Io eviterei di assimilare un gesto usando il pull; così come eviterei di farlo usando un qualsiasi altro attrezzo.
Ci sta che fai delle prove con il pull perché vuoi sperimentare momenti della bracciata senza pensare ad altro, ma nell'ambito generale della nuotata, quello che fanno le braccia non è "distaccato" da quello che fa il resto del corpo.
Sarebbe come dire che correndo, pensi di migliorare la falcata delle gambe tenendo le mani in tasca, perché così le braccia che si dimenano non ti disturbano.
Quando corri, il movimento delle braccia serve per controbilanciare le gambe e mantenere l'equilibrio in generale.
So che sembra quasi strano, ma nel nuoto, credo di aver capito, accade una cosa esattamente analoga: quello che riesci a fare con le braccia è correlato con quello che fai con il resto del corpo: le spalle, il collo, il bacino, le gambe.
In sostanza, la priorità maggiore, è quella di mantenere un buon equilibrio; dapprima consapevole, ossia che chi impara a nuotare deve un pochino esercitarsi. Poi successivamente fare tanti esperimenti per imparare a mantenere l'equilibrio in modo naturale e inconsapevole, spontaneo, ovvero senza pensarci.
Poi, in una fase successiva, si possono inserire gli attrezzi per allenare momenti o fasi specifici della nuotata, ma questo in nuotatori che abbiano già assimilato un buon senso dell'equilibrio e della nuotata.
In sostanza: se non riesci a imprimere una bella bracciata, distesa, continua e ben ritmata, è possibile che questo dipenda da quello che fai con altre parti del corpo.

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(7 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

Forse il tuo affanno non è un problema di mancanza di fiato: a giudicare dalla tua presentazione, non sembri essere un tipo del tutto sedentario.
Evidentemente, essere performanti, richiede allenamento specifico, ma la tua esigenza non è una performance, ma semplicemente nuotare senza avere la sensazione di schiattare. Il fatto che tu non ci riesca, significa che devi imparare a nuotare meglio.
Ovviamente la mia è un'opinione che, ne convengo, potrebbe lasciare il tempo che trova.
Per vedere se la tua nuotata si può considerare ragionevolmente efficiente, puoi fare un esperimento che ho imparato proprio in questo forum: prova a nuotare una vasca da 25 a stile senza respirare; se ci riesci, significa che nuoti in modo sufficientemente proficuo.
Non sottovalutare il fatto che ci sono tanti aspetti che possono concernere l'acquaticità: ad esempio la capacità di gestire con disinvoltura lo scambio respiratorio, che non è solo un fatto di tecnica della nuotata; vedi appunto il consiglio di Paolo.
Io penso proprio di poter dire che integratori in questo caso c'entrano poco; probabilmente dovresti imparare a nuotare meglio, e allora potrebbe essere un buon investimento iscriverti a un corso di nuoto. Spenderesti un po' di più che facendo nuoto libero, ma l'investimento sarebbe ampiamente ripagato.
Potresti essere portato a disdegnare il corso, perché magari non ti sembrerebbe sufficientemente allenante; ma credimi che anche una sessione di corso di nuoto è sempre una bella sgobbata. Solo che in più sarebbe una sgobbata molto più proficua.

Zero totale significa che hai (avevi) paura dell'acqua?

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(48 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Anche un altro allenatore mi fa notare che le spalle escono troppo poco dall'acqua.
Ecco come ho affrontato una vasca braccia delfino gambe stile:

https://www.youtube.com/watch?v=X2wqPgi9BTs&feature=youtu.be

la sua opinione è che in generale non sono abituato a lavorare con la parte bassa del corpo; lo si nota anche a stile.
Però ho provato a fare una vasca anche con le gambe a rana (a rana spingo bene) e anche lì stessa osservazione.

Io però non sono del tutto sicuro: ho provato a guardare il video di una gara con Chad Le Cos e Locthe e in effetti mi pare che le spalle escano decisamente dall'acqua.

La sensazione che provo io nuotando è che se prendo il ritmo, non accuso particolare resistenza da parte dell'acqua. Inoltre, ho sempre pensato di dover usare le braccia solo per avanzare: non vorrei che poi succedesse che mi metto a usarle per tirarmi su dall'acqua.

Sono a corto di idee, è una cosa che non riesco a "visualizzare".

A fine dicembre ho fatto una sessione con un allenatore nuovo: mi ha fatto notare come praticamente non uso le gambe a stile.
Non che non le muova: mi ha fatto capire come le muovo in modo robotico, meccanico, senza che in effetti sentano quello che sto facendo.

