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(13 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

Eh, ma il mio "problema" sorge non tanto quando mi alleno, visto che comunque ci sono gli altri del gruppo o l'allenatore.
Il fatto è che, ad esempio, la settimana scorsa abbiamo fatto i test per i tempi di iscrizione: io ho provato i 200, e tipo verso i 150 non ricordavo più quanto mi mancava! sad . Ho perfino alzato un po' la testa per guardare l'allenatore per vedere se capivo qualcosa dal suo atteggiamento...
Ieri sera, a fine allenamento: 300 sciolti. A un certo punto, stessa storia, non sapevo più di preciso a che punto ero...

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(13 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

Qualcuno ha un metodo, un trucchetto, un qualcosa con cui aiutarsi a contare le vasche mentalmente??
Porco boia, vado spessissimo in oca, a volte perfino se devo fare 200 metri, e a un certo punto non sono mai sicuro di quanto mi manca...

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(188 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

pufferfish ha scritto:

L’unico neo è che ci sono troppe virate che mi penalizzerebbero non poco…
I 50 sono la gara più insignificante perché non riesco mai a gustarmela, parto e ho finito prima ancora di rendermi conto che sono in gara.

Un piccolo off topic: qualcuno mi ha fatto nuotare che una virata lenta è più penalizzante nel 50 stile, in quanto su gare più lunghe, uno ha la possibilità di compensare sulla distanza con una buona nuotata.

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(3 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

Bè, a occhio e croce, direi che questa domanda è un po' "la quadratura del cerchio"...

Quasi sempre quando cerco di nuotare a tavoletta ho l'impressione di nuotare male anch'io, ma poi, alla fine, il cronometro non mente, e mi sorprendo a essere (relativamente) veloce.
Quindi, è sempre desiderabile sentire una buona nuotata (evidentemente proprio per muoversi con maggiore efficienza, ovvero, tradotto, per andare più veloci), ma prova a verificare se in effetti in quelle vasche in cui pesti sul gas sei più lento.

Considera sempre che la domanda di arinaldi è la chiave di volta di ogni allenamento: quale la finalità di quello che sto facendo?

Ma non capisco: ha veramente senso tutto ciò?
Se agli amici al bar, che nulla sanno del circuito master, racconto che ho nuotato agli italiani UISP a Torino, sembra che io sia un fior di atleta; sembra che gareggiare in una simile competizione sia qualcosa concesso a chi ha superato prima altre prove.
E invece non è così proprio per niente.
Io l'anno scorso ho semplicemente pagato quello che dovevo per iscrivermi all'attività master della mia piscina, e dopo due mesi ero già lì a fare gli italiani.
Che merito c'è in tutto ciò?
Direi che a questo punto, ho in mente due temi di riflessione:

1 - Non so più bene fino a che punto sono cliente della piscina che frequento (e, per estensione, anche di queste manifestazioni), o atleta tesserato di una società, con oneri che evidentemente mi pare ne derivino.

2 - È verosimile pensare che quello che facciamo come attività master sia fonte di risorse per le società e le strutture?
Io penso di sì, ma mi punge il dubbio che non sia tutta una mezza fanfara per scatenare dinamiche di profitto.
Questo venerdì, la nostra società presenta la squadra agonistica (ma veramente ne faccio parte anch'io??); il direttore di vasca ci ha fatto presente che ci teneva che ci fossimo anche noi master. Alcuni di noi hanno un po' storto il naso; io, di mio, ho riflettuto che quello che facciamo genera risorse per una struttura che alla fin fine è una risorsa a sua volta per la comunità tutta, in quanto luogo di aggregazione e di sport, e che quindi valga la pena sacrificare mezz'oretta per partecipare anche a questa cosa.
Non solo in termini economici, ma, passatemi un attimo di vanagloria, anche come esempio per altri potenziali o futuri atleti.
In sostanza: se uno sta lì a lamentarsi, induce una spirale negativa. Se uno invece si dà da fare e ce ne mette anche un pochino del suo, poi si avvia un volano di possibilità costruttive.
Vi pare che questo mio ragionamento abbia un valore? Che sia verosimile?

