Usterìa...
Riflettevo su quanto avevi scritto sul post di andrew881, dove spiegavi che negli attimi di filmato in cui non nuota, si vedeva che non era fluido nel suo muoversi in acqua (non me ne voglia andrew se lo cito in questo senso): mi è sembrata una cosa nuova e mi sono chiesto come mi comporto io in acqua al di là del fatto di nuotare.
E così ho pensato che se uno è veramente a suo agio in acqua, deve potersi fermare e ripartire stando appunto in acqua con tranquillità, senza perdere l'equilibrio.
Come dire: quando faccio attività terrestre, faccio una sosta e resto in piedi. Il "corrispondente" di questo fatto in acqua non può essere fermarsi dove si tocca, mi sono detto: devo essere in grado di sostare dove non tocco, galleggiare e riprendere fiato, e poi ripartire, senza aver bisogno di riappoggiare i piedi sul fondo e, in teoria, a fini di studio dell'ambientamento, anche eliminare la spinta dal muretto. Questo giusto nell'ottica di "sperimentare di tutto in acqua". Credi che possa essere un ragionamento corretto?
Ora anche quando nuoto in compagnia di altre persone, in effetti vedo che nel caso di soste alla fine di sforzi piuttosto intensi, se ci si trova nel punto della piscina dove c'è fondo (nel mio caso, 180 cm), quasi tutti si aggrappano al delimitatore della corsia, piuttosto che al muretto, o al blocco di partenza: insomma, si trova la maniera di sostenersi per recuperare fiato.
Oggi ho notato che, come dici tu, riprendere fiato in galleggiamento è dura, sento di fare più fatica a inspirare: ho fatto questo nel corso di serie da 25 dedicate a esercizi di tecnica, quindi non ero sotto sforzo intenso. L'ho considerato un modo di integrare gli esercizi che stavo facendo.
Però se mi confermi che riprendere fiato in galleggiamento è dura, diciamo che mi conforta: temevo fosse una mia lacuna su cui lavorare.
Pensi che sia una buona idea sforzarsi di fare così fra una ripetuta e l'altra?
The ice caps are melting, Leonard.
In the future, swimming isn't going to be optional.