Mi ha fatto provare degli esercizi in cui mi stimolava la gambata, e si vedeva subito come la nuotata cambiava, anche nel video.

Inoltre mi ha fatto notare come, su richiesta di fare una progressione, la gambata praticamente non mutava frequenza.

Senza tener conto del fatto che le gambe anche leggermente aperte imbarcano acqua, rallentando ulteriormente la nuotata.

Ho riflettuto parecchio sugli stimoli che ho ricevuto: io mi son fatto l'idea che nuotare a stile senza avere una buona sensibilità di gambe sia un po' come pensare di correre tenendo le mani in tasca.

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(1 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

Tutta in discesa?
Diciamo che tutt'al più sei arrivato in quota e puoi cominciare a goderti il panorama. smile
Guarda, io nuoto assiduamente da ormai 8 anni, e anch'io ho imparato da zero; ti sembrerà un'esagerazione, ma non passa oserei dire una settimana senza che non scopra qualcosa di nuovo da imparare.
Non avrei mai neanche immaginato; si fanno sempre dei passi avanti, più o meno grandi.
Anzi, rispetto ai nuotatori di lungo corso, abbiamo la fortuna che i miglioramenti sono frequenti e molto tangibili. Ogni cosa, che per un vero nuotatore è praticamente scontata, per noi è una conquista di grande soddisfazione.
Poi ogni tanto ti spingi avanti e ti si aprono delle prospettive del tutto nuove.
Uno potrebbe dire: "che sarà mai, vai avanti e indietro in una vasca come un pesce rosso".
Eppure sono mille e ancora mille le cose da imparare, e più ne impari e più ne scopri di nuove.

Complimenti per il tuo risultato: io ho vinto la paura dell'acqua a vent'anni. A 40 probabilmente è ancora più difficile.
Fortunato anche ad aver trovato un istruttore che ha guadagnato la tua fiducia.

In bocca al lupo e buon divertimento!

Io capisco che in allenamento bisogna cercare di darci dentro e un po' oltrepassare il limite, ma secondo me vale sempre "cum granu salis".
Io credo che se mi capitasse una situazione del genere, penserei che ho esagerato.
O per lo meno, che c'è qualcosa che non quadra: senza fare allarmismi, magari anche solo un'influenza trascurata.
Magari una carenza di sonno, o di nutrimento.

Ma è proprio necessario spingersi a tale livello di "sofferenza" negli allenamenti?

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(11 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

Io quando parto tengo i piedi uniti: non ricordo la dizione corretta, credo che sia la "grab start".
Per altro ho una discreta capacità di allungamento; se mi piego in avanti, riesco ad appoggiare per terra le nocche.
Una ragazza giovane e in gamba che gareggia con noi, mi ha suggerito di tenere le mani più larghe dei piedi quando afferro il blocco: dalle nostre parti si dice "Scopa nuova, scopa buona", e spesso ho l'impressione che nel nuoto sia molto vero, ma altrettanto spesso che sia anche un fuoco di paglia; eppure io facendo così ho avuto l'impressione di riuscire a scattare con maggior rapidità.

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(72 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

Ultimamente ho molto ridimensionato la mia "apprensione": ho 40 anni suonati, il lavoro e altri impegni hanno la priorità; l'attività master ora nella mia testa è diventata una attività fondamentalmente ludica.
Questo non vuol dire non darci dentro, anzi: mi sento più sereno, e questo mi consente di affrontare gli allenamenti più spensierato, e proprio per questo, più concentrato e con maggior rendimento. Quando prendiamo i tempi, il cronometro mi stimola sempre molto, così come fare i "garini" con i compagni di squadra, quando capita.
Dopo il battesimo della prima gara, fare allenamento pensando alla gara successiva è molto più divertente e motivante: in squadra siamo tutti pervasi da una smania molto positiva in vista della prova successiva.
Poi, visto che praticamente sempre le gare sono fuori città, ho deciso di approfittarne per fare un po' di turismo: ad esempio, il 1 febbraio gareggeremo a Imola, e quindi io partirò il giorno prima, e ne approfitterò per visitare Ravenna.

Insomma, tutto a meraviglia.
Però l'anno prossimo credo che gestirò i miei allenamenti in modo diverso, cercando di dare molto più spazio alla tecnica, anche approfittando di lezioni private.

Peccato sempre per il muretto, che mi da sempre tanto da penare, ma alla fin fine pazienza... Un giorno supererò anche quello.

