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(1,654 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Sono senz'altro daccordo, se non altro per il fatto che di nuotate ad alto livello se ne vedeono di tutti i colori, ma se devo spiegare o impostare mi rifaccio a una teoria che dice che le mani devono passare il più possibile vicino alla linea mediana senza oltrepassarla. Nel delfino si vede un range di impostazioni che va da quelli come Phelps le cui mani si toccano all'altezza dell'addome a una serie di velocisti che eliminano del tutto l'outsweep della prima fase per tirare giù dritto all'altezza delle spalle. Da dove vengo io, si insegna sin dall'inizio ai bambini a far toccare i pollici tra loro sotto la pancia, che, daccordo con te non sia necessario, ma perlomeno fornisce una indicazione precisa di cosa fare abbastanza facile da seguire.

Ciao

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(1,654 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Io confermerei quanto notato da paolac, molti velocisti preferiscono rinunciare alla profondità della bracciata per aumentare la frequenza. Le mani della Alshammar in particolare non si avvicinano mai a meno di 15-20 cm l'una d'alltra rimanendo sotto la linea dei fianchi. E' chiaro che per quanto sia una bracciata più corta della classica è supportata dalla capacità disumana di propulsione della svedese, quindi non proprio da prendere a esempio. Se uno, più o meno principiante, si trova meglio così è perchè generalmente ha una resprazione troppo alta sull'acqua e accorciando un po' la bracciata riduce lo sforzo, ma non penso sia comunque la strada giusta.

Ciao

Piscis99 ha scritto:

Ciao nuotomani e nuotomane

...posto quì x non fare un nuovo thread:

avete installato la  "The Mr Smooth Console" ?

http://www.swimsmooth.com/

Cosa vi sembra?

(no eh? non è spam big_smile  )

Non l'ho installata perchè i miei computer hanno altro per la testa, però la conosco ed è veramente  interessante. Poi complimenti a loro che hanno fatto un lavoro incredibile, dall'ultima volta che li ho visti, molti mesi fa, hanno agiunto un sacco di dettagli.

Ciao

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(81 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

Sono daccordo con stefano anche se io non ho nessun vincolo di amministrazione a limitare i miei interventi. Ho fatto la mia annotazione sul fatto di contare le gambate solo perchè nuotix ne negava l'esistenza e la validità e mi sembrava doveroso correggere tale affermazione pur senza approfondire.
Sono però, anche abbastanza convinta del contrario e apro qua una parentesi personale circa il fatto di fornire o meno certe informazioni e di suggerire o meno alcuni esercizi: parto dal presupposto che diversi esercizi possono avere lo stesso obiettivo e, cosa più importante, lo stesso esercizio può avere molteplici funzioni e obiettivi (ad esempio, un esercizio a stile con braccia alternate, una alla volta, può essere usato come esercizio per le gambe o un esercizio solo gambe per migliorare la posizione del braccio). L'atleta deve sempre essere informato di quale sia l'obiettivo del suo esercizio e quale sensazione ricercare, perchè non è un dato esercizio a dare un certo risultato quanto il fatto di eseguirlo con particolare attenzione su certi dettagli invece che su altri. Un esercizio può essere molto facile da eseguire come movimento generale ma risultare molto difficile nel momento in cui si vuole mettere l'attenzione su un dato aspetto o al contario essere difficle da eseguire ma molto chiaro nel trasmettere le sensazioni che ci aiutano a perseguire l'obiettivo. Contare le gambate è della seconda specie: benchè difficilissimo è molto chiaro cosa deve venire fuori quindi basta insistere pazientemente. Secondo questa classificazione esiste ancora una terza specie di esercizi, la mia preferita, che consiste nel focalizzare l'attenzione su un particolare dettaglio all'interno di una nuotata completa facendo in modo di compiere tanti esercizi differenti anche se apparentemente il gesto è sempre identico (sono sicura che visintin avrà una supercazzola anche per questo)))))). 
Credo che le informazioni tecniche possano essere date tutte di qualunque livello ma ciascuno deve raggiungere un grado di autocoscienza tale da trovare o creare i suoi esercizi in maniera autonoma sulla base di quanto ha compreso delle sue necessità e dei propri obiettivi. Anzi, probalbilmente la miglior cosa che può fare un autodidatta è inventare da se gli esercizi per migliorare in quelle aree dove gli obiettivi sono più chiari.
Si sentono spesso cose tipo "nuoto con lo snorkel così mi concentro di più sulla bracciata" - ok, ma su quali aspetti della bracciata? Considerando che il movimento è suddiviso in quattro o cinque fasi all'interno delle quali ci sono una miriade di dettagli, chi ti garantisce che poni l'attenzione sulle cose giuste e che non ti trovi ad aver peggiorato la posizone generale del corpo e il timing della respirazione?
Oppure "faccio un po' di vasche con le palette così mi rinforzo e aumento la resistenza" - bene, sei sicura che sia la forza a mancare? Nel nuoto ne basta tanto poca eppure sono tutti li a fare potenziamento in tutti i modi. Vale anche e soprattutto per gli agonisti.
E via così: 10x50 pull, 30 pinne, 45 pinnette... non è nuoto è aquagym senza musica. La tecnica nel nuoto ti fa diventare leggera, talmente leggera che fai pochissima fatica ad avanzare, se pensi di aver bisogno di maggiore potenza senza avere chiare e giustificate necessità agonistiche è perchè sei totalmente fuori strada. Tutto questo deriva ancora, come accennato sopra, dalla confusione nel nuoto tra facile e difficile: molto facile usare le palette ma molto difficile capire cosa davvero devo ricercare con esse.
Stimolare le persone ad arrangiarsi da sole, ferma restando la disponibilità a fornire supporto in tal senso, penso sia il miglior aiuto possibile. Per questo l'accesso alla conoscenza è fondamentale.

Ciao

5

(81 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

nuotix ha scritto:

non ho capito tre cose:
1) quali benifici effettivi attribuisce questo esercizio (che ho sempre snobbato)?
2) il numero di gambate che si conta è relativo ad ogni singola bracciata oppure ogni due?
3) mattone non ho capito quando dici: "coordinamento tronco-gambe".

wink

1) la risposta alla domanda è la domanda 3) cioè il coordinamento tronco-gambe
2) le gambate si contano per ciclo di bracciata cioè due bracciate
3) ammesso che uno galleggi e produca una qualche spinta, tutti i problemi che non siano di forma, cioè posizioni del corpo inefficienti di qualunque tipo, o legati alla condizione atletica, nel nuoto potrebbero risolversi in un problema di coordinamento tronco-gambe. Senza entrare in un dettaglio che non si potrebbe esaurire in un post o poco più, il concetto di base è che la parte alta e la parte bassa del corpo in un nuotatore di alto livello remano nella stessa direzione bilanciandosi e aiutandosi a vicenda, viceversa in un nuotatore scarso si verifica una sorta lotta tra tronco e gambe dove uno neutralizza il lavoro dell'altro. E' comune infatti la condizione di nuotatori che vanno meglio di sole braccia o di sole gambe piuttosto che mettendo tutto insieme.

