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Argomento: allenamento post infortunio

ciao a tutti


Dopo una leggera infiammazione del sovra spinato, curata a quanto pare (e qui vado di gesto scaramantico) con

semplici esercizi agli elastici fatti con costanza sto ritornando piano piano a regime.

L’obiettivo è quello di fare due allenamenti amatoriali settimanali percorrendo 2000 metri + un terzo allenamento

settimanale diciamo di scarico o comunque di rilassamento dato che lo farei in pausa pranzo con meno tempo a

disposizione anche per non forzare subito con la spalla.

Il fisioterapista mi ha detto che devo alternare dorso e stile per non rafforzare “troppo” gli intrarotatori a svantaggio

degli extrarotatori ed evitare quindi che i vari muscoli della spalla non lavorino bene.

Ora faccio 1200 metri in questo modo

4 x 50 stile

4 x 50 dorso

4 x 50 stile

4 x 50 dorso

4 x 50 stile

4 x 50 dorso

secondo voi pero’ potrei strutturare diversamente l’allenamento per evitare un po’ di monotonia?

Tenete presente appunto che vorrei fare un numero di vasche a crawl = a quelle fatte a dorso.

Grazie a tutti.

Buona vita.

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Re: allenamento post infortunio

Buonasera Gian, mi sono appena iscritta e sono a caccia di informazioni sul recupero da infortuni. Così sono incappata nel tuo messaggio. La mia unica domanda è riguardo al tuo fisioterapista: ha una qualche specializzazione particolare? Sei/eri/sarai un agonista? Perchè a me il fisioterapista ha detto "sì, il nuoto fa bene, non esageri", niente di più. Mi chiedo se è il mio ad essere sotto la media o è il tuo ad essere un fenomeno.

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Re: allenamento post infortunio

A giudicare dal tipo di lavoro che svolge penso di potere anticipare ad erbetta che no....gian non era agonista.

Quanto al lavoro proposto a stile e dorso non capisco bene come questo farebbe alternare il lavoro dagli intrarotatori agli extrarotatori,dato che entrambi gli stili si avvalgono dello stesso modello biomeccanico incentrato sugli intrarotatori.
Non che sia sbagliato alternare il lavoro,ma sono sicuro che il fisioterapista sarà anche bravo,ma di come il corpo viene impegnato nel nuoto capisce poco.
Piuttosto ti consiglierei di infilarci la rana,ma dato che non conosco il tipo di problema che hai preferisco aspettare il parere di Marina,che invece è esperta sia di nuoto sia di ciò che serve per darti dei buoni consigli.

Se vuoi (anzi DEVI) evitare la monotonia prova a scaricarti qualche allenamento di quelli che abbiamo nella apposita sezione.

Ciao

--- programmi di allenamento per nuoto libero GRATUITI elaborati da tecnici dell FIN (Federazione Italian Nuoto)

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Re: allenamento post infortunio

