Saparanoia ha scritto:Vorrei proporre una discussione su Tecnica ed allenamento per i master. Cioè, mi spiego, come riuscire a mediare tra bisogno di tecnica, fondamentale per chiunque e anche per i master, e l'allenamento altrettanto fondamentale. Spiego il mio "problema": io ho a disposizione 3 sedute a settimana da 1h20min e una ventina di atleti di livelli cronometrici e tecnici differenti. Come riuscire ad ottenere il massimo da entrambe le cose? Per la tecnica non basta mai il tempo considerando la scarsa sensibilità alle correzioni di moltissimi di loro e il poco tempo a disposizione. Ho cercato di adottare qualche strumento didattico per aiutarmi e aiutarli nel correggersi ma come sempre non basta mai e poi devono comunque nuotare altrimenti le gare non le riescono a fare e perchè è anche quello che vogliono; ma nuotare con gli errori (orrori?!) fa sì che questi diventino sempre più automatizzati e diventi sempre più difficile eliminarli (anche se per riuscire a nuotare con tecnica ci vuole una buona applicazione della forza e una buona base di nuoto a priori). A chi allena, cosa ne pensate e come fate con i vostri master?
ciao
Ottima domanda che richiede una risposta breve ma una premessa lunga.
Per la mediazione tra tecnica e forza leggi la discussione dall'inizio.
Invece per quel che riguarda la correzione degli errori (negli adulti) e la relativa scelta tra opportunità e metodi della correzione,occorre considerare due cose:
se esistono i requisiti necessari alla correzione,e quale sarà l'impatto reale che tale correzione potrà avere sulla nuotata (non sempre positivo)
Esistono requisiti di ordine percettivo tecnico e antropometrico:
percettivo perchè non basta che l'allenatore comunichi un errore,è necessario che l'atleta abbia piena consapevolezza di esso e dei suoi effetti,diversamente non avrà un metro per valutare gli effetti delle esercitazioni di correzione;
tecnico nel senso che prima di chiedere una correzione all'atleta occorre considerare quale siano i requisiti tecnici per quella correzione e se l'atleta ne disponga;diversamente occorrerà costruirli;
antropometrico perchè se l'atleta non dispone delle caratteristiche articolari o fisiche necessarie allo sviluppo dei requisiti tecnici,ogni indicazione sarà non solo inutile ma addirittura perniciosa e frustrante anche da un punto di vista psicologico.
Diciamo per esempio che abbiamo un atleta che commette l'errore enorme della pausa in basso a dorso,grosso errore di continuità e di ritmo delle azioni propulsive,e rema a braccia alterne in modo discontinuo.
Prima di tutto individuiamo il requisito tecnico,che in questo caso è la nuotata a dorso a braccia alterne con pausa in alto e tutte le sue variabili (dorso doppio con pausa alta etc.);dopodichè cerchiamo di valutare se l'atleta dispone del requisito antropometrico necessario (efficienza articolare) e sia in grado per esempio di stare con entrambe le braccia distese in alto senza affondare la testa e senza spezzarsi una spalla.
Se l'indagine è positiva,allora cerchiamo di creare il requisito tecnico se ancora non c'è (facendo l'esercitazione),e quello percettivo,non solo informando l'atleta dell'errore,ma anche facendogli vedere un filmino del suo errore,chiedendo variazioni di nuotata col metodo del contrasto per acuire gli effetti dell'errore,e via di questo passo....giungendo infine anche in modo analitico alla correzione,con buone probabilità di successo.
Se invece non dispone dei requisiti antropometrici,molto ma molto facile in un master,allora in questo caso andargli a dire che fa un certo errore è quasi peggio,perchè lo si mette in una situazione senza via di uscita con grossi contraccolpi sulla nuotata che potrà modificare solo in peggio.
In questi casi è molto meglio proporre esercitazioni che abbiano lo scopo specifico di migliorare la situazione antropometrica e rimandare la correzione a quando diventerà possibile senza invece peggiorare la nuotata.
Pure io alleno un gruppo masters e sento forte il grande problema della personalizzazione della tecnica del singolo in un gruppo variegato (ne ho 60).
Ti dico come faccio io.
Li osservo quando fanno le ripetute più voluminose,munito di carta e penna e annoto su un blocchetto errori e note antropometriche per ognuno di loro.
Poi elaboro sempre per ognuno di loro una serie di esercizi di tecnica necessari a correggere questo o quello e di esercizi per migliorare questa o quella postura,se necessario anche a secco.
La lista degli errori è lunga,quella delle cause e delle soluzione un pò meno.
Negli allenamenti successivi,a prescindere dagli obiettivi metabolici,imposto i lavori di tecnica (che devono trovare spazio in OGNI allenamento,dai bimbi ai masters) sulla base di quello che ho annotato,in modo mirato e pianificato invece che casuale.
Poi vado a correggere al posto giusto e al momento giusto se e quando i requisiti sono maturati grazie alle esercitazioni,evitando invece di assillare qualcuno con correzioni tecniche frustranti ed eccedenti la sua capacità di gestione.
Nessun miracolo,ma cercare di raccogliere il possibile senza pretendere di andare in triciclo sulla Luna.
Ciao
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