Ciao

6

(81 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

Contare le gambate non è forse tra gli esercizi più popolari a causa della sua difficoltà di esecuzione ma è tra le più potenti e risolutive soluzioni per raffinare il coordinamento tronco-gambe. E' un esercizio che fa bene a tutti i livelli e la differenza si avverte subito non appena si smette di contare. Il problema è che è un po' difficile iniziare, soprattutto con gambate da più di due colpi. Non penso però che ricottina stesse dicendo che conta le gambate ma solamente che fosse cosciente di quante gambate per ciclo effettua quando passa ai due colpi.

Ciao

7

(7 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

Allora, due schede gliele affetto subito... ne sono venute due e mezzo, lascio?

Caro .fabioss. non c'è modo che tu riesca ad avere una scheda "fatta come si deve" on line. Senza entrare in ovvi dettagli, è una evidente contraddizione, perchè se fosse on line quella "fatta come si deve", quella che ti fa un allenatore presente a bordo vasca che ti vede e ti conosce che sarebbe?

Una scheda on line è una scheda on line. Una scheda on line a pagamento è una scheda on line a pagamento. Una scheda "fatta come si deve" è tutta un'altra cosa rispetto alle prime due.

Ciao

Credo che il consiglio possano e debbano dartelo solo i professionisti a cominciare dal come pensano di risolvere le microcalcificazioni e chiarendo se siano queste alla base del dolore o altro. Sulla base della mia esperienza personale credo e ti auguro che tu sia andata troppo in fretta in ospedale. Impossibile per me dire di più perchè livello tecnico, condizione fisica e tolleranza al dolore sono cose molto soggettive. Se si strattasse di me doserei gli sforzi e magari farei un po' di riposo extra, ma per un male che mi lascia anche dormire la notte non mi farei siringare il cortisone.

Auguri.

9

(67 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

Il termine quadrante frontale non so da dove venga fuori nè quando ma è certo che alcuni stili che possono riferirsi a queste parole esistono, anche solo come esercizi, dalla fine degli anni 40. Vecchi nuotatori me ne hanno parlato più volte. Il termine quadrante frontale non si riferisce però ad una nuotata specifica ma delinea un range di opportunità limitate dal solo fatto di iniziare la presa non prima che il braccio che recupera abbia passato la spalla. Praticamente un milione e mezzo di cose, compreso il catch up (non so come si chiama in Italiano), si possono chiamare nuotate nel quadrante frontale. Il senso di questo modo di intendere è la riduzione della resistenza per effetto del mantentimento più a lungo di una forma allungata rispetto a chi va in presa appena il braccio dietro ha terminato la sua spinta, se non prima. In tutto questo possiamo certamente dire che la nuotata di TI sia nel quadrante frontale, ma è difficile pensare che siano stati loro a coniarne il termine e il senso. Tra l'altro la nuotata di TI si discosta molto da ciò che generalmente viene ricercato negli ambienti dove si usa il termine quadrante frontale, cioè continuità nella propulsione invece che lunghe scivolate alla TI.

E' assodato che certi termini non hanno la presunzione di avere inventato qualcosa, ma sono solo un modo efficace per classificare e trasmettere la conoscenza, infatti più si sale di livello e meno si sente parlare di formule magiche e parole misteriose. Succede nel nuoto ma anche in altre disciline: se una cosa sta li da molti anni, tanti la conoscono ma nessuno si pone il problema di come renderla patrimonio di tutti, è chiaro che il primo che arriva le da un nome, un contesto, una funzione e un metodo, cioè la rende indipendente dai metodi primitivi di trasmissione della conoscenza, fa bella figura e gli altri rosicano. Di solito questo lo fanno gli americani.

Ciao

Ps. ribadisco la mia avversione al metodo total immersion

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(27 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

In termini generali, la differenza nella fase finale della spinta a stile sta tra chi adatta il polso alla direzione della spinta e chi lo mantiene solidale con l'avambraccio. Il danno propulsivo è causato in entrambi i casi anche dalla direzione dell'avambraccio che raggiunta una certa posizione (all'incirca quando la mano arriva alla vita) spinge vero l'alto creando resistenza di per sè e modificando l'assetto del corpo. Non è chiaro comunque quale sia la soluzione migliore o peggiore da adottare perchè gli studi in merito sono abbastanza discordanti a causa della difficoltà di calcolo dei metodi di compensazione. Ad esempio adattare la posizione del polso per spingere più a lungo che sembrerebbe una soluzione che dovrebbe compensare la spinta in alto dell'avambraccio, ma in realtà secondo alcuni darebbe un miglioramento pari a zero e tanto varrebbe terminare la spinta prima. Un altro fatto da tenere in considerazione è la velocità, essendo la resistenza funzione della velocità certi meccanismi sarebbero più evidenti e importanti solo dopo una data soglia.

L'uscita della mano dall'acqua è un momento meno controverso, anche se molto importante ad un certo livello, qualunque sia lo posizione o la direzione della mano, cosa che poi influenzerebbe la fase successiva ma non questa, la cosa fondamentale è che essa sia scarica.

Nel caso di patrik vinegars, la tendenza a mettere di taglio la mano, oltre che dai consigli che gli hanno precedentemente fornito, è secondo me condizionata dalla scarsa rotazione del corpo. Con un corpo pressochè piatto è faticoso a livello muscolare terminare la spinta e svincolare la mano dall'acqua, percui l'intrarotazione dell'avambraccio può essere una soluzione di comodo.

Una cosa per patrik l'aggiungerei anche io ma sulla rana: quando ti allunghi devi essere dritto dalla punta delle dita delle mani alla punta dei piedi, e non quasi dritto. Sei molto fluido e rilassato, e questo è un bene, ma non avere paura di faticare un pochino per raggiungere una posizione migliore vedrai che dopo poco tempo ritroverai la tua naturale scioltezza in una posizione molto più efficiente.

Ciao

Mi picerebbe mettere una pietra sopra a questa gazzarra, dimenticare tutto e  sperare che sia l'ultima. Non mi costa nulla, anzi mi fa piacere ma non venderei una cosa per un'altra. Non si tratta di incomprensioni, si tratta di maleducazione reiterata. E' la terza volta e i soggetti sono sempre gli stessi. Il problema che a pagare il prezzo di certe scenette non siamo noi coinvolti direttamente, ma quegli utenti che silenziosamente seguono le discussioni, cioè la maggioranza. Essendo parte in causa non voglio aggiungere più di questo, il mio stesso carattere mi porta ad ignorare queste cose, ma non mi sentivo di far finta di nulla. Scusate.

