126

(1 risposte, pubblicate in Rana)

Per vedere cosa c'è sulla rana in questo forum fai cosi:
clicca su indice,la pagina prencipale del forum
poi clicchi su "Indice analitico del Forum" ben visibile nella sezione "prima di iniziare" che prende quasi tutta la schermata
poi scorri in basso tra le sezioni numerate,al numero 05. Rana trovi i link per arrivare a tutte le discussioni che abbiamo sulla rana.
se invece scorri più in giù trovi la sezione 12. Allenamento che tratta nello specifico dei metodi allenanti,e subito più sotto al punto "12.02 target metabolici e gare" trovi cose ancora più specifiche,tra le quali due o tre discussioni sull'allenamento della rana,in generale e per distanza.
Prova a cercare e a leggere un pò in giro,poi se hai dubbi posta tutte le domande che vuoi nel posto che ritieni più adatto.

Ciao

Basta una sola lezione con un maestro che sappia come fare.
-maestro in acqua
-prova di immersione viso senza bere,con bollicine e senza bollicine
-quando ci sono i due requisiti di cui sopra,ci si mette in acqua bassa più o meno fino al petto,e si prova a sedersi sul fondo.

E' impossibile,e la sperimentazione sulla propria pelle della spinta di archimede verso l'alto,e di quanto sia difficile andare a fondo,e del fatto che l'affondamento comunque è lento e non è come cadere dal quinto piano,di solito è sufficiente a far passare la paura dell'acqua.
Dopo poi restano le paure accessorie,tipo di non sapersi gestire e bere per sbaglio o non riuscire ad arrivare al muretto,che passeranno col tempo consolidando le sensazioni ottenute con questo primo esercizio e con la conseguente eliminazione della paura di affondare.

Ciao

128

(8 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

lol
esatto.

129

(8 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

C'è un solo modo:
ore di volo.

130

(10 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

La visita medica è un semplice certificato di idoneità sportiva non agonistica fatto dal tuo medico di base

Le prove (come da normativa FIN) consistono nel dimostrare di sapere fare tutti e quattro gli stili in modo decente,di saper fare il tuffo di testa,le virate e di nuotare in subacqueo senza occhialini.
Nelle zone meno serie la normativa FIN a volte viene presa in modo un pò elastico,magari li per li qualcuno sarà contenti perchè cosi consegue un facile accesso,ma sappiate che la scarsa serietà quando si presenta permea sempre il tutto e significa che pure quel corso non vi insegnerà granchè di serio.

Non è necessario essere agonisti anzi nel novero di ogni corso sono sempre una sparuta minoranza.

131

(9 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

Questo genere di cose le sistemo con questo consiglio dato a bordo vasca: "prendi l'acqua e tira."

132

(2 risposte, pubblicate in Presentazioni)

Benvenuto,trovi molte risposte e discussioni su questo tema nella sezione master nei tread dedicati al nuoto di fondo in mare.

Ciao

133

(3 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

In realtà si riesce anche con le gambe a stile e persino con quelle a delfino (un pò più facile che con gambe a stile).
E' solo più faticoso e difficile rispetto alla gambata a rana o al calcio alternato del pallanuotista (che è diverso dala gambata a rana) che permettono di stare fuori con poca fatica anche fino quasi all'ombelico.
Certo che se uno non ha imparato la tecnica allora diventa impossibile persino il banale,e certi esami sono ideati proprio per stanare quelli che non sono in grado di stare nell'acqua come si deve.
Fai una lezione privata e fattela insegnare.
Se poi non ci riesci allora amen,parlando da istruttore di salvamento........se si tratta di una selezione per salvamento o per i pompieri vorrà dire che l'eventuale bocciatura a quella prova potrebbe salvare la vita a te e chi si affida al tuo intervento.

134

(18 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

Chiaro che l'intensità della spinta è in relazione a quello che vuoi ottenere.
Ci sono mille modi diversi per gestire le andature,giocando su ampiezza frequenza e intensità,al variare dei parametri cambia marginalmente la tecnica esecutiva.
Non esiste una tecnica univoca,la tecnica è elastica e plasmabile a seconda delle diverse esigenze,non solo tra velocità o passeggiata,ma anche a seconda delle scelte personali.
La cosa peggiore che si può fare,è pensare di trovare la tecnica perfetta e poi nuotare sempre cosi.

Non è che il sistema anglosassone sia sbagliato e si debba abbandonarlo,è che NON è un metodo di lavoro.

rheya ha scritto:

Per favore, Stefano, puoi spiegare meglio  questo punto ?
Che vuol dire ? che non si devono fare piú allenamenti di repetition e interval training in nessun caso ?

