Come nell'apprendimento di qualsiasi altra abilità motoria,il mantra è prima il grezzo facile e corretto,poi il resto.
Quindi prima si ricerca la continuità dell'azione di braccia contestualmente alla biomeccanica corretta.
Poi si ricerca il ritmo,visto che ricordo che fa parte dei parametri strutturali della nuotata.
E per ultimissime le considerazioni spaziali,tipo la posizione del gomito e la traiettoria delle mani.
Quindi prima si imposta magari a secco la biomeccanica:braccia larghissime e mani intraruotate.
Poi si fa in modo che la eseguano senza pause,eliminando eventuali accenti di forza errati portandoli su una azione omogenea e continua
Solo ad azione continua e omogenea ci si può concentrare sul giusto ritmo:cioè inizio passata piano,spinta e uscita forte e ritorno avanti di slancio passivo e senza trascinamenti,e di nuovo rallentare DOPO l'ingresso in acqua.
Per ultimissimo e solo se ce ne fosse effettivo bisogno,allora può diventare utile ragionare sulle spazialità,evitando nel modo più assoluto però di parlare in termini specifici di spazialità,cioè di esse o di zeta di zorro o altre amenità,perchè il parametro spaziale non deve per nessuno motivo essere percepito come tale,ma solo come conseguenza spaziale della sensibililtà di azione.
Vale a dire che se date dei parametri che possano essere intesi come un disegno,quelli faranno un disegno.
Se invece per esempio dite di prendere acqua come nella bracciata a rana e poi di spingere come nella bracciata a stile,allora quelli essendo privi di un disegno ma dotati di uno scopo compiranno una azione utile e più adeguata.
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