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(803 risposte, pubblicate in Quinto stile)

Non per accampare alibi, ma ho questa curiosità: è possibile che, fra nuotatori dilettanti del mio livello, girandomi contro il muretto senza fare la virata io sia in effetti più veloce di uno che fa la capriola, però non in modo particolarmente efficiente?

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(803 risposte, pubblicate in Quinto stile)

Va bè, ieri sera ero in vena di frignare: ora cercherò di essere più costruttivo.
Ci sono due temi, per quel che mi riguarda:

- si è scritto allo sfinimento, e me lo ripete allo sfinimento l'allenatore, che le virate vanno fatte SEMPRE.
C'è anche da dire che nell'autonomia disponibile per nuotare certe distanze, va messo nel budget delle risorse anche il numero di virate.
Ricordo ad esempio un post dove si diceva che se un nuotatore non riesce a fare più di 2 virate, significa che in effetti ha un'autonomia di 75 metri, e che quindi si deve allenare per poterne fare di più.
Se ho capito questo concetto, questo significa che ipoteticamente io dovrei allenare le virate facendo delle ripetute con distanze crescenti; ora però io sono in grado di nuotare a stile per ripetute anche relativamente lunghe, il che farebbe ai cozzi con l'autonomia che ho a disposizione per fare le virate.
Per questo di recente avevo cercato di fare di testa mia, e darmi degli obbiettivi che non mi mettessero più sotto pressione di quanto mi sentissi: ad esempio ripetute da 50 con ripartenze alte, oppure, se in allenamento avevo delle serie da 100, fare almeno la prima di ogni ripetuta. (Obbiettivi che infatti, per altro, ero riuscito a centrare).
Pensate che abbia un senso questo modo di ragionare?

- l'altro tema, ben più critico e strutturale per il mio nuotare, è il collo: non appena comincio a sentirmi affaticato, tendo a irrigidire il collo.
Lo aveva notato subito Stefano in un video che pubblicai ormai qualche anno fa.
E dire che proprio ieri avevo sbagliato completamente la rotazione, e mi sono ritrovato letteralmente a testa in giù, ma non ho avuto problemi di acqua nel naso o simili: mi sono fermato un secondo sott'acqua cercando di capire tranquillamente come riemergere.... (Dico questo perché tipicamente ha di questi problemi chi irrigidisce la mascella o, appunto, i muscoli del collo, se non sbaglio).
Eppure ieri non riuscivo nemmeno a fare le capriole nel modo più elementare, niente, panico vero!
Ieri sera dopo un lavoro di un certo impegno, l'allenatore ha messo da una parte me e un'altra amica che è indietro con le virate, per impartirci degli esercizi specifici e basilari. Io ho fatto presente che ero stanco (non prostrato, ma abbastanza da essere meno concentrato del necessario); però lui sostiene che è necessario esercitarsi sulle virate quando si è stanchi. E io capisco e per certi versi condivido questa idea, ma d'altra parte mi sento ancora molto a disagio su questo tipo di attività, e io credo che mi sarebbe più opportuno fare tanta propedeutica passo dopo passo quando sono bello fresco e rilassato, non credete anche voi che sia così?

Dai, sostenetemi!! smile
Quando ho cominciato a settembre mi sono detto che volevo arrivare a fare un 50 a stile ben fatto, con il tuffo, nuotata vigorosa, e virata: l'1 febbraio avrò appunto il mio primo 50 a stile in gara, è l'occasione perfetta per mettere il sigillo su questo obbiettivo!

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(803 risposte, pubblicate in Quinto stile)

Pazzesco, ora mi è venuta paura perfino di fare la capovolta...
Dopo un po' di lavori misti di resistenza abbiamo provato a fare dei basilari per la capriola, proprio il primo step descritto anche nella propedeutica dell'articolo di Nuotomania.
Niente da fare, non riuscivo nemmeno a piegare la testa, proprio un senso di panico.
Tutto da rifare....

Bella risposta Thorpe, mi sei stato molto chiaro. Leggo sempre molto di buon grado i tuoi post, anche tu sei sempre estremamente lucido e costruttivo nelle tue spiegazioni.
L'articolo di Stefano in verità era un "semplice" post di commento a una pagina Facebook di Nuotomania e parlava dello stretching; nell'estratto che ho riportato faceva riferimento al carico nel nuoto, per l'appunto.

Ma allora, si tratta solo di un fatto di "intensità"?

Di quanto "peso" spinge un muscolo?