Da luglio, rimossa la ferraglia dal braccio, ho cominciato a integrare la fisioterapia con la piscina. L'acqua fredda e, forse, la necessità di concentrarmi su tutto il corpo, mi hanno aiutata fin da subito a sopportare meglio il dolore. Ancora oggi, a distanza di molti mesi dalle fratture, mi trovo non saper distinguere il confine tra impossibilità meccanica, dolore e paura del dolore. In altre parole se mi è impossibile effettuare un movimento mi chiedo: non lo eseguo perchè il mio corpo non è più in grado, perchè la soglia del dolore me lo impedisce, o è la paura del dolore a bloccarmi? Distendere il braccio, piegare il polso, ruotare la spalla, sono movimenti che compio passivamente, se devo farlo da me mi occorrono diversi secondi di concentrazione e molte azioni sono ridotte, alcune impossibili.
Tempo, pazienza, pazienza, tempo.
Il nuoto mi è stato di grande giovamento, ma nè il chirurgo, nè l'ortopedico, nè la fisioterapista hanno saputo scendere nel dettaglio riguardo a che cosa fare. Quest'estate ho preso qualche lezione privata. Utile fino a un certo punto perchè, credo giustamente, l'istruttrice era un po' in apprensione nel mettermi sotto sforzo. Quindi se io ho già male di mio e devo costringermi a fare una cosa e tu mi dici di andarci piano, alora non credo che arriveremo molto in là. Morale, ho ripreso a nuotare per conto mio. Risultato: da luglio ad oggi, in media, vado in piscina tra le 15  e le 18 volte al mese. Con il tempo ho gradualmente aumentato il lavoro, a seconda di come mi sentivo di fare, arrivando ora a 40-60 vasche. All'inizio sguazzavo in un'imitazione di rana zoppa, poi ho inserito una sorta di stile libero e, per ultimo, con enormi difficoltà, dorso.
Passando il tempo, invece di riacquistare tono muscolare al dx, la situazione è peggiorata, più dolore, perdita di sensibilità alle dita, riduzione dei gradi al polso, gomito e spalla, perdita di sensibilità. Segue elettromiografia e programmazione (a gennaio 2013) di un nuovo intervento (nervo ulnare).
Nel frattempo, imperterrita e testona, continuo a giocare alla sirenetta. A novembre/dicembre ho anche seguito un corso di nuoto, nela speranza di ottenere qualche dritta. Il riscontro è stato nullo, l'attenzione degli istruttori era per i principianti a zero, noi due o tre che più o meno sapevamo nuotare avevamo soltanto un ruolino di marcia da seguire: otto vasche così, dieci vasche cosà, tavoletta, avete finito? ok, ciao. Non sto recriminando, per carità, solo non era il contesto giusto per me. Così sono tornata al faidate, ma non va bene, ho bisogno di ragionare sul mio piano di lavoro con cognizione di causa, cosa che non ho.
Procedo ad illustrare i problemi che ho e che mi piacerebbe affrontare.
Il danno che ho subito (aprile) è al polso destro, con quattro fratture scomposte di radio e ulna. Intervento e gesso per 45 giorni.
In piscina:
rana: forzando la spinta col destro ho dolore al polso ma sopportabile. Riesco ad essere quasi simmetrica nel movimento ma non nella spinta, so di barare riducendo l'azione della sinistra e illudendomi di essermi messa in pari...
stile: all'inizio mi era impossibile usare il destro e lo tenevo fermo lungo il fianco. Poi sono passata allo stile superman (o saluto nazista), cioè col il braccio infortunato steso (piegato in verità) avanti a me. Poi la spalla ha ripreso vita e ora riesco a compiere il movimento del braccio fuori e nell'acqua. Mi sono esaltata del successo e il mio lavoro è diventato: una decina di vasche a rana e 30-40 a stile. Ed è qui che il braccio si è rattrappito, infatti mi son resa conto di imbrogliare: o piego il gomito o distendo il braccio e tengo la mano di taglio rispetto al pelo dell'acqua. Braccio dritto e mano a posto non lo faccio e non so perchè. Non ho male, passivamente raggiungo quella posizione senza resistenze, ma non so farlo. E' tremendo guardare una parte del nostro corpo e vedere che si fa beatamente i fatti suoi (e qui non resisto a questa considerazione idiota: magari i maschietti al riguardo sono più abituati).
Tavoletta: con un braccio solo mi ribalto, tenere il destro sulla tavoletta è troppo doloroso
Dorso: non riesco, il braccio mi cade sulla pancia o mi do una manata in piena faccia.

Tante volte vado in piscina e non so bene che fare, il destro mi fa male e il sinistro è stanco di lavorare per due. Ma vado lo stesso, come oggi. Alla peggio farò solo gambe dorso. Tutto, pur di non stare ferma.
E visto che ho scritto un romanzo, vi risparmio la fase "uscita dall'acqua". Lo stile balena spiaggiata mi viene piuttosto bene..

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