Io credo che se si parli di gambe stile, l'esercizio giusto sia stare a pancia in giù, sdraiati sul tappetino.
Penso sia buono per risvegliare muscoli che normalmente non sono tanto abituati a lavorare, per chi non abbia mai fatto attività nello specifico, e che a me pare siano proprio quelli giusti per impostare bene la gambata a stile. Oltretutto, non si riesce a farlo piegando le ginocchia, cosa che spesso capita ai neofiti, e che è il peggio del peggio, perché poi succede che la gamba imbarca acqua e si va all'indietro.

D'altra parte, penso anche che non sia sufficiente, che sia solo una parte del lavoro, perché poi la differenza la fa la sensibilità dell'arto di sentire l'acqua e rendere quindi la gambata effettivamente propulsiva.

Passo successivo, automatizzare il tutto con l'allenamento.

Ciao a tutti,

sono appena rientrato dai campionati italiani UISP di Torino.
Si tratta della quinta manifestazione di gare alla quale prendo parte.
Avevo già partecipato all'edizione dello scorso anno a Livorno, ai regionali ad Imola, e al trofeo Rondinelli a Lugo.

Nel caso degli italiani, sono rimasto un po' perplesso dal quantitativo di iscritti (per dire: 304 concorrenti nella 100 SL maschi).
Sono rimasto perplesso, perché a causa della fiumana di partecipanti, ho affrontato la staffetta alle 8 di sera. Con che, per altro, dopo più di mezza giornata trascorsa nel caos della piscina, con altre due gare alle spalle, riscaldamenti etc etc, mi aspettavano non meno di due ore di auto per rientrare a Parma.
In effetti, quando si profilò un lasso di tempo così alto per terminare le nostre gare, io stavo per risolvermi con i miei compagni di abbandonare, per poter guadagnare la via di casa a un orario sensato. Al chè l'allenatore mi ha fatto presente che aveva già due gare annullate per mancata presenza, e che, visto che l'iscrizione viene pagata dalla società, è doveroso per noi nuotatori soppesare con senso di responsabilità una decisione del genere. Decisi quindi di portare un po' di pazienza: non tanto per questo risibile fatto economico, ma piuttosto perché la staffetta per me è una specie di festa, è la gara più bella di tutte; e poi per rispetto nei confronti dell'impegno dell'allenatore, che si è bevuta due giorni interi in piscina solo per seguirci.

Fatta questa premessa, il tema su cui mi interessa riflettere, è il fatto che evidentemente queste manifestazioni scatenano interessi economici. Correggetemi se sbaglio: io mi son fatto l'idea che qualcuno (forse la struttura ospitante) incassa in base al numero di atleti iscritti (bè, è evidente che è così...).
E gli iscritti poi sono tanti, perché l'iscrizione non è sottoposta a selezione alcuna, e d'altra parte, chiunque nuoti ha motivo di ambire a partecipare a una manifestazione di questo tipo.
Però... Non sarebbe più sensato fare in modo di riuscire a garantire un certo livello di comfort per i partecipanti?
Ad esempio ponendo un limite al numero degli atleti, oppure responsabilizzando gli organizzatori nel caso gli orari delle gare non vengano rispettati?
Forse sto facendo un discorso un po' riduttivo: ma alla fine, in sostanza, ho pagato per partecipare a questa manifestazione, ok? (non io direttamente: la mia società; ma non cambia il succo del discorso)
Non ho quindi forse diritto di esigere che non succeda che io farò la mia gara alle 9 di sera?
Sono contento di averlo fatto, è stata una giornata che ricorderò, soprattutto per averla condivisa con uno splendido gruppo, ma io forse non ci sto più a ciucciarmi un disagio, solo per poter dire "ho gareggiato agli italiani al Palazzo del Nuoto di Torino".

L'unica cosa che potrebbe portarmi a portare pazienza comunque, è il pensiero che forse questi soldini (o soldoni) verranno poi utilizzati per il mantenimento delle strutture che consentono ai nostri ragazzi, e ad atleti veri, di poter praticare il loro sport preferito; ecco, in tal caso, allora, potrei anche dire "ok, ne vale la pena".

Ho ragionato a braccio, sicuramente con la superficialità di chi queste dinamiche ha appena cominciato a conoscerle, ma spero che possa essere un argomento di conversazione interessante.

