Ho letto con interesse tutto il dibattito, tralasciando la parte relativa alle schermaglie, che comunque è giusto ci siano in democrazia.
Devo essere sincero, pensavo che la convinzione del "il mio sport è il più duro" esistesse solo nel mondo delle palestre (dal quale provengo), ma sono felice che nel nuoto/ciclismo/atletica la convinzione permanga. Anzi, credo che a chiunque chiediate, probabilmente vi dirà che il suo sport è il più difficile/faticoso/impegnativo, anche al giavellottista o a chi fa tiro al piattello, anche a chi gioca a poker di professione.
Quello che sostiene Stefano è semplicemente che gli sforzi intensi di media durata sono per certi aspetti i più probanti per il corpo, e credo che il motivo sia semplice, al di là delle spiegazioni scientifiche: sono intensi ma discretamente lunghi, riassumono dunque l'intensità e l'aerobia in un mix assai impegnativo. Credo che su questo non ci piova.
Ho però notato che nessuno di voi ha posto l'accento su una cosa molto molto molto molto molto importante, ovvero che il corpo di ognuno di noi (cioè di ogni atleta) è diverso l'uno dall'altro. Pertanto credo sia sbagliato dire cosa IN ASSOLUTO sia più difficile/faticoso/intenso per il corpo umano, semplicemente perché siamo tutti diversi e ciò che è assai probante per me, probabilmente non lo è per voi e viceversa. Se infatti ciò che dice Stefano fosse vero UNIVERSALMENTE (non discuto l'aspetto scientifico, ma quello "soggettivo") significa che Lochte o Phelps, che sono specializzati nelle gare cui lui fa riferimento, cioè le più "dure", allora dovrebbero mangiarsi senza problemi anche tutte le altre gare che vengono qui definite "lente", quasi "poco impegnative". Ovvero gli 800, i 1500 e via discorrendo. Cosa che, invece, non fanno. Anzi, probabilmente sui 1500 Lochte farebbe dei tempi ridicoli in ambito internazionale.
Pertanto, credo sia sbagliato fare una piramide degli atleti come se ci fossero atleti più resistenti o " più super" di altri. Semplicemente ci sono persone che sopportano meglio un certo tipo di sforzo e persone che ne sopportano meglio un altro, ma non per questo chi fa la maratona è un vecchietto e chi fa i 200sl è un super uomo, semplicemente sono cose che non si possono paragonare, al di là di tutti gli aspetti scientifici. Questo perché i gesti atletici vanno ben oltre il mero aspetto dei battiti cardiaci, della pressione sanguigna o dei valori aerobici di cui voi parlate con lodevole dovizia di particolari, ma ci sono tanti altri aspetti, non da ultimo quello psicologico. Aspetti che non penso siano meno importanti della semplice capacità polmonare o cardiaca, appunto.
Ecco, ci tenevo a dire solo questo, dalla discussione pare emerga questa sorta di piramide basata sulla proprietà transitiva, ovvero: "se faccio l'allenamento per i 200sl allora tutto il resto per me è uno scherzo". Su questo vorrei non si facesse confusione, perché se Phelps si mettesse a fare una maratona, probabilmente morirebbe a 3/4 di gara, nonostante i suoi allenamenti massacranti che, come Stefano ha ben spiegato, sono TEORICAMENTE i più difficili.
La mia opinione!