Tornando nel merito, è vero che tutti devono poter esprimere il proprio parere qualunque sia il livello di preparazione e dopo tutto una buona discussione nasce da una buona domanda, più che da una buona risposta. In questo senso, chi non sa è forse più importante di chi ne sa di più. Ma una cazzata, resta una cazzata e in qualche modo bisogna pur far capire che si è detto qualcosa di potenzialmente dannoso. Il nuoto è uno sport ultratecnico, non antichissimo, ma nel giro di poche decine di anni ha raggiunto un livello di perversione scientifica davvero notevole. E' merito dei tempi moderni e anche del lavoro che è stato fatto in campi diversi dal nuoto. Essere esperti nel nuoto di oggi significa avere un bagaglio di conoscenze molto simili a un percorso di laurea. Io penso che da un forum uno debba avere il massimo possibile, in fondo l'utente di un forum tecnico è fino a prova contaria uno studioso. Quindi grazie a Giorgio e quelli come lui che chiedono maggiori stimoli e permettono di approfondire gli argomenti, anche sulla propria pelle. Anche se non posterò mai un mio mio video per chiedere cosa ne pensiate, ho anche io un tornaconto personale sotto forma di spunti di riflessione oltre che del piacere di provare ad aiutare chi ci prova davvero. E'chiaro che domande tipo "ciao stefano volevo chiederti perchè oggi avevo male alla spalla mentre ieri no...." non mi attirano e se rispondessi non sarei certo affabile come Santo Stefano, che delle volte ha una pazienza davvero straordinaria.

Lele poco più su pone un quesito mica da ridere, intanto non so se già altrove certi agomenti siano stati trattati, ma per iniziare possiamo dire che la nuotata nel quadrante frontale è una delle interpretazioni dello stile libero. Può darsi che faccia al caso tuo come no. Per chi ha scritto il libro è magari l'unica e invincibile arma contro il tempo, ma nei fatti è un tipo di nuotata che ad esempio non viene adoperata dai velocisti mentre dal mezzo al fondo se ne trovano applicazioni diverse e anche ibride. Per quanto riguarda il rollio, dal mio punto di vista: si è proprio così. Per quanto riguarda l'esercizio che descrivi è molto difficile da eseguire correttamente quindi, se possiamo essere daccordo sul fatto che un esercizio fatto male è un danno grosso, andare coi piedi di piombo e vagliare alternative.

Ciao

Aggiungo solo per chiarezza: non ho mai detto a nessuno rinuncia, lascia stare o cose del genere. E' una invenzione. Ho detto che talvolta l'obiettivo che uno si prefigge può essere raggiunto meglio e prima senza stravolgere la propria nuotata per quanto non corretta. E fortunato chi ci riesce. Prego leggere prima di parlare.

stefano '62 ha scritto:

Veramente le due qualità che un tecnico deve sviluppare in un nuotatore sono la capacità di scivolamento e la capacità di spinta.
Cioè migliorare la prestazione da un lato (spinta) agendo sulla propulsione,dall'altro abbattendo le resistenze all'avanzamento (scivolamento)
Quindi lo scivolamento c'entra eccome col nuoto,in ogni stile,e più se ne fanno e meglio è,anche nell'agonistica dato che poi risultano utili nelle fasi subacquee di partenza e virata.

Sistemi di potenziamento o di nuoto trattenuto sono stra-utili anzichè no,però è vero che sono potenzialmente dannosi se proposti a sproposito,ed è pure vero che devono coprire una percentuale limitata del volume.

I forum favoriscono lo scambio di informazioni,dunque per definizione producono conoscenza al pari degli scambi di opinione face to face.
Quello che ne stabilisce la validità non è il fatto che si veda materialmente l'interlocutore o meno,ma è piuttosto la competenza di chi parla,cosa difficile da stabilire sia in virtuale come in reale.
Dunque ogni scambio di informazioni può informare come disinformare,fa parte del gioco e dei pericoli della diuffusione delle idee (e in vasca ce ne sono tanti di cani cui si crede solo perchè stanno li).
Quello che conta è il bilancio finale,che vede le tesi più dimostrabili in posizione di forza sulle opinioni più sbilenche.
L'alternativa è l'assolutismo che controlla le menti.
Il bilancio sarebbe sempre inferiore al libero scambio di informazioni,e questo è accertato dalla storia.
Ma perchè il bilancio sia il migliore possibile è necessario ascoltare gli altri possibilmente senza prevenzione.

Penso che Mattone abbia le sue ragioni,come Mario pure abbia le sue.
Mi piacerebbe che avessero un po più di rispetto reciproco perchè sono due enormi risorse per questo forum,proprio per la diversità dell'angolazione con cui guardano al nuoto.

Ciao

Io non so se certe cose le dici per difendere qualcuno o se ci credi davvero, ma mi pare strano se non incredibile che tu non abbia notato che nello stile libero agonistico la scivolata non esiste. Credo sia pacifico che per scivolata si debba intendere un avanzamento privo di propulsione attiva ed ecco non mi risulta che in nessuna delle distanze del libero sia usato avere dei vuoti propulsivi. Nel caso, prego di addurre esempi perchè forse parliamo di due cose diverse. La cosa tra l'altro è saltata fuori in un contesto specifico dove marioaversa proponeva esercizi un tanto al chilo che avrei potuto ignorare ma non ho fatto nel rispetto della persona interessata direttamente cioè giorgio, rispondendo nel merito ed educatamente. Non si è fatta attendere la risposta marcatamente polemica e offensiva dove il tuo amico e allievo, cosciente egli stesso di essere una enorme risorsa, che definiva bla bla bla le cose dette dagli altri mentre valutava più decorosamente le sue tabelline. Questo basta leggerlo sopra.

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(67 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

Dai stefano, 40 anni fa c'ero anche io e non solo non si sapeva nulla o quasi di quanto dicono, ma ad esempio il rollio era quasi vietato per legge, counsilmann appena iniziava a filmare e a lanciare ipotesi tre su quattro da rivedere, e alle olimpiadi facevano i tuffi a bomba. Non voglio passare per quella che deve difendere sti qua che nemmeno mi pagano però il punto non è se hanno o meno inventato qualcosa, nemmeno tu l'hai fatto, ma se quello che vendono può essere utile e avere un senso. Non fa per me come già detto, ma sicuramente ci sono modi peggiori di buttare i soldi. Ho poi l'impressione che abbiano davvero un ottimo successo commerciale e un buon livello di soddisfazione da parte degli utenti, tanto di cappello riuscissi io a fare tanti soldi spiegando alla gente di stare rilassati in acqua!