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(15 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Da più parti, fra le persone che mi vedono nuotare, mi sento dire che il movimento del corpo deve essere guidato dalla testa; anche da un nuotatore mio amico che definirei un nuotatore di lungo corso, nonchè valente mistista.

Detto ciò, nella sostanza, ho capito il tema chiave del tuo post, ma non sono sicuro di capire da cosa si distingue una biomeccanica corretta della braccia e della gambata.

Provo ad applicarlo a quanto vedo nel mio video:

- la parte biomeccanica scorretta della mia bracciata, è che la perdita di tempo nell'unire le mani, e la mancanza (dire quasi completa) di sensibilità nella prima metà della bracciata.
Credo che sia una mia lacuna in linea generale, prova ne sia che esaminando anche un video analogo del mio stile libero si nota una problematica assolutamente simile.
Abbastanza efficace, invece, mi pare, il momento della spinta da metà in avanti: un mio istruttore aveva commentato "praticamente vai avanti solo in forza di questo momento della bracciata".

- Molti più problemi nella gambata (sempre parlando solo di biomeccanica): il bacino ingessato non consente di fare bene, e io, anche se nessuno lo ha evidenziato, aggiungerei che anche le caviglie sono pezzi di legno (e anche qui, è un difetto evidentissimo nel mio stile libero).

Sempre se seguo correttamente il ragionamento di Stefano, quindi, l'istruttore che decidesse di costruire il mio delfino partendo dalla sincronia globale, può affermare che son partito abbastanza bene. Mi vien da dire che, probabilmente in questo senso, il mio direttore di vasca parlava di nuotata "didatticamente corretta".

In un mondo perfetto, ci vorrebbe un istruttore competente, che esamina il neofita all'inizio del suo percorso, e di conseguenza decide quale metodo sia il più adeguato alle caratteristiche dell'allievo, evidentemente, e lo segua nei vari passi del suo apprendimento.

Siccome questo non mi si è dato, anche per il fatto che ho avuto diversi istruttori e nuotatori con cui ho fatto esperienza, io ho deciso di fare un po' di testa mia, dandomi dei "temi base" e cercando di recepire il più possibile tutte le osservazioni che mi sono arrivate dall'esterno.

La mia idea base è alla fine quella che ho imparato qui da Stefano: prima di tutto il corpo deve sempre stare in equilibrio sull'acqua; poi ho cominciato a concentrarmi sulle remate di braccia, sempre cercando di farle senza perdere l'equilibrio, in qualsiasi modo le facessi. Fortunatamente (o forse perché il metodo era quello giusto...) sembra che la coordinazione fra braccia e gambe mi sia uscita fuori spontaneamente giusta. Ora, credo, devo costruire una buona azione della parte bassa del corpo, e sempre mantenendo l'idea di base di non perdere l'equilibrio. In questo senso, inserirei l'osservazione di DK riguardo alla testa; devo dire che non appena comincio ad avvertire la fatica, subito mi si irrigidisce il collo, e da lì va tutto a rotoli.
Io confido che superati a modo questi passaggi, effettuare anche la respirazione in modo corretto sarà relativamente facile.

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(15 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Bella lì, DK, quanti spunti molto significativi, grazie mille! smile

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(20 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

stefano '62 ha scritto:

Non scordarti di cercare di mantenere la naturalezza e l'istintività della passata,che restano sempre in cima alla lista.

Comunque esistono già libri su queste cose,è cosi che le ho imparate.
Non sarebbe tanto corretto che mi mettessi a scrivere libri copiando da altri senza aggiungere nulla.

