Brutta storia,quella del fiato è una misera scusa,perchè un conto è far passare un paio di lezioni (un paio,non un mese) per dare modo all'allievo di prendere confidenza (anche metabolicamente),e per dare il tempo all'istruttore stesso di valutare l'allievo tecnicamente (infatti non sempre basta un'occhiata per stabilire cosa sia errore e cosa un comportamento passeggero dovuto alla fatica);un altro conto invece è lasciare gli allievi al proprio destino,e non è assolutamente vero che gli istruttori facciano tutti così.
Comunque prima di condannare questo istruttore senza nemmeno averlo visto all'opera,c'è da dire che nella didattica bisogna seguire determinate tappe,per cui capita che pur avendo l'allievo alcune particolarità da correggere,occorre prima lavorare sui requisiti necessari a risolverle,dunque invece che chiedere correzioni,momentaneamente impossibili,si preferisce farlo nuotare (con precise indicazioni o esercizi) per consolidare un particolare elemento importante che poi ci servirà in futuro.
Dunque può capitare che nel frattempo l'allievo pensi di non essere seguito (o al contrario di essere già perfetto e non più bisognoso di correzioni);quindi per evitare fraintendimenti e incomprensioni io comunico sempre all'allievo questo genere di cose.
Altre volte invece può effettivamente trattarsi di latitanza vera e propria dell'istruttore,quasi sempre causata da incompetenza,cioè l'istruttore brancola nel buio,non sa come valutare gli allievi o non sa come correggerli,perciò non gli resta altro che proporre vasche su vasche senza nemmeno fingere di guardare.
C'è un sistema per riuscire a capire quale tipo di istruttore abbiamo di fronte,senza ricorrere a discorsi che possano metterlo sulla difensiva,oppure offenderlo ingiustamente:
devi sapere che ogni BUON istruttore sa di dover comunicare con l'allievo non solo,e non tanto,per lavoro da assegnare o errori da correggere,bensì per sensazioni da interpretare;quelle che noi istruttori chiamiamo feedback,cioè le informazioni sensoriali che gli allievi recepiscono eseguendo i diversi compiti assegnati.
Gli allievi vivono in modo diverso e personale le proposte motorie,e spesso non sono in grado di comprendere davvero quello che stanno facendo;
l'istruttore dal canto suo non può sapere ciò che passa per la testa dell'allievo e quello che prova intimamente durante certi esercizi,perciò non sempre riesce a capire il vero motivo di una risposta inefficace alle sue richieste.
Dunque è necessario che l'allievo comunichi all'istruttore questo genere di sensazioni in modo che vengano tradotte in qualcosa di utile e comprensibile,e in modo che l'istruttore riesca a "leggere" meglio l'allievo e adeguarsi alla situazione.
Tu prova a fare esattamente questo,cioè prova a comunicargli eventuali disagi in alcuni esercizi,o sensazioni particolari,impressioni che senti ma che non sai se corrispondano a realtà,sono sicuro che se ci pensi capirai cosa intendo e ti verranno fuori un mucchio di domande;
ebbene se lui è un istruttore degno di questo nome reagirà positivamente,grato di un monte di informazioni che lo agevoleranno tantissimo nel suo compito di insegnante,fornendogli addirittura idee precise su quali esercizi provare per darti gli input giusti.
Se invece,senza magari reagire proprio con aperto fastidio (cosa possibile),cercherà di glissare senza dare troppo peso a quello che gli dici,o cercando di fingere di ascoltarti lì per lì ma dimostrando poi di non farsene niente di quel genere di informazioni allora,come minimo,non hai di fronte un maestro bravo e appassionato.
Ciao
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