Ciao

Marioaversa ha scritto:

Mattone

è da 2 anni che ripetiamo la stessa litanìa e cioè che i consigli a distanza servono a poco o a niente o quasi. Provengo dal tennis e nuoto da appena 2 anni, ho seguito corsi collettivi ed individuali senza cavarne un ragno dal buco, i miglioramenti li ho raggiunti ed in fretta dialogando con Stefano (anche privatamente) ed allenandomi 15 km a settimana. Allora decidiamo cosa fare, dato che i forum non servono a migliorare, chiudiamoli! E invece non sono daccordo perchè, fino a ieri, alcuni master che nuotano con me chiedevano chi mi facesse i programmi d'allenamento FINALIZZATI AD OBIETTIVI BEN PRECISI CHE MI SONO PREFISSATO.
Io contesto i fiumi di parole, il ronzare intorno al problema e dire poi ad un utente "hai questo problema, arrangiati". Spiacente ma non mi va giù. Così come si è bravi nella diagnosi bisognerebbe essere bravi nella cura, altrimenti ci sono carenze tecniche di chi giudica, per non parlare dell'aspetto psicologico e motivazionale che è FONDAMENTALE per un istruttore, allenatore o ex-agonista che sia. Uno sportivo NON si arrende mai PER NATURA! e chi lo fa non ha colto l'essenza dello sport.

PALETTE E GIOCHINI VARI: anche i bambini sanno che ad ogni esercizio eseguito con attrezzi, occorre nuotare "come madre natura crea", e siccome Giorgio non mi sembra un nuotatore di primo pelo, l'ho dato per scontato.

Comunque sia e tirando le somme, le uniche indicazioni per risolvere i problemi di Giorgio, le ha date Stefano e 2 pagine di discussione potevano essere ridotte tranquillamente a 2 righe!! Forse i forum servono anche a questo, bla bla bla senza arrivare mai al sodo.

In un forum ognuno dice la sua indipendentemente dalla propria esperienza e dai titoli acquisiti, poi se gli argomenti hanno la forza e la forma di resistere ad analisi e critiche bene, sennò pazienza non muore nessuno e non c'è nessun problema a dire cosa inesatte dettate magari dalla propria inesperienza. Ciò che chiami bla bla bla però, dovresti riuscire facilmente a dimostrare che si tratti di blaterio e non magari di qualcosa che non riesci a capire, nulla di male ma anzichè sparare a zero potresti chiedere di che si tratti, altrimenti i tuoi sono insulti gratuiti. Ammiro chi dopo pochi anni di pratica nel nuoto, sono tanti, è capace di confrontarsi ad armi pari con chi come me ha passato decine di anni nel cloro ma non credo sia il tuo caso. Da quello che hai scritto l'unica cosa che si evince è che hai una soluzione più o meno universale: dialogare con Stefano (anche privatamente) e nuotare 15 km a settimana. Capisci che è un sistema che fa acqua, quanti possono dialogare con Stefano (anche privatamente)? E poi, 15 chilomteri a settimana sono tanti o sono pochi?

Comunque, scherzi a parte, nessuno ha detto a Giorgio o ad altri di arrangiarsi, non capisco dove tu l'abbia letto. Così come non è stato detto che i forum non servano e che non servano i consigli a distanza, scusa ma staresti minando l'essenza stessa di ogni letteratura. Il problema sarà semmai che tipo di consiglio serve e quale no.

Capisco la venerazione nei confronti di Stefano, ma tutto si può dire fuorchè se la cavi in due righe. Proprio perchè sa bene che capire, far capire e non dare nulla per scontato sono la base di buon lavoro.

Ciao

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(67 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

Ho dedicato un po' di tempo alla visione di alcuni video americani di total immersion, perchè l'affermazione che non abbiano un metodo proprio, propri obiettivi tecnici e una propria didattica fatta da Stefano mi pareva in contrasto con quanto (molto poco) ricordavo di loro.
Invece ricordavo bene, che sia utile o condivisibile credo che sia un fatto personale ma il total immersion è una cosa che nel nuoto fa davvero un po' storia a sè.
Non hanno inventato nulla ma hanno effettuato delle scelte, che sotto molti aspetti possono essere considerate sbagliate o come scarti di fabbrica, che però mirano a un obiettivo preciso: non la massima velocità ma la massima resistenza e il minimo sforzo. Questo è il motivo percui li giudicai dal mio punto di vista poco interessanti. Il loro target è formato da fondisti, triatleti e in ogni caso gente che già sa nuotare e orientata alle acque libere.
Alcuni esempi della loro visione tecnica:
1) il famigerato gomito. Non è così alto e stretto nel recupero come qualcuno lamenta perchè il loro obiettivo è di far percorrere alla mano e al gomito un percorso perfettamente rettilineo rispetto a dove si troverà nella posizione di presa. Se seguisse il corpo durante il recupero, per effetto del rollio compirebbe una traiettoria ad arco. Cosa da loro non voluta ed evitata facendo passare il gomito lateralmente rispetto al corpo.
2) l'ingresso in acqua. Il braccio è più flesso e più vicino al corpo di quanto ci si aspetterebbe perchè non vogliono in alcun modo impegnare muscoli per indirizzare un braccio più teso in ingresso. In questo modo dicono anche di poter fruttare meglio il peso del corpo, nel cambio tra un lato e l'altro, per raggiungere senza nessuna fatica la prevista posizione di presa
3) la presa. Indirizzano volontariamente il braccio teso verso il basso senza flettere il gomito in alto ottenendo, a loro dire, un migliore galleggiamento delle gambe. In questo modo ritardano volontariamente anche la fase propulsiva della bracciata perchè il loro obiettivo non è la velocità. Con una presa più alta si troverebbero a faticare più del previsto dovendo impegnare maggiormente i muscoli del braccio e della spalla, cosa che evitano quasi totalmente impiegando il più possibile il tronco e lospostamento del peso.
4) Il rollio. E' limitato alla sola fuoriscita della spalla dall'acqua perchè considerano primario rispetto alla prestazione e per evitare affaticamenti il mantenimento di posizioni stabili e di facile equilibrio.
5) gambe. due colpi come quasi tutti i fondisti, solo per equilibrio e non per trazione

Tutto il nuoto che si pratica e si insegna in giro deriva in maniera più o meno contaminata dal nuoto dei grandi campioni di vasca. Total immersion se ne strafrega alla grande e applica un differente punto di vista: se per andare più veloce devo fare più fatica cerco una altra strada. Questo è un concetto che nemmeno uno che prepara il 1500 si sogna di fare, anzi. I nuotatori ai quali tutti ci ispiriamo hanno una nuotata molto semplice ed economica rispetto a quella di una persona normale ma pur sempre basata, tra le altre cose, anche sulla potenza. E quei fisici statuari sono li a dimostrarlo. Tutti i nuotari di alto livello utilizzano ciò che total immersion usa per minimizzare lo sforzo ma solo fin quanto questo non limiti la prestazione, mentre il total immersion rinuncia alla velocità pur di non affaticare i muscoli. Qui risiede forse l'equivoco del se abbiano o meno inventato qualcosa, forse no ma sicuramente hanno effettuato delle scelte che, per quanto non interessanti dal mio punto di vista, costituiscono di sicuro un metodo che potrebbe arricchire il bagaglio di molti.