Vedi il fatto è che è impossibile evitare di lavorare su repetition o interval o distance,non esistono lavori diversi da quelli a parte lo stare fermo in poltrona,qualsiasi lavoro ricade nell'uno o nell'altro caso.
Non si tratta dunque di un metodo tirato fuori dal cappello di qualcuno,ma soltanto di una classificazione dei lavori possibili.
Ed è pure una classificazione estremamente generica e inutile da un punto di vista programmatico,perchè se si eccettua il long distance che è per forza aerobia,invece interval e repetition possono essere tutto e il contrario di tutto anche variando soltanto pochi parametri di lavoro.
Per esempio modificando anche di poco le andature i volumi e i recuperi da un giorno all'altro,io posso fare oggi un interval training che si traduce in aerobia,domani uno che si taduce in soglia,dopodomani uno che si traduce in resistenza alla forza e il giorno dopo uno che si traduce in Vo2 Max,pur essendo tutti quanti interval training;discorso simile per il repetition con solo qualche distinguo ma il senso resta quello:
Nessun metodo,pura e semplice classificazione dei modi di lavorare,senza alcuna considerazione degli effetti allenanti prodotti.

Invece il sistema italiano elaborato da sette tecnici federali in una ormai famosa serata del 1989,prima identifica e codifica tutte le diverse qualità metaboliche che possono costituire obiettivo di gara,cioè tutte le combinazioni possibili dell'impiego sinergico dei diversi sistemi metabolici del corpo umano (fosfocreatina,aerobico e anaerobico) e poi fornisce indicazioni su come ottenerli.
Per cui abbiamo con dominanza dell'aerobico:
A2 resistenza aerobica (impegno anaerobico irrilevante) in termini percentuali
B1 soglia anaerobica    (impegno anaerobico discreto)
B2 potenza aerobica     (impegno anaerobico elevato)
e con dominanza dell'anaerobico:
C1 resistenza alla forza  (impegno aerobico discreto)
C2 forza esplosiva      (impegno aerobico irrilevante)
C3 forza rapida.      (sistema della fosfocreatina,impegno aerobico e anaerobico irrilevanti)
NOTA BENE: i sistemi energetici lavorano sempre e comunque tutti insieme,è per questo che è impossibile avere una qualità metabolica dove uno dei due sistemi sia a impegno zero.

A questo punto ad un allenatore basta sapere che nelle gare di meno di venti secondi la resistenza specifica di gara è la forza rapida,che nelle gare di meno di un minuto le qualità obiettivo di gara sono la forza esplosiva e la resistenza alla forza,che fino a due minuti comincia a contare la Vo2Max e che il suo peso in gara aumenta progressivamente fino alle gare fino a 40 minuti circa,dopodichè comincia a contare di più la soglia anaerobica mentre la resistenza fa la padrona nelle gare al di sopra di un'ora.
Dopodichè si programma il lavoro in modo da lavorare ovviamente su tutto dando un maggiore peso specifico alle resistenze specifiche delle gare obiettivo,che saranno diverse non solo da fondista a velocista,ma anche solo da un cento a un duecento,o da un 800 a un 1500.

Quindi se il "metodo" anglosassone parla solo delle cause,quello italiano si concentra sugli effetti (metabolici) e suggerisce come causarli.

E' evidente che il metodo italiano è anni luce avanti a quello anglosassone,che si limita a parlare di repetition e interval,e non è un caso che poi hanno cominciato a venire a "rubare" da tutto il mondo.

Il passo successivo lo ha fatto Castagnetti,che ha teorizzato il metodo in "passo di gara".
In pratica proprio come si fa nell'atletica leggera,si preferisce far lavorare l'atleta per la grande maggioranza del tempo alle andature che dovrà riprodurre in gara,in modo da favorire la coordinazione tecnico specifica della gara obiettivo e limitare la possibilità che la tecnica venga "disturbata" da assetti differenti.
Ovviamente le distanze saranno diverse da quelle della gara e le ripetute vengono elaborate in modo da centrare l'obiettivo metabolico di giornata.
E' ovvio che in questo quadro i velocisti faranno giocoforza ripetute con diversi parametri di carico dai fondisti o dai mezzo fondisti,e che da un 50 a un 100 o da un 200 a un 400 ci saranno enormi differenze,e queste differenze si rifletteranno per forza sui volumi.
Poi se un velocista si fa lo stesso dei km il punto è che dipende da come vengono fatti quei km;perchè fare 7 km con 4 di lavoro e 3 di tecnica o lavoro accessorio,non è la stessa cosa che farne 2 di lavoro e 5 di accessorio.
E' questo l'unico motivo per cui i km si fanno lo stesso,perchè comunque la tecnica e i lavori accessori (virate partenze etc) comunque vanno fatti,ma è chiaro che il carico cambia dal lavoro centrale all'accessorio.
Ma a prescindere dai km,sono decenni che in Italia si pratica il metodo dei passi di gara,e si sa che i fondisti lavorano sul fondo e i velocisti lavorano sulla velocità.
Per cui l'allenatore prende l'atleta (ovvio si parla di professionisti,mentre i ragazzini non potendo essere ancora specializzati si fanno tutta la trafila dalla resistenza a tutte le altre qualità) e identifica la sua andatura ideale di gara,dopodichè programma i lavori in modo che pur rispettano l'obiettivo metabolico di giornata quello nuoti il più possibile a quella andatura,mentre il resto è tecnica o scarico.