Probabilmente è anche così, ma oltre alla competenza, hai la giusta sensibilità per spiegare le cose ai dilettanti come se le spiegassi a un professionista. Cioè, quando spieghi le cose non le fai mai cadere dall'alto.
Senza contare le eccellenti doti da comunicatore, per lo meno per quanto riguarda lo scrivere: non solo individui pochi temi fondamentali su cui concentrarsi in modo da evitare di essere dispersivo, ma esponi poi anche le tue riflessioni con una lucidità lampante e una chiarezza cristallina.
Per altro, permettetemi una piccola digressione, penso che un fatto di grande valore di questo forum, sia il confronto fra principianti, dilettanti e nuotatori esperti; il valore di questa cosa, a mio avviso, scaturisce dal fatto che nella maggior parte dei casi chi nuota fin da bambino stenta a capire, a intuire quali siano i dubbi e le difficoltà di chi invece impara da adulto. Ma in generale, sarebbe forse più giusto dire che insegnare a nuotare è una cosa che mi pare veramente difficile!
Leggere le testimonianze di tanti principianti, quindi, penso che possa essere occasione di arricchimento anche per istruttori e nuotatori esperti, che così hanno un maggior numero di indizi per capire i propri allievi.

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(15 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Che ridere, quando partecipai a questo "swimming camp" (non amo gli anglicismi a tutti i costi, ma non mi viene in mente come chiamarlo in italiano...), ci fece fare un esercizio, che consisteva nel sostenersi in verticale pinneggiando con la parte inferiore del corpo.
Io, come potete immaginare, stentavo parecchio...
Allora lui mi guardò e disse "Tu, quello pelato... Come ti chiami" - "Ciro" rispondo io", e lui "Eh... ci dobbiamo ancora lavorare, via..."
big_smile

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(15 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Penso di poterti rispondere io: nelle ultime bracciate faccio un movimento inutile. Me lo aveva fatto notare anche Niccolò Beni, un ex delfinista con cui ho fatto uno swimming camp.
Si tratta in effetti di un gesticolare che assumo per compensare il fatto che comincio a essere stanco, a perdere il controllo della situazione e, come dico sopra, a usare le braccia per tirarmi fuori dall'acqua.

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(15 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

@ludovico: guarda, ho imparato praticamente tutto quel (poco) che mi vedi fare nel video impostandolo in base a quanto consigliato in questo forum; non puoi immaginare quanto abbia dovuto "remare contro" tante persone che mi davano (e mi danno tutt'ora) del matto quando, per esempio, facevo gli esercizi con il pull, o che insistevano che la base del delfino è il movimento ondulatorio del corpo.
E pensa che anche i miei compagni di nuoto, pure il mio allenatore, guardano un po' schifati e con sufficienza alla mia nuotata a delfino.
Ho fatto di testa mia in base ai ragionamenti che mi sembravano sensati cercando di raccogliere il maggior numero di opinioni possibile. Poi i miei limiti evidentemente derivano anche dalla mia scarsa atleticità e dalla mia acquaticità fondamentalmente un po' insicura (prova ne sia che mi son bloccato e non riesco più a fare la capriola a stile).


@stefano: quando dici "cerchi il pinneggio" non ho capito con precisione, correggimi se sbaglio: mentre nuoto, ho la sensazione che ci sia una specie di momento morto in cui in effetti la frustata vorrebbe partire ma mi viene da aspettare un secondo non so cosa. Ti riferisci a questa cosa?

E permettimi di approfittare ancora un momento della tua disponibilità: mi pare di capire che lavorando su quanto hai descritto il mio assetto dovrebbe migliorare anche in termini di galleggiamento: credi che a quel punto la respirazione mi riuscirà in modo più spontaneo? Tutte le altre mie nuotate sono viziate alla base dal fatto che uso un po' le braccia per tirarmi fuori dall'acqua: persino a rana, anche se riesco a nuotarla pure con le mani dietro la schiena. Già una volta mi hai spiegato "l'affrancamento dall'uso delle braccia nella respirazione a delfino"; siccome penso di aver abbozzato con miglior metodo questa nuotata, vorrei più di tutto evitare di prendere l'abitudine di usare ancora una volta le mani per tirarmi su a respirare.

PS: qualcuno mi fa notare che a una certa età (non che io mi senta un vegliardo, per carità) è improbabile costruire la mobilità di uno che invece l'ha acquisita nella fanciullezza.

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(15 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

:-D :-D

No, guarda, lo incasso come complimento: personalmente io mi considero una persona che non è capace di nuotare!