Ciao

Marioaversa ha scritto:

Non mi piace quando ci si individua la causa di un problema e non si tenti di risolverlo o che si dica: "hai questo problema e convivici. Credo che psicologicamente sia una mazzata tra capo e collo e denota anche poco spirito sportivo.
Da profano ci proverei, chiamatemi pure presuntuoso ma ci proverei.
Allora il PROBLEMA di Giorgio è aumentare la velocità di crociera, le CAUSE individuate sono: allineamento, equilibrio laterale e scarso lavoro dei dorsali. SOLUZIONI: braccia stile con pull (8x25) cambio braccio ogni vasca, questo esercizio è ottimo per l'equilibrio laterale in fase di respirazione e per migliorare la sensibilità e lo scivolamento.
Milioni di vasche con boccaglio, per migliorare l'allineamento e concentrarsi sulla passata subacquea.
Milioni di vasche con palette, per dare tono ai dorsali.

Io ci ho provato ed ho ragionato con le sensazioni che provo in acqua.

Giorgio ha detto di aver raggiunto una situazione stagnante e chiedeva come avere nuovi stimoli. Secondo me è importante aumentare il livello di coscienza della propria nuotata, dei propri obiettivi, limiti e problemi. Sciorinare tabelle e tabelline non è mai stato di aiuto a nessuno. A tutti i livelli, vale anche per i grandi campioni, quando si decide per un'esercizio piuttosto che un'altro domina il concetto della coperta corta: mentre la tiro da una parte si accorcia dall'altra. Cioè mentre lavoro per migliorare un area, ottengo un peggioramento da un'altra parte.
(8x25), e perchè non (12x30) o (10x4) di un qualunque esercizio non significano nulla. Forse nuotare con un braccio è più facile che nuotare con due? Chi non può supportare con una buona gambata gli esercizi con un braccio solo (con o senza pull), e mi sembra proprio il caso di Giorgio, rispetto ad allineamento ed equilibrio farà solo grossi danni. Molto velocemente, tra l'altro.
Lo scivolamento, questo forse meriterebbe un discorso a parte, nello stile libero non esiste. Quindi non è affatto una cosa da ricercare come risultato finale e anche come strumento di lavoro deve essere trattato con le molle per non devastare l'efficienza della nuotata sotto molti aspetti.
Ammesso e non concesso che i milioni di vasche con paletta e secchiello servano a qualcosa, quel che è certo è che fanno milioni di danni. Ad ogni milione di vasche con palette o qualsiasi altro attrezzo devono corrispondere almeno due milioni di vasche della stessa attività senza attrezzo.

Per adesso, mi sono fatta questa idea rispetto all'utenza di un forum sul nuoto, dividendoli in tre categorie: 1) deve seguirti un istruttore che sa cosa, quando e quanto farti fare - mille auguri!
2) I tuoi obiettivi puoi raggiungerli continuando a remare come stai facendo, poco importa che Phelps non ti assomigli perchè mi sembra la situazione migliore.
3) diventi istruttore di te stesso, studi e prendi spunti da più parti ma personalizzi il tuo lavoro sulle tue esigenze che cambiano molte volte, anche nell'arco di una stessa sessione.

Ciascuno scelga dove vuole stare.

La strada delle tabelle e degli esercizi preconfezionati a distanza è fumo negli occhi, poco importa che facendo 20x50 di un dato esercizio a stile uno goda di un certo miglioramento perchè intanto sarebbe migliorato anche facendo le stesse vasche a dorso, poi bisognerebbe vedere quanto dura il miglioramento e quanto quel miglioramento non sia una scorciatoia per trovarsi presto faccia al muro.

Ciao.

nuotix ha scritto:
mattone ha scritto:

è più importante secondo me distinguere tra un movimento naturalmente sciolto causato da un buon equilibrio e da articolazioni ben oliate, e l'imitazione dello stesso dove per portare il gomito in una certa posizione non faccio altro che irrigidirmi ulteriormente.

hai centrato perfettamente quello che intendevo dire con "piegare al massimo il gomito" cioè che rischia solo di aggiungere rigidità e quindi impedire una migliore scioltezza e rilassatezza del movimento.
io mi ricordo che per un certo periodo avevo provato a recuperare in quel modo. ebbene, sentivo il braccio molto meno rilassato perché dovevo compiere una ulteriore contrazione muscolare. pertanto mi dicevano che avevo un recupero scattoso.
è chiaro poi che la tecnica universale non esiste. quello che può andare bene a me e più che possibile che non possa andare bene al mio compagno di corsia.
mi rendo conto che sul tema abbiamo posizioni big_smile



mattone ha scritto:

evitino volontariamente una presa con un gomito estremamente alto che, per quanto alieno ripetto al mio modo di pensare,

volevo chiederti una informazione sulla presa a gomito alto.
dopo che io sono andato in presa a prendere l'acqua in avanti, bisogna spingerla indietro. in questa fase la cosiddetta presa a gomito alto significa che il gomito deve rimanere il più fermo possibile come fosse un perno da cui fare leva?
in generale potresti darmi una definizione di presa a gomito alto?

wink

Una definizione di presa a gomito alto è Ian Thorpe. Sembra facile ma non lo è per nulla. Il senso è simile a quello del fulcro in una leva anche se le cose non vanno esattamente come in una leva, ma rende l'idea.
Per vedere la cosa sotto questo punto di vista dobbiamo considerare che il fatto di spingere l'acqua indietro aiuta ad effettuare un movimento che dovrebbe produrre la propulsione, ma difatti non è spingendo l'acqua indietro che avanzo, perchè, un po più nel dettaglio, spingo indietro per vincolare il braccio comprimendo l'acqua quanto basta per creare un appoggio sul quale tirarmi avanti, senza che questo appoggio sfugga come uno che cammina nelle dune di sabbia.

In ogni caso la questione del gomito alto è solo una delle possibili interpretazioni delle forme di propulsione, dove è possibile ricondurle tutte ad uno stesso livello di efficienza, difficoltà tecnica e sforzo fisico se applicate ai massimi livelli. Dal mio punto di vista, se non estremizzata ricercando posizioni da campione olimpico, è quella che presenta le minori controindicazioni in un normale percorso di apprendimento.

