarsi su andature comprese tra la soglia e la Vo2Max,con percentuali che dipendono dal peso specifico che si intende dare alle successive frazioni di corsa in relazione alla frazione di nuoto.
Nel secondo caso,il nuotatore che cerca di contenere i danni avrà la convenienza di nuotare in resistenza con punte massime di andature vicine alla soglia,in modo da conservare tutto il massimo potenziale prestativo per le frazioni nelle quali ci si sente più performanti.
Questo per quanto riguarda la gara.
Gli allenamenti invece seguono una logica leggermente diversa.
Sia che il nostro obiettivo di gara sia la resistenza,sia che sia la soglia o la potenza aerobica (Vo2Max) è importante che l'atleta alleni ognuna di queste qualità,perchè sono strettamente interconnesse tra di loro e non èpossibile svilupparne unasenza lavorare pure sulle altre.
Ovviamente in prossimità della gara ognuno si orienterà sui propri passi di gara e privilegerà la qualità che prevede di utilizzare in gara,quindi il nuotatore più forte le andature sopra soglia o limitrofe,e quello meno acquatico le andature di resistenza fino alla soglia.
Senza mai dimenticare le esercitazioni tecniche,che permettono di abbattere le resistenze all'avanzamento.
Consiglio di allenamento:
lavorare molto con i cambi di passo,che permettono di abituarsi a recuperare durante fasi di nuoto a media intensità le energie spese durante le fasi più toste.
Consiglio di gara:
imparare a nuotare e respirare senza sollevarsi a testa fuori,bensi a respirare di fianco e poi guardare avanti alzando solo gli occhi:permette di nuotare e respirare con più efficienza senza pregiudicare la visione del campo di gara
Consiglio finale per i triatleti poco acquatici.
Fate in ogni allenamento tante vasche col pool buoy,e magari coi piedi legati da un elastico,in modo sviluppare una buona capacità di scivolamento che vi farà arrivare a fondo frazione non primi,ma almeno in minor tempo e con minor fatica.
PS
Non fare mai sempre e solo lo stesso allenamento.
Varia sempre le dimensioni delle ripetute,avendo cura di frazionarle quando devi allenare le andature più intense e vicevecersa per la resistenza.
Ciao
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