Per fare una ripresa simile, ovviamente bisogna avere un partner, e una macchinetta subacquea, ma puoi anche fare del bello con una custodia a tenuta stagna per un cellulare che faccia i video. In particolare, a scopo didattico, con il nostro gruppo, una persona si è posizionata in superficie a bordo vasca, con una macchinetta assicurata a un bastone, e seguiva ognuno di noi nella nuotata.

Detto questo, ho voluto pubblicare il video perché ci sono stati pareri relativamente discordanti fra il direttore di vasca e il mio allenatore.
Il primo, ha parlato di nuotata "didatticamente corretta", evidenziando la coordinazione sostanzialmente corretta delle bracciate e delle frustate. Ha anche sottolineato, però, come la prima parte della bracciata è completamente inefficiente, e che in sostanza tutto lo spostamento che ottengo, avviene dopo che ho finito quella specie di balletto con le mani; il che forse è desiderabile, come punto di partenza, perché mi risulta che la seconda fase della bracciata è quella in cui si spinge di più.
L'allenatore invece dice "didatticamente corretta assolutamente no": vede una eccessiva rigidità di tutto il corpo, e soprattuto delle spalle.
Cosa che condivido in linea generale su tutta la mia acquaticità, in tutte le nuotate, e che io penso derivi dal fatto che ho cercato di imparare a nuotare prima di imparare a stare in acqua, quando, ormai 8 anni fa, ho cominciato a nuotare.

C'è poi il fatto che non riesco a capire come fare la respirazione, quindi mi viene da usare le braccia per riemergere quel tanto che basta. Ma confido su quanto leggo, ossia che la respirazione si impara come ultima cosa. Per questo motivo, in linea di massima, quando vedo che sono in debito, mollo l'osso, piuttosto che nuotare male.

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(15 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Ciao a tutti,

condivido con voi queste riprese subacquee della mia nuotata a delfino.
La ripresa da un fianco:

https://youtu.be/Kgw3kRsB8P0

e la ripresa da davanti:

https://youtu.be/QB7QDvWZK78

ogni analisi, commento, critica o suggerimento sono più che ben graditi per aiutarmi a migliorare.

Un saluto

Chiaro.
Dal mio punto di vista (probabilmente è solo un'impressione, o forse una mia attitudine) se mi lancio con la track start mi sento di essere più dinamico e reattivo.
Posizionandomi sui due piedi, prima di sentire lo sbilanciamento ho l'impressione che passi un'infinità di tempo.

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(310 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

Una volta una compagna di corso, al mio lamentare il fatto che con le gambe tribolavo da matti, mi fece notare: "Per forza: non le fai mai..."

E c'è del vero, perché per altro la muscolatura più voluminosa delle gambe richiede un dispendio di energie maggiore.

D'altra parte, la situazione che descrivi necessita anche di un miglioramento generale della nuotata che, come suggerisce arinaldi, è ottenibile con l'ausilio di un istruttore.

Infatti, se ci potrebbe anche stare che magari usi le gambe poco perché non sei abituato a usarle, è male che succeda che anche solo per brevi tratti tu non riesca a inserirle per incrementare la velocità, ed è particolarmente male che succeda che tu sbilanci la nuotata in modo asimmetrico come descrivi.

Quando nuoti a stile, la parte bassa del corpo dal bacino in giù deve filare liscia e continuativamente, mentre la parte superiore del corpo lavora per effettuare le remate.

Quindi ribadisco anch'io il consiglio di arinaldi di abituarti a usare le gambe, e anzi, di sensibilizzarti in tal senso. Poi successivamente di imparare a capire come coordinare il lavoro di gambe con quello della parte superiore. Infine cementare il tutto con un allenamento mirato.

Qui avevo messo un mio personale percorso su come ho affrontato questo tema nella mia nuotata:

https://www.nuotomania.it/public/forum/u … hp?id=4059

vedi mio post (secondo post nel thread).

Ciao a tutti,

ora che comincio a prendere un po' di consapevolezza con la partenza dal blocco, sto cominciando a provare la track start.
Fino a oggi, sono sempre partito a piedi pari, ma solo per il fatto che mi sentivo più sicuro.

Detto ciò, mi sembra di ricordare qualcosa che avevo letto circa la partenza dal blocco a rana: mi pare che si dicesse che la partenza dal blocco a rana è diversa da quella a stile.
Forse a rana è preferibile partire con la grab start per un qualche motivo?