Del resto non è una cosa misteriosa,basta entrare in un centro di preparazione olimpica per vedere che nell'atletica leggera lavorano a scatti e poi quarti d'ora interi di riposo....non è che bolt si allena facendo 10 km alla botta,ma nemmeno i velocisti dell'atletica americana....

E' chiaro ora perchè sorridevo degli americani ?

Quanto ai testi purtroppo non sono in commercio,i tecnici elaborano dei testi che poi vengono distribuiti ai corsi federali o discussi ai convegni.
Può darsi che qui e la quache tecnino pubblichi qualcosina ovviamente senza spinte di marketing,altrimenti l'unica è frequentare quei corsi e quei convegni come il sottoscritto,oppure farseli prestare.

Ciao

136

(6 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Quando il delfino fa male alla schiena significa che la nuotata non è corretta.
Il delfino fatto senza errori stimola gli addominali,questo significa che i muscoli lombari sono spenti per una legge fisiologia ed è impossibile che possano attivarsi e generare dolore.
L'errore che più frequentemente genera il mal di schiena è il recupero a braccia piegate.
Le braccia dovrebbero spingere fino in fondo e le mani uscire dietro al sedere e vicino alle cosce,poi girare per largo destra e sinistra senza piegarsi manco di un millimetro,proprio come fossero ingessate (ma morbide).
Se invece (per esempio) le mani non arrivano dietro al sedere poi le braccia escono ai gomiti e recuperano piegate ad aeroplanino,allora non è delifno,è cetaceo,e addio schiena.

137

(2 risposte, pubblicate in Presentazioni)

Benvenuta.

La ultra specificità è una invenzione italiana (Castagnetti teorizzò e applicò i metodi di allenamento in passo di gara primo fra tutti nel mondo).
Fa piacere sapere che anche quegli zucconi degli americani cominciano a copiarci e ad abbandonare i loro ridicoli sistemi (repetition interval etc) classificati in base allo strumento invece che sull'obiettivo metabolico.

Consiglio la lettura dei testi italiani,sono meno esotici di quelli esteri,ma di fatto molto più validi.

139

(6 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

Se vai nell'indice analitico (in evidenza nella pagina iniziale) trovi due o tre discussioni sui problemi al naso.
In effetti l'allergia al cloro non esiste,essendo il cloro un elemento del nostro corpo è impossibile essere allergici.
Leggi le discussioni e troverai diverse soluzioni per risolvere il tuo problema.

140

(1 risposte, pubblicate in Presentazioni)

Benvenuto.

141

(1 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

Dipende da dove ti trovi ora di preciso.
Da quello che dici sembri parecchio indietro,al punto che devi ancora imparare a galleggiare prima di metterti a nuotare.
Da qui a giugno dovresti riuscire come minimo ad assimilare i primi schemi,tipo il cagnolino o a battere le gambe,per il resto è come sopra:dipende da come stai messo di preciso adesso.

142

(1 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

Aumenta il numero di ripetute fatte in subacquea.

143

(2 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

Tu siediti sott'acqua,e poi spingi forte.

Esercizi per le spalle per guadagnare un pò di capiacità di azione visto che è claustrofobica e gira troppo bassa e lineare (cerniera lampo,mezzo recupero,recupero a triangolo con gomito alto etc.)

Esericizi per il ritmo (distribuzione corretta della forza) per togliere l'errore di rallentamento della mano prima dell'ingresso: (nuoto alternato con gambe ferme,cercando di fare subacquea lenta e recupero rapido finchè la mano non affonda per benino).

145

(1 risposte, pubblicate in Presentazioni)

Benvenuta.

146

(1 risposte, pubblicate in Presentazioni)

Benvenuto.

