@ricottina
grazie mille per la segnalazione. li guarderò certamente.
mi piace molto studiare il nuoto da un punto di vista così tecnico anche perché il prossimo anno mi piacerebbe frequentare (università permettendo) il corso di istruttore I.
in ogni caso, quando nuoto per allenarmi, preferisco mettere da parte tutte queste nozioni perché altrimenti se mi metto a pensare cosa deve fare concretamente la mano, il braccio, le dita la mia azione perde in fluidità efficacia e spontaneità. pensa che, dopo aver ripreso dopo un lungo infortunio, per un certo periodo mi trastullavo il cervello su questi dettagli puramente spaziali al fine di recuperare la mia vecchia nuotata. ebbene gli effetti si sono rivelati molto negativi perché ciò mi impediva di concentrarmi sull'unica cosa che conta: spingere acqua. prima dell'infortunio una cosa del genere potevo permettermela perché avevo una più che buona padronanza della nuotata e quando tiravo l'acqua la sentivo molto dura. dopo l'infortunio questo era un lusso che non potevo permettermi perché avevo perso tanta sensibilità e quindi il più delle volte l'acqua l'accarezzavo.
ora quando nuoto, cerco di essere il più possibile spensierato perché ci penserà la mia sensibilità ad organizzare un'azione efficace. un approccio analitico lo adotto talvolta quando faccio tecnica.
al momento fra l'atleta che ero e l'atleta che sono attualmente c'è ancora un abisso notevole e questo è abbastanza frustrante. purtroppo sia a causa del problema su citato sia a causa di continui problemi fisici che mi perseguitano non riesco nemmeno ad avvicinarmi ai tempi che ero in grado di fare (sui 100m in a2 faccio fra i 7-10 sec in più rispetto a due anni fà). ma spero di essere sulla buona strada
ps. ste ti rispondo dopo ché adesso devo andare a nuotare