Ciao

giorgio ha scritto:

Ciao
grazie 1000 per le risposte. Davvero.
Farò fuoco sui vari commenti e poi mi rifarò sicuramente vivo, casomai con un altro video ...
Solo due ultime domande:
1. Presa: Mi viene da pensare che il fatto di "bloccare" l'avambraccio sia comunque un'azione che implica una certa rigidità. Ad occhio sembra quasi una contraddizione quella di cercare un "punto d'appoggio" attraverso un "movimento rilassato".
Qual'è la chiave per aprire questa porta ?
2. Entrata: il braccio deve allungarsi in superficie, e quindi la mano deve entrare in acqua in massima estensione, oppure l'estensione può anche avvenire sott'acqua ? In effetti nel video postato da Nuotix la mano entra molto in anticipo e l'estensione del braccio avviene sott'acqua. Mi sembra di ricordare che Stefano fosse contrario a questa impostazione, ma forse ricordo male.
Grazie ancora e buon weekend.
Giorgio


mattone ha scritto:

1) No, non sei troppo sciolto sott'acqua ma l'esatto contrario, per questo ho definito finto sciolto il tuo modo di nuotare. Migliorare il vincolo nella presa non significa assolutamente irrigidirsi in alcun modo. Nel nuoto la velocità aumenta con la capacità di essere più sciolti e le prestazioni decadono esponenzialmente quando ci si irrigidisce. Il segreto sta nella combinazione di un corpo perfettamente allineato, idrodinamico e rilassato che diventa per questo molto leggero, ovviamente se paragonato a uno storto e rigido, da tirare e spingere. Per migliorare la presa devi anzitutto capire di cosa si tratta: è un punto di appoggio dove il tuo avambraccio si blocca, nel vero senso della parola, permettendo ai muscoli dorsali di tirare e spingere realizzando l'avanzamento del corpo che per effetto del rollio ruoterà intorno al punto fisso stabilito dall'avambraccio.

1) la spiegazione sta proprio in quello che ho scritto, ma detto altrimenti: una cosa molto leggera, che galleggia facilmente e ha una forma che non oppone grossa resistenza all'avanzamento la spingi con due dita. Anche una barca. Quindi non hai nessun bisogno di essere rigido, anzi.

2) è un problema che in questo momento non hai e in ogni caso me ne occuperei solo se fosse la fonte chiara di qualche altro problema, perchè così in linea generale tra dentro e fuori l'unica differenza  starebbe nella resistenza, che può essere più o meno importante a seconda del tipo di vantaggio o svantaggio che ti da e dalle prestazioni cui miri.

Ciao

1) penso che se proprio vogliamo trovare dei difetti in quel nuotatore non sono nel gomito durante il recupero, ma anche vedendone altri resta una nuotata dimostrativa dove penso vogliano mettere il fuoco su un particolare aspetto e non su altro. Lo stesso atleta all'aumentare della velocità cambierà la sua nuotata e magari pregi e difetti si cambieranno di posto. Non penso di aver capito del tutto, comunque, questo patema circa il gomito che non dovrebbe piegarsi eccessivamente, è più importante secondo me distinguere tra un movimento naturalmente sciolto causato da un buon equilibrio e da articolazioni ben oliate, e l'imitazione dello stesso dove per portare il gomito in una certa posizione non faccio altro che irrigidirmi ulteriormente. Il gesto spesso è un falso problema, oppure una falsa soluzione. In quel metodo mi sembra di ricordare che evitino volontariamente una presa con un gomito estremamente alto che, per quanto alieno ripetto al mio modo di pensare, permette ai loro seguaci di non perseguire inutilmente un modello tecnico perfetto irraggiungibile per quasi tutti concentrandosi su cose che ad un livello di mercato sono più importanti e obiettivamente possibili.

2) mi sembra di essermi espessa a favore del counsilmann in quella discussione che riporti. Ma qua dico l'opposto! E' verò che non bisogna dirlo ma è comunque ciò che si vuole raggiungere. Percui se la persona a cui lo dico potrebbe farsi condizionare negativamente da questa informazione allora cerco di raggirare l'ostacolo evitando l'informazione diretta, se, come in questo caso, si tratta di una discussione teorica con una persona appassionata come giorgio che vuole sapere la verità, posta il suo video e ha bisogno di migliorare la confidenza con i muscoli del tronco, mi sembra che si possa correre il rischio!

Ciao

21

(67 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

Tempo fa mi sottoposero dei video di total immersion, non ne fui particolarmente entusiasta, non ricordo il perchè nel dettaglio ma sono sicura che si trattasse di alcuni aspetti tecnici che non condividevo, oltre al fatto che il tutto era un insieme di grosse banalità e non avesse come obiettivo di dire qualcosa di nuovo e innovativo per il nuoto, almeno per come lo intendo io, cioè prevelentemente orientato alla ricerca della massima velocità ed efficienza. Ciò nonostante non gli tirerei la croce addosso, perchè se fossero riusciti a effettuare una sintesi comprensibile e funzionale del tema avrebbero compiuto una bella cosa. Io sono una fanatica, nel senso più estremo del termine, per me un anno di allenamento e centianaia di chilometri valgono bene pochi centesimi di miglioramento, ma non posso pretendere che tutti siano come me. Un amatore che vuole nuotare sciolto e degnamente i suoi 2000 metri tre volte a settimana non se ne fa nulla di una persona come me ma spesso non si trova tra una come me e un allenatore/istruttore un po' meno "impegnato" nulla di decente. Se total immersion ha lo strumento, così com'è possibile che lo abbia, per migliorare il rapporto con l'acqua di tanti che non aspirano alle olimpiadi ben vengano. Il gomito così o cosà, la presa e l'iperestensione e altre menate sono cose che alla maggior parte della gente non interessano e non servono. Peggio ancora, vedo tanti agonisti nuotare in modo osceno che se nuotassero alla total immersion farebbero un gran piacere a tutti. La maggior parte delle volte che qualcuno mi chiede consigli sul piano vasca e una volta realizzato cosa vogliono da questo sport, mi rendo conto che non c'è poi tanto da rivoluzionare e anche se nuotano da cani, secondo i miei parametri, posso metterli a loro agio senza dover ripartire da zero come farei con uno di maggiori pretese.
Forse l'errore lo commette chi in Italia pur avendo le conoscenze non abbia proposto dei metodi efficaci di medio e basso livello puntantdo sempre alla solita discussione di livello accademico che non migliora la vita di nessuno.
Tante volte non è importante la qualità del metodo, quanto la convinzione di possederne uno valido.

Ciao.

nuotix ha scritto:

nel frattempo che mattone e stefano ti rispondano, posso darti un mio parere

1) un difetto della presa non lo risolvi dando manate all'acqua. nuotare significare spostare più acqua possibile con un dato movimento, che non è universale per tutti, movimento che però deve essere naturale e soprattutto privo di rigidità. appogiare la mano in maniera più decisa significherebbe prima di tutto aggiungere rigidità e quindi incontrare maggiore resistenza dell'acqua. anche perché un'azione del genere inibirebbe un secondo aspetto fondamentale (insieme a quello di spostare acqua): la sensibilità.
il tuo problema quindi è che non riesci a prendere dell'acqua davanti alla testa e spostarla indietro e per capire se prendi acqua o meno devi concentrarti sulle sensazioni che ti dà la nuotata. prendere a schiaffi l'acqua quindi ti impedirebbe di raggiungere si "sentire" quanta acqua sposti e quindi di capire qual'è la presa più adatta al tuo modo di nuotare