Ciao a tutti,

ho creduto di postare qua per parlare di un post di Stefano che ho letto su Facebook circa lo stretching, anche se in effetti vorrei capire con maggior precisione cosa si intende quando si parla di "carico" nell'esercizio fisico, e perché nel nuoto non ci sia.
Riporto il testo:

"Invece lo stretching di scarico nel nuoto NON serve,o comunque ha una importanza limitatissima.
Perchè la funzione delo stretch di scarico è quello di riequilibrare scompensi dati da grandi carichi di lavoro (i pesi in palestra) che nel nuoto non ci sono,essendo uno sport che si svolge nell'acqua in assenza di gravita e a carico zero."

Perdonatemi se mi esprimo in modo dozzinale, non sapete quanto ciò mi faccia soffrire, ma non sono abbastanza tecnico; spero che si capisca quello che vado a intendere.
Io avrei detto che nel nuoto invece c'è carico, nel senso che i muscoli imprimono uno sforzo sull'acqua per spingere il corpo verso una direzione.
Per fare un esempio più chiaro: se io faccio le trazioni alla sbarra, non ho a che fare con il sollevamento di pesi, eppure io sarei portato ad affermare che i miei muscoli stanno facendo uno sforzo di "carico". In modo vagamente analogo, quando nuoto a stile, mi "aggrappo" all'acqua ed esercito un certo carico per imprimere moto.
Anche nuotando a rana, io spingo con le gambe, in pratica facendo qualcosa che potrebbe assomigliare a un esercizio di squat; e per altro, se faccio 50 metri a rana ad andatura da gara, io poi sento i muscoli molto affaticati, anche se magari non mi viene il fiatone come per esempio facendo uno scatto di corsa.

Perché allora nel nuoto non c'è carico? Si parla di "carico di lavoro" quando si esercita il muscolo con pesi (=sforzo) elevati?
Se io faccio lo squat a corpo libero, è un lavoro di "carico"?

90

(72 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

Mentre aspettavo la chiamata, a Livorno, ci fu un signore sulla cinquantina abbondante (anni) di Sesto Fiorentino, con cui presi a scambiare due chiacchiere, commentando che i suoi tempi io me li potevo sognare.
Alché lui mi rispose, con il suo meraviglioso accento toscano "E 'un ti preoccupare: ecché 'un ti liscenzian mi'a"... smile

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(1,654 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

stefano '62 ha scritto:

remate a faccia sotto senza mai respirare cosi da "cavare la tetta" (detto romagnolo che indica svezzamento et similia) alla respirazione

Non sono sicuro di aver capito questo passaggio: intendi dire che bisogna fare le remate in questo modo senza fare la respirazione, per affrancare la respirazione dalla bracciata? Ovvero: la bracciata non deve essere di supporto alla respirazione, perché deve solo essere impegnata per la spinta?


PS: Princisbecco, Ippocampo non è una nuotatrice dell'ultima ora, è anche istruttrice! smile

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(72 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

Le mie compagne di squadra, e anche il mio allenatore, dicono che in verità mi faccio mettere sotto dall'idea di faticare.
In effetti, nessuno pretende da me che faccia il tempo dell'anno, e anch'io non sono alla ricerca della perfezione: al limite dei progressi.

A ben rifletterci, la sola cosa che veramente mi manda in "angoscia", è il fatto di non riuscire a metabolizzare fare la virata.
Abbiamo in programma una nuova gara a Imola, il 1° febbraio; una gara la scegliamo noi, e una la sceglierà il nostro allenatore.
La sola gara che mi manderebbe veramente in crisi sarebbe una gara sul dorso, perché sarei proprio in difficoltà contro il muretto.
Potrei anche affrontare il 50 farfalla, anche a costo di metterci un minuto e mezzo: non sarei preoccupato, la farei come riesco senza troppi patemi (certo, un po' dovrei dedicarmici....).

La prima gara che ho fatto è stata 200 stile: una gara difficile anche per chi è un vero nuotatore.
L'ho fatta gestendola come sarebbe stato nelle mie possibilità, con realismo, senza pretese e senza angosce, e senza fare le virate, perché sapevo che mi avrebbero mandato in crisi.
Ora, soddisfatto di aver superato credo di poter dire con onore questa prova per me impegnativa, il primo obbiettivo da centrare sarebbe di riuscire a farli con le virate, anche perché, fra l'altro, ho fatto più o meno lo stesso tempo delle compagne di squadra di livello analogo al mio, sebben loro abbiano fatto le giravolte.

