stefano '62 ha scritto:A livello didattico la difficoltà di respirare su un certo lato è la cartina di tornasole che mi dice che ci sono delle anomalie nell'equilibrio della nuotata,forse causate da differenze nella sensibilità e nell'intelligenza motoria di un arto rispetto all'altro.
La possibilità di riuscire a correggere questo handicap dipende tantissimo dal lavoro a monte in questo senso e quindi dal lavoro di coordinazione o anche di solo braccia in apnea (con apnea intendo-impropriamente-a viso immerso,soffiando)
A livello professionistico invece l'incapacità di respirare da ambo i lati si traduce nella possibilità di uno sviluppo disequilibrato della muscolatura (quindi posturale) in caso di altissimi volumi,o in altri casi (gare) nell'impossibilità di controllare agevolmente gli avversari;però è garantito che in caso di competizione (a parte i momenti in cui devi controllare gli avversari) si respira sempre e solo dalla parte preferita,se esiste,perchè ciò permette di abbassare il tempo;mentre i tentativi di miglioramento (assolutamente necessari) sono rimandati alle sessioni di allenamento.
Notorius ha detto:
"Questa frequenza di respirazione ti permette di rimanere quanto più piatto possibile in acqua, evitando tra l'altro mialgie al livello del collo soprattutto nelle gare lunghe, di avere una propulsione simmetrica, di avere una buona coordinazione del gesto e ti evita di andare in iperventilazione come quando si respira con una frequenza di due bracciate."
Premesso che condivido il concetto,vorrei precisare che la frase "quanto più piatto possibile" (comunque ho capito cosa intendevi e condivido,io respiro a 6\8 fino a che ci riesco) può dare l'idea (falsa) che la posizione piatta sia quella più idrodinamica.
Questa idea in voga più di 50 anni fa è stata messa da parte quando è stato dimostrato che il rollìo e il movimento di rotazione delle spalle permettono una serie di grandissimi vantaggi non solo idrodinamici;da allora per fortuna nessuno più insegna (almeno spero) a stare piatti con le spalle appiccicate all'acqua;invece l'equilibrio corretto prevede una rotazione del busto attorno all'asse del corpo che determina un cambio alternato di appoggio del peso,al punto che la respirazione,se fatta molto ma molto bene,non cambia di una virgola l'assetto del corpo.
L'entità dell'angolo di rotazione è personalissima e dipende dalla propria efficienza articolare,dalle distanze coperte e dal punto di respirazione rispetto all'azione delle braccia.
Quindi,fatte salve le validissime considerazioni sui risvolti posturali o tecnici,la decisione di respirare a 2 a 3 a 4 o più,da un lato solo o da entrambi,è assolutamente personale e nessuno è ancora riuscito a dimostrare la superiorità di un sistema sugli altri.
Ciao
...ciao Stefano62, il mio consiglio di ieri riguardo la necessità di imparare a respirare da ambo i lati, pensavo fosse abbastanza chiaro ci si riferisse ai lavori svolti nelle sessioni di allenamento non certo durante le fasi concitate di una gara. D'altro canto è vero, quando dici che la possibilità di riuscire a correggere questo "handicapp"dipende tantissimo dal lavoro che dovrebbe essere fatto fare a monte dagli istruttori, se parliamo di didattica e scuola nuoto, che invece diciamolo pure molto spesso non fanno o non sanno far fare per carenze proprie di preparazione (è facile nelle scuole nuoto trovare pseudo istruttori nn qualificati...)..!!!!!! Esistono gli esercizi di sole braccia in apnea, ma esistono anche gli esercizi coordinativi di sole gambe o solo braccia successive o alternate in cui viene inserita la respirazione. Quindi è normale che se questi lavori nn vengono fatti fare sin da subito, diventa difficile dopo parlare di coordinazione, di respirazione, di motricità acquatica, ecc..ecc...ecc, ....anche se non è mai troppo tardi cominciare a lavorarci su per migliorarsi...!!!!! Per quanto riguarda poi "la nuotata piatta" forse mi sono espresso male, ma io mi riferivo a quello che molto spesso per i neofiti o i meno esperti si traduce nel non dimenarsi spasmodicamente, come invece si vede spesso fare nelle varie piscine, cercando la respirazione ogni due bracciate. Cercando di respirare con una frequenza minore, si ha una stabilità migliore in acqua e soprattutto si impara a "cercare l'acqua" e non l'aria. Questo se parliamo di scuola nuoto, se poi è chiaro parliamo di nuotatori più evoluti, allora possiamo parlare di rollio delle spalle, di presa/appoggio, di trazione, di spinta e quant'altro che determinano un normale rollio delle spalle e con la coordinazione delle gambe anche una normale leggera rotazione del busto sul proprio asse. Ma la rotazione del busto non deve essere cercata con la respirazione in cui invece deve essere solo la testa a ruotare, ma deve essere una normale conseguenza delle varie fasi di presa, trazione e spinta nella bracciata che determinano il rollio delle spalle. Per concludere, quindi, tornando al consiglio che voleva il nostro amico, forse nelle brevi distanze in vasca, può essere indifferente respirare a 2 a3 o a 4 bracciate, ma sicuramente dovendo affrontare una lunga distanza, come credo volesse fare, sicuramente avere una frequenza più bassa (4 bracciate), ti permette di avere una frequenza respiratoria più consona al tipo di gara (durata e distanza), un affaticamento minore e ti permette di concentrarti maggiormente sulla nuotata preoccupandoti di "cercare l'acqua", e quindi la motricità, e non l'aria. Basta che tu faccia una semplice prova, anche in piscina, su una distanza anche solo di 1500 mt, respirando prima ogni due bracciate e poi magari un'altro giorno farne un'altra respirando ogni 4 e poi alla fine delle due sessioni controlla i battiti (la frequenza cardiaca), lo stato di affaticamento muscolare e vedrai che anche i tempi saranno diversi. Provare per credere...!!!!!