2) il movimento affrettato
secondo me significa che la carenza della trazione e della spinta sono sia una diretta conseguenza di una presa che non "afferra" acqua e non la spinge indietro sia una scarsa attenzione ed affinamento a queste due fasi sia una certa fretta nel concludere la fase subacquea, che è troppo corta, per poter recuperare che è ciò che ti riesce meglio
ergo: dacci dentro con gli esercizi atti a migliorare presa, trazione e spinta

3) la testa oltrepassa vistosamente l'asse del corpo quando respiri. è lì che devi lavorare in particolar modo. quando prendi aria stravolgi il tuo assetto in acqua spostando il peso del tuo corpo dalla parte in cui respiri.
anche a me qualche mese fà era sorto un problema simile. leggi qui https://www.nuotomania.it/public/forum/upload/viewtopic.php?id=2358

4-5) a mio (modestissimo) parere identificare il recupero con un movimento atto a passare vicino all'orecchio, non solo è sbagliato, ma anche rischia di farti prefigurare nella tua testa un movimento che differisce da quello reale.
il recupero è un movimento inerziale che "nasce e vive" per merito della spinta cioè, se la spinta viene eseguita bene fino in fondo, l'energia che hai applicato in questo movimento è sufficiente a farti recuperare il braccio senza alcun bisogno di controllarlo razionalmente perché quell'energia si mantiene durante il movimento stesso (spero di non dire sciocchezze! in fisica non ero un asso!). guarda qui https://www.nuotomania.it/public/forum/upload/viewtopic.php?pid=27836#p27836 dove si parla del modo di nuotare adottato da total immersion che (a mio parere) rappresenta un modo di recuperare il braccio errato

in ogni caso non credo che il tuo sia un problema di recupero che forse nella bracciata è l'unico aspetto da mantenere.
il recupero e i dorsali hanno poco attinenza.
semmai i dorsali li potrai sollecitarli nel momento in cui farai una spinta corretta e riuscurai a produrre un efficiente rollio delle spalle cioè, nel momento in cui stai concludendo la fase di spinta, il braccio opposto va a cercare l'acqua più in profondità.
attenzione però. il rollio e l'esigenza di andare a prendere l'acqua più lontano possibile non signficano nella maniera più assoluta allungarsi al massimo fino quasi a staccarsi una spalla. significa bensì allungare il braccio in avanti ma in maniera naturale.

queste sono solo le mie personalissime opinioni.
mattone e stefano saranno più esaustivi di me soprattutto per quanto riguarda il tuo quesito su come migliorare la presa

wink

Dal mio punto di vista, anche ammettendo che il recupero non solo debba essere passivo ma addirittura inerziale, questo non potrebbe verificarsi, e di fatto non si verifica diversamente, se non al raggiungimento di una data qualità, in termini di velocità e coordinamento, della spinta. Se poi vogliamo anche deviare il percorso del gomito dall'asse di avanzamento del corpo, cioè non alto e non perpendicolare, penso che le difficoltà crescano ulteriormente. Detto in altre parole perchè al braccio resti energia residua per tornare avanti da solo, questo dovrebbe avere energia in eccesso al termine della spinta (problema che meriterebbe un discorso a parte) e sarebbe da solo responsabile di parte dell'energia di avanzamento di tutto il corpo (come quando per saltare in alto lanciamo in alto le braccia). Tutto questo per quanto possibile è assolutamente complicato da inserire tra i requisiti di una buona nuotata.

Io penso che i migliori nuotatori si limitino, per così dire, ad avere delle azioni di recupero che assecondano, aiutano a mantenenre e non impediscono il momento che il corpo acquista con tanta fatica durante la fase di spinta. Viceversa nulla che possa ostacolare un recupero più naturale, rilassato e balistico possibile... ma qui parliamo di cose davvero difficili!

giorgio ha scritto:

Ciao
la risposta di mattone mi è piaciuta davvero tanto. Diciamo che mi ha dato molti (spero non troppi) spunti su cui lavorare nei prossimi mesi.
Dopo le precedenti indicazioni di Stefano, ho inserito sistematicamente l'allenamento gambe-stile senza tavoletta in ogni seduta, e qualche risultato ho iniziato a vederlo.
Il prossimo passo sarà quindi quello di inseguire il miglioramento della bracciata.
Premessa: non sono alla ricerca del tempo fine a sé stesso. Il mio obiettivo è nuotare meglio.
Tra l’altro non riesco a fare + di 3 allenamenti / settimana per circa 8 km totali, e devo quindi cercare di utilizzare al meglio il tempo che ho.

Le mie domande:

1. ricerca e presa: come migliorare quest'aspetto ? Nella fase di recupero fino all'entrata in acqua il mio braccio è abbastanza sciolto; non ho ben capito se il mio difetto è quello di mantenerlo “troppo” sciolto anche sott'acqua, o se invece dovrei ricercare la presa con una mano “più decisa” per trovare il sostegno opportuno ? La mia “paura” è sempre quella che, andando alla ricerca di una maggior rigidità nella presa, il mio affaticamento aumenti di conseguenza.

2. movimento affrettato: significa che non lascio scivolare abbastanza il braccio sott'acqua ? Anche in questo caso il mio timore è quello di creare una "fase morta", per non creare una sensazione di "affondamento".

Insomma i punti 1 e 2 non mi sono molto chiari

3. testa fuori asse: significa che è troppo alta indipendentemente dalla fase in cui sto nuotando, e che dovrei tenerla più in linea con il corpo ? in fase di respirazione quindi cercare di ruotarla come appoggiando l’orecchio alla spalla ?

Riprendo poi il commento del precedente post  a proposito dei muscoli dorsali:

4. per meglio ingaggiare i dorsali è corretto effettuare il recupero a gomito alto facendo passare quanto più possibile la mano vicino all’orecchio ?

5. quando si parla di “andare a prendere l’acqua il più lontano possibile” stiamo parlando di mano che entra in acqua il più lontano possibile (senza comunque effetto mister fantastic) ?

Per il momento mi fermo qua... Non vorrei fare troppa confusione.
Grazie già da subito per tutto ….
Ciao
Giorgio

Seguo il tuo elenco:

1) No, non sei troppo sciolto sott'acqua ma l'esatto contrario, per questo ho definito finto sciolto il tuo modo di nuotare. Migliorare il vincolo nella presa non significa assolutamente irrigidirsi in alcun modo. Nel nuoto la velocità aumenta con la capacità di essere più sciolti e le prestazioni decadono esponenzialmente quando ci si irrigidisce. Il segreto sta nella combinazione di un corpo perfettamente allineato, idrodinamico e rilassato che diventa per questo molto leggero, ovviamente se paragonato a uno storto e rigido, da tirare e spingere. Per migliorare la presa devi anzitutto capire di cosa si tratta: è un punto di appoggio dove il tuo avambraccio si blocca, nel vero senso della parola, permettendo ai muscoli dorsali di tirare e spingere realizzando l'avanzamento del corpo che per effetto del rollio ruoterà intorno al punto fisso stabilito dall'avambraccio.