La virata mi mette in scacco dal punto di vista proprio del patema, del non sapere se arrivato al muretto mi prenderà la paura di farla, e, se la faccio, avere il timore di girarmi troppo lontano e non toccare il muretto con i piedi.

In verità la so anche fare, ma anche solo su 100 metri, già alla seconda già sono in patema.

All'inizio della stagione, di fronte al fatto di penare parecchio a tenere il ritmo degli allenamenti ( di qui questo post), decisi di concentrarmi sul finire i programmi degli allenamenti, senza provare a fare le virate; ho cercato di darmi una priorità.
Ora questa cosa non mi basta più: tante volte è successo che sono riuscito a portare a termine un lavoro che mi sembrava insormontabile.
Eppure, l'idea di dover provare a metterci le virate, mi manda nel pallone fin da prima di cominciare.

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(1,654 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Dico la mia, giusto per vedere se ci ho capito qualcosa; diciamo che faccio un "compito in classe di teoria":

- mi sembra che ci sia qualcosa che non va nel ritmo: non so spiegare bene il perché e il per come, ma ci sono dei momenti in cui esce la testa, quando invece dovrebbe essere sotto; si direbbe quasi che esce la testa quando escono i piedi, il che mi pare un controsenso. Per altro, ieri ha detto la stessa cosa anche a me una mia amica.

- mi pare che muovi le braccia in modo poco ampio, e forse potresti aggrapparti meglio all'acqua.

Ma ovviamente, prendi molto con lasco queste mie osservazioni: le ho volute scrivere più per vedere se qualcuno mi avrebbe corretto, che non per esprimerti un parere che ti possa effettivamente essere d'aiuto.

D'altra parte, ho visto che hai chiuso la vasca senza troppi patemi in poco più di 20": mi sembra un risultato onesto....

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(72 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

No, l'idea di fondo ha molto senso: stimolare il nuotatore su fronti non consolidati per ampliare il bagaglio di esperienze, e per evitare che poi si "accontenti" di fare sempre le stesse cose che in una qualche maniera gli riescono. Sarebbe un discorso anche molto educativo.

Però io dico: vuoi farmi fare, che so, i 50 dorso?
Molto volentieri: aiutami a prepararli!

Io capisco che sia fondamentale costruire i requisiti condizionali di fondo; posso anche prendere per buona l'idea (ma io, di mio, non la ritengo veritiera) che la resistenza si fa nuotando a stile libero.
Ma perché non esercitarmi prima sui momenti nevralgici di quella tal specialità?

Non dico di pretendere di fare la virata perfetta, che mi consente di guadagnare quel decimo di secondo che altrimenti la mia gara è compromessa, ma almeno avere la consapevolezza di quello che sto facendo!

Faccio anche mio il discorso di quella bella pagina di Nuotomania dove spiega che un nuotatore master, specie un diportista dell'ultima ora, meglio farebbe a concentrare i suoi sforzi su mobilità e coordinazione, che non su carichi di lavoro ingenti.

Mi sembra che siamo ai livelli di quando per insegnare a nuotare ai bambini, li si buttava in acqua, e se ce la fanno bene, gli altri, pazienza...

Al di là di questo mio sfogo personale, su cui mi riservo di parlare con il mio allenatore, la questione è: uno potrebbe dirmi "bè, ma se non sei in grado di avere questo livello di tecnica, non avresti dovuto iscriverti a una squadra".
Insomma, forse questa pretesa è più pertinente in un corso di nuoto, che non in un corso master?

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(1,654 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

A onor del vero, visto che in effetti questo forum poi lo legge chiunque, devo dire che il nostro tecnico si sforza di gestire la cosa in questa maniera.
Detto questo, non prolungherei oltre questo piccolo excursus che forse rischia di andare off topic.

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(1,654 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Pur non essendo un allenatore, penso anch'io che dovrebbe essere così.
Penso che non ci voglia un genio per capire che non può essere altro che così.
(cfr. anche mio ultimo post nella sezione "Tutto master", in questa pagina: http://www.nuotomania.it/public/forum/upload/viewtopic.php?id=3834&p=3)

Una volta un istruttore che ho avuto per un breve periodo, che credo di poter definire un buon nuotatore e una persona molto equilibrata, disse che io sono un corsista un po' "atipico", perché desidero fare esercizi di tecnica, quando invece quasi tutti gli adulti, pur facendo i corsi, desiderano semplicemente fare vasche senza darsi troppi problemi.

