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(3 