2) Anche qui l'esatto contrario, ovvero tu hai già, e proprio a causa di un movimento affrettato, un momento morto abbastanza importante. Ti spiego meglio: ciò che anticipi troppo è la passata subacquea, non in senso assoluto però, infatti la tua nuotata è quasi un catch up drill, ma è anticipata rispetto alla presa che non avviene correttamente e ti porta a girare quasi a vuoto. Per milgiorare la presa non devi occuparti, paradossalmente, del fattore tempo, cercando di allungare la scivolata, che nel nuoto agonistico non esiste, ma devi migliorare l'equilibrio a causa del quale ti troverai, anche dopo aver scivolato mezza vasca per bracciata, a girare frettolosamente le braccia se non avrai prima creato un buon vincolo.

3) La posizione della testa rappresenta qui in Italia un caso particolare, quindi sentirai cose opposte e a te la scelta. Io concordo con le scuole americana e australiana sul fatto che il collo debba mantenere una posizione neutra ripetto al corpo cioè allineato alla spina dorsale, sguardo fisso sul fondo perpendicolare alla riga nera e mai per nessun motivo volgerlo avanti. La respirazione non avviene ruotando la testa ma lasciando che la testa muova nel rollio solidalmente col corpo quando si decide di prendere aria. Ferma nonostante il rollio, invece, quando non si respira. Tu sei ben lontano da questo standard.

4) Dato che patisci un affaticamento al deltoide prova a lavorare sul suo rilassamento in fase di presa e sulla sua esclusione dalla trazione in avanti, il corpo dovrebbe metterti da solo sulla giusta strada ma devi stare attento a quanto ti dice. Il recupero è la fase durante la quale il braccio opposto effettua la presa, la posizione di tutto il corpo è fondamentale ma alcuni equilibri sono anche, fino a un certo livello, personali. La posizione della mano non è quindi indicativa di una corretta posizione. Io sono certamente per un recupero con gomiti alti che procedono in linea con il corpo.

5) Ho notato dal video che hai un'ottima linea di galleggiamento, questo ti permette di entrare molto avanti con la mano senza grandi acrobazie ma questa è solo una piccola parte del problema. Per prendere l'acqua lontano, parliamo di prendere, quindi supponiamo di essere in grado prendere, dato che vicino o lontano è sempre un grosso e primario problema, devo fare due azioni contrapposte: allungarmi più che posso, magari come mr. fantastic, col braccio che va in presa, è talmente importante che tutto ciò che la migliore mobilità articolare può offrirci anche solo in termini di millimetri è ben accetto, e supportare la fase di ricerca con una solida fase finale di spinta del braccio opposto. Spesso una bracciata più lunga nasce dal miglioramento dell'azione del braccio indietro e tornando all'importanza di stirarsi in avanti, questo ti aiuterà ad interessare i muscoli del tronco fin dalla prima fase della bracciata migliorando la stabilità generale. Ah già, il corpo non deve essere piatto. E si badi bene a ruotare il corpo, non solo le spalle.

Il nuoto è funzione di gesti interdipendenti tra loro, per questo ogni movimento che venga identificato come difetto può essere visto sotto tre diversi aspetti: in quanto problema in prima persona, in quanto causa di altri problemi e infine anche come risultante di problemi terzi. Alla luce di questo tutto è molto difficile ma anche pieno di possibilità, per questo non mi pare utile darti ricette miracolose per la soluzione di un problema quanto piuttosto cercare di farti capire dove questo risieda lasciando la tua passione di autodidatta a cercare la via di uscita. Ovviamente puoi chiedere ciò che vuoi.

PS. Oggi il pc non si è ancora piantato quindi ti spiego il problema dell'equilibrio laterale con un esempio:
mettiti in piedi e dalla posizione di piedi uniti e procedi con passo laterale con le gambe tese, verso destra o sinistra,  solleva la gamba tesa lateralemente nella direzione verso la quale vuoi procedere, mantenendo la schiena dritta e lo sguardo frontale troverai molto difficile controllare il passo senza franare verso il suolo. La gamba infatti sposta il baricentro e dato che l'aria non offre nessuna resistenza il movimento è accelerato verso il suolo. (ovviamente un karateka avrà più controllo di un giocatore di poker ma è solo per rendere un idea)
In acqua capita più o meno la stessa cosa ma con l'eccezione che essa offre sufficiente resistenza per un appoggio a chi non vi frani sopra come un masso.

Ciao.

A giudicare dal video, ma l'idea dal vivo potrebbe essere diversa, la fase dove sei molto carente, prima che trazione e spinta, è quella di ricerca e presa. Il resto per quanto riguarda la spinta ne è conseguenza. Se non hai creato un vincolo, se non ti sei ancorato, non potrai nè tirare nè spingere. La tua bracciata è quella che io chiamo finto sciolto, che nella fase di recupero ostenta una certa naturalezza ma che non appena entra in acqua, a causa di uno scarso equilibrio laterale, affretta i movimenti per ritornare alla condizione più confortevole. In questa condizione puoi concentrarti su mano o braccio quanto vuoi e il miglioramento non si verificherà perchè il tuo corpo è alla ricerca di un sostegno laterale mentre tu cerchi indizi per capire come andare avanti quindi ti troverai ad avere un falso feedback.
Come migliorare? Boh!
1) le gambe potrebbero aiutare e dato che non mi sembra che le usi, tanto vale provare. Nella competizione, come tanti puoi scegliere di non fare nemmeno una gambata ma è fondamentale che le includi nel tuo allenamento
2) la testa è fuori asse, è normalmente alta e si solleva ancora di più quando respiri
3) la respirazone da un solo lato ti peggiora di molto il problema dell'equilibrio laterale con le conseguenze negative sulla spinta, anche qua puoi respirare durante la gara da un solo lato ma allena tutti e due
4) l'allineamento del corpo è un problema grave ma che non puoi contrastare in maniera diretta, tipo contraendo gli addominali che ti troveresti ad affondare, perchè è conseguenza di mille altre cose.

Tutto sommato la tua nuotata ti permetterebbe, senza migliorare in nessun reparto, di raggiungere tempi sul cento di 1'10" o 1'15" con il solo duro lavoro di allenamento. E anche questa potrebbe essere una soluzione. Ci sono persone, a migliaia, che presentano problemi del tuo livello ma che grazie ad anni di allenamento tirano fuori tempi rispettabili mantenendo tutti i difetti del caso. E' chiaro che chi persegue questa strada prima o poi raggiunge un muro prestazionale invalicabile ma se uno vuole accontentarsi...

Ricapitolando: se vuoi migliorare la nuotata, migliora l'equilibrio laterale, se vuoi migliorare i tempi...zitto e nuota.

Ciao.

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(12 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

Complimenti comunque, e la prossima volta ricordati di programmare lo scarico per la gara importante;-)

Ciao