A questo punto però diventa difficile, credo, gestire la cosa: in teoria, uno dovrebbe avere un istruttore personale (ammesso e non concesso che trovi quello che sappia quello che fa....) che lo segua e strutturi il suo percorso didattico.
Mi metto nei panni di un direttore di vasca che alla fin fine deve anche far tornare i conti: 1 - gli adulti generalmente amano fare vasche, quindi se nei miei corsi si fa troppa tecnica poi si stufano e rischio di perdere clienti. 2 - Se devo investire, preferisco investire sui giovani ancora da formare.

Va a finire in modo non dico ineluttabile, ma quasi, che per gli adulti che nutrono ambizioni diverse, c'è poco spazio per fare tecnica in modo pienamente adeguato.

97

(72 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

Ma io mi sto arrovellando su alcune cose:

- Se dico che il presupposto perché un nuotatore venga annesso a un gruppo master è che sappia nuotare in modo disinvolto in tutte le maniere, dico una cosa corretta? E quando dico in tutte le maniere, ad esempio, io intendo tuffi, virate di vario genere, e compagnia bella.

- Se una persona viene invitata ad aggregarsi, e magari è un po' imbranatina su tante cose, è giusto che pretenda che queste cose gli vengano insegnate?

Situazione specifica: gare in programma il primo di febbraio; una gara la sceglie il nuotatore, e una l'allenatore.
Benissimo.
Supponiamo che l'allenatore scelga per me i 50 dorso (nel mio caso, possiamo parlare di "stile d'orso"....): nessuno mi ha mai insegnato la partenza a dorso, e in generale quando approccio il muretto per virare, ci manca poco che mi fermi a prendere il caffé, perché anche lì non ho mai affrontato la questione con sistematicità.
Ne parlo con l'allenatore: la risposta è che la gara serve anche a stimolare una risposta a un problema. In gara sei in una situazione che ti costringe a fare quella cosa.

Ok, è un discorso che in parte posso anche capire.

In sostanza, però, a me sembra una minchiata fuori misura; che senso può avere cimentarmi in qualcosa così, alla spera-in-dio, senza averla prima studiata ed esercitata?

Ritorno al punto 2 di cui sopra: fino a che punto ho il diritto di pretendere di venire erudito su aspetti che per un nuotatore dovrebbero essere per lo meno assimilati in modo grezzo?

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(1,654 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

In effetti, anche a me è parso anche più costruttivo della bracciata con il pull, più veritiero, perché si sperimenta una sensazione di equilibrio più completa.
E intanto si stimola anche la sensiblità della gambata a stile in un contesto diverso.

Poi, con quest'uomo, ho anche condiviso come molto sensata l'idea di fare delfinizzazione con la pinna lunga: quando lo faccio nella mia piscina, anche lì, mi prendono per matto.
E io invece continuo a farlo anche sul dorso e sui fianchi.

Un giorno a delfino darò del lesso a tutti e allora ne riparleremo.... cool

Dai Princisbecco, teniamoci su l'uno con l'altro e la faremo vedere a questi giovinastri!!

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(1,654 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

stefano '62 ha scritto:

L'ondulazione in realtà non esiste,è una illusione data dal sollevamento del bacino che avviene però in modo passivo come reazione alla frustata (il piede affonda più del ginocchio e questo solleva il bacino) che poi torna giu all'uscita delle mani,e cosi via creando l'illusione di una ondulazione che in realtà non esiste.

Ecco, io invece continuo a scontrarmi su questo tema con altri compagni di nuoto, quando parlo del delfino...
Ho incontrato un allenatore di Reggio Emilia, grazie a un altro utente del forum (non si tratta di Mario smile ). Mi ha impartito un esercizio che mi è parso abbastanza costruttivo: mi ha chiesto di fare braccia delfino con gambe stile.
Mi ha proprio detto che è un buon stimolo per cercare di nuotare a pelo d'acqua, senza ciondolare su e giù.

Ebbene, ieri sera, un po' di nuoto libero con un amico della squadra, e gli propongo la stessa cosa.
Reazione un po' basita: "Esiste braccia delfino e gambe stile?...."

E così tante volte quando faccio braccia con il pull.
Ora intendo mandare a memoria la frase di cui sopra per poter avere una risposta quando mi viene obiettato che è un controsenso farlo.

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(1,654 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Ho visto il video: io lo nuoto molto peggio, credo.
Se sei curioso al riguardo, c'è un video nel mio post "Ciro, a delfino devi uscire le spalle dall'acqua!"