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(2 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

Ciao a tutti,

secondo voi ci sta, come metodo, anche giocoso, di allenamento, di fare le ripetute con rincorsa?
Quando abbiamo delle serie di nuoto sciolto, magari alla fine del programma, capita che tiriamo le ripetute facendo il capofila a turno in rotazione; stasera facevamo delle ripetute da 100, a un certo punto io ho perso di vista il primo che partiva (io ero secondo) e gli altri "vai vai che ti scappa", alché, pur avendo già più di mezza vasca di svantaggio, mi sono impuntato a cercare di raggiungerlo.
Ci sta secondo voi di usare questa cosa sistematicamente per incentivare un po' a spingere? Chi parte prima con vantaggio non deve farsi toccare, e chi insegue deve cercare di raggiungere l'altro prima della fine della ripetuta.

Inoltre io penso che possa essere utile, anche e forse più per chi non è proprio un acquatico come me, perché trovo che l'idea di avere un compito da svolgere e concentrarmi su quello mi porti a essere meno robotico e più istintuale neila nuotata. Da sempre credo che la maggior parte (azzarderei a dire praticamente tutti) dei neofiti adulti del nuoto restano inebetiti dal pensare troppo a come muovere le braccia o le gambe, perdendo di vista quello che è lo scopo principale: ossia che io nuoto perché sono qua e voglio andare là.

Mi pare per lo meno divertente, no?...

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(2 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

Allenamenti duri, relativamente al mio livello di atleticità, che probabilmente sarebbe adatto, più che a gare di nuoto, a tornei di palla bollata... Ma comunque ho fatto esattamente come dici.
C'è anche il fatto che l'impegno e la fatica degli allenamenti poi vanno sommati agli stress della vita quotidiana, e non sempre si può dare la priorità alla concentrazione nell'attività sportiva.

Non saprei dire se i tempi sono peggiorati perché non sono sistematico fino a questo punto; ci facciamo sempre dare il via dall'allenatore, però due o tre settimane fa nelle ripetute da 100 secondo me andavo di più hmm .
Non mi pare di accusare problemi durante il riscaldamento, ma io sono un pigrone, non sono un faticatore, e mi sembra sempre di esser già stanco dopo 50 metri (se non ci fosse il gruppo...).

Cercherò di tener duro un po' (allenarsi, credo, significa anche questo), in vista del "periodo di scarico" che ci è stato preannunciato.

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(2 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

Ciao a tutti,

sappiamo bene che l'allenamento comporta sofferenza, ma mi pare di accorgermi che, se mi passate l'espressione, ci sono diversi modi di procurarsela smile : ci sono alcune volte in cui alla fine dell'allenamento si hanno i muscoli indolenziti, altre in cui il cuore e il fiato sembrano farci scoppiare il petto; una volta ricordo che l'allenatore ci impartì un esercizio per cui disse "Se lo fate come va fatto, quando arriverete a casa cascherete dal sonno".

In questi giorni mi capita di avere la sensazione di "non avere più benzina": non è che i muscoli non mi reggono, non è che mi manchi il fiato. Anche stasera, alla fine mi ci son messo e, devo dire, non so come ho fatto, ho portato a termine il lavoro assegnato, ma a ogni piè sospinto, avevo come l'impressione che da un momento all'altro non avrei avuto più energia per andare avanti.
Proprio come se non ci fosse più benzina, e quindi il motore, che pure potrebbe funzionare, non può mica andare.
O per lo meno, bisogna procedere con la quarta ingranata e andar piano per cercare di raggiungere il distributore più vicino.

Vi capita? Cosa potrebbe significare? Devo mangiare di più? Mi pare di mangiare già a sufficienza, e in modo molto vario.
È il momento di riposare? Pensate che dovrei dedicare più ore al sonno?

A fine novembre gareggeremo, e l'allenatore che abbiamo ora dice che è il momento di sgobbare un po' sodo, e poi avremo un periodo meno carico. Forse questo tipo di sofferenza è nell'ordine delle cose per una persona che si sta allenando?
(ehi, beninteso, non è che mi sembra di morire... solo che negli ultimi due allenamenti non ho sentito il corpo rispondere prontamente come in quelli precedenti).