Metodi non ne esistono due ma un milione,ognuno ascrivibile a diverse filosofie di base,alcune più recenti altre più datate,
Il più antico è il metodo lineare,secondo cui il nuoto si insegna a pezzi in un ordine predefinito (linearità) stabilito per progressioni di difficoltà,finchè non si assemblano tutti i pezzi come quando si gioca con i lego.
Poi è arrivato il metodo a griglia,nel quale le abilità che prima erano il linea ora sono messe alla rinfusa,in considerazione del fatto che la progressività della difficoltà delle esercitazioni è personale,quindi la linearità personale di qualcuno è diversa dalla linearità ideale di qualcun altro,quindi si insegna non a caso ma adattandosi ai gruppi o ai singoli,in maniera che prima o poi i tasselli della griglia (gl esercizi) vengano sperimentati tutti.
Infine è arrivato il metodo globale,dove per globalità si intende la preferenza dello sviluppo delle capacità coordinative invece della fossilizzazione su uno schema rigido;tale metodo si fonda sulla considerazione che un movimento parcellizzato senza finalità apparente può venire meglio sviscerato soltanto dopo che il sistema nervoso lo abbia riconosciuto come componente di uno shema più complesso,stavolta finalizzato;diversamente assumerebbe le caratteristiche di una abitudine motoria avulsa dal controllo del Snc,inutile e immodificabile,invece che di uno strumento plasmabile e modificabile sotto controllo del Snc per scopi finalizzati,come dovebbe essere.

Tutte queste filosofie devono la loro liceità al rispetto dei crismo della metodologoia della diattica,secondo la quale l'apprrendimento motorio diventa possibile solo se le proposte sono:
realistiche,cioè si dispone già dei requisiti per la loro esecuzione
impegnative,cioè se la loro esecuzione richiede un impegno concreto
di difficoltà marginale,cioè se soo poste in ordine di difficoltà crescente.
Quando si rispettano queste condizioni,ogni metodo è lecito.
Quando non si ripettano,non siamo più di fronte alla libertà didattica,ma alla incompetenza.

Però tra queste tra filosofie la più intelligente è l'ultima,ma solo quando si prendono in considerazione le motivazioni che stavano alla base del metodo lineare e di quello a griglia.
Per asicurarsi che lo sviluppo della coordinazione si fondi su basi realistiche,cioè in presenza dei requisiti richiesti,evitando le richieste eccessive,cioè quelle per le quali ancora mancano i requisiti necessari:
esempio,non chiedi il crawl completo a un bimbo che non sa fare uno scivolamento decente;non chiedi le gambate a un bimbo che non galleggia,e cosi via.
Questo significa che il metodo,anzi i metodi al plurale,migliori di insegnamento sono quelli che si fondano su un mix delle tre filosofie metodologiche,nel rispetto dei crismi della metodologia della didattica esposti sopra.

Se invece siete alla ricerca di uno schemino precotto da seguire copia-incolla per evitare di dover ragionare nei modi di cui sopra,allora non siete ancora pronti per l'insegnamento.

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(1 risposte, pubblicate in Presentazioni)

Benvenuto.

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(7 risposte, pubblicate in Rana)

Occhio che il visintin e il counsilman spiegano a posteriori quello che accade a livello visivo alle gambate a dorso,e non va preso come input didattico.
Mi spiego: le gambe nel dorso non devono essere tese bensi distese e rilassate,qual'è la differenza ?
La differenza è che tese significa rigide e distese significa diritte,quindi devono essere distese e rilassate.
Ed è questa rilassatezza che determina il fatto che una volta che applichi la forza ai femorali (come devono essere le gambate a dorso) in fase di recupero quelle siccome sono rilassate ti dondolino al ginocchio.
Questo significa che nella gambata corretta la gamba si flette,però lo fa in modo passivo e involontario.
Se tu invece cerchi di piegarle apposta perchè l'hai letto un un libro il risultato sarà che attiverai il polpaccio e invece di gambate (femorali) avrai delle inutili pedate (polpaccio);la prova dell'errore l'avrai nel momento in cui userai le pinne:se le fai sentirai dura la coscia,se le fai male avrai crampi al polpaccio.

Quindi a gamba a dorso non deve essere diritta e dura perchè non ti muoverai.
Però non deve nemmeno essere piegata apposta perchè di nuovo non timuoverai.
Deve stare diritta e rilassata sia alla caviglia sia al ginocchio,in modo che l'azione del femorale produca l'effetto voluto.

Per quanto riguarda la rana non è questione di scuole di pensiero,ma di cordinazione e la scelta più razionae varia non solo in base all'atleta ma anche in base alla frequenza di nuotata.
Voglio dire che la risposta definitiva su quale sia il punto ideale dove collocare la spinta,non esiste.

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(4 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

Ovvio che la mano per uscire prende e va da basso verso su.
Ma il fatto è che se io nell'ultimo momento della spinta applico una forza verso dietro,questo sposta le masse di acqua verso dietro quindi nel successivo momento durante il quale la mano le attraversa per riemergere non può generare nessun vettore di spinta.
In questo senso la mano è "scarica" quindi il suo trasferimento passivo da giù a su non produce effetti a prescindere dalle angolazioni.