NOTA: ho fatto analisi del sangue di routine piuttosto complete giusto il mese scorso, e i valori sono perfetti; anche gli ECG degli ultimi due anni non hanno rilevato niente. Insomma, credo di poter dire che di salute, grazie al cielo, sono a posto.

Ciao a tutti,

da più voci mi viene detto che la resistenza si allena con la nuotata a stile libero, per diversi motivi.
Ad esempio, sarebbe una cattiva idea fare resistenza sulla nuotata a rana, perché per sua caratteristica non si presta a lavori lunghi.

Diciamo che prendo per buona questa asserzione; però poi succede che magari faccio una serie un po' più lunga del solito a rana, e allora accuso un affaticamento dovuto al fatto che vado a sollecitare muscoli e articolazioni che non sono così allenati. Cosa che non mi accade a stile.
Sul pratico: se devo gareggiare 50 stile libero, riesco a esprimere tutto lo sforzo che mi è disponibile senza troppi problemi, perché l'ho nuotato tanto; diciamo che sono sufficientemente allenato per farlo.
Ma la prima volta che mi trovai a gareggiare 50 rana, ho avuto la sensazione di mancanza di resistenza; diciamo che ho penato parecchio a esprimere il massimo sforzo.

Se è vera la prima affermazione che ho scritto, con quale metodo è più opportuno strutturare un allenamento per prepararmi a una gara a rana?

Buongiorno a tutti (o buonasera, dipende....),

volevo sapere se, a occhio e croce, questo articolo:

https://www.decathlon.it/elastico-elast … 33593.html

può essere adoperato per allenare la gambata a rana con l'elastico.
Intendo, se ho capito come si fa quel tipo di esercizio, infilare le caviglie nelle "maniglie" dell'elastico.

Grazie

Marioaversa ha scritto:

PS: ti ho inviato una richiesta di amicizia su Facebook smile

È una buona idea: c'è un gruppetto discretamente nutrito di utenti "storici" del forum.
Anzi, come ho già detto altre volte, è molto merito del nostro Marione se si è creato.

smile
È un modo di descrivere questa cosa che mi sono inventato io: parti di gambe, e tieni la gambata sempre attiva; fai tre bracciate (gambe sempre in movimento! ciaf ciaf ciaf ciaf....) e poi pausa un secondo o due; poi altre tre bracciate e pausa un secondo o due (pausa solo delle bracciate!). La cosa importante è innanzitutto che il ritmo della gambata sia costante: devi prestare attenzione a non interrompere o mutare il ritmo della gambata nei momenti in cui inserisci le braccia e in cui le fermi; e poi che l'azione non sia convulsa.
Dico tre bracciate perché così sperimenti prima un braccio e poi l'altro (simmetria); potresti farne anche 5, ma poi in quattro quattr'otto sei già al muretto.
Come prima cosa dovresti riuscire ad apprezzare il bacino che si stabilizza; e poi devi sentire la bracciata che si inserisce in maniera coordinata e naturalmente continua sull'azione delle gambe. Se ingrani bene questa coordinazione, vedrai che con la bracciata ti sembrerà di essere un siluro!!
Ovviamente puoi fare anche il contrario, ma potrebbe essere un po' più difficile (braccia sempre in movimento, gambe on/off).
Se vedi che triboli, o semplicemente non ti senti a tuo agio, puoi evitare di fare la respirazione: prendi tutto il fiato che vuoi prima di partire, e quando senti di dover respirare ti fermi. Non arrivi al muretto? Non importa!!! Come scrive tante volte Stefano sul forum, la vasca non è l'unità di misura per gli esercizi di nuoto!!

Un altro esercizio bello tosto, per la bracciata, stavolta: nuotare a stile solo con le braccia, gambe ferme.

Non sottovalutare mai che questi esercizi non sono la "ricetta" per cui se li fai poi impari a nuotare meglio: servono per indurti a fare esperienze di acquaticità e motricità, sperimentare sensazioni nuove. Che poi dovresti consolidare inserendole in altri contesti di attività, e infine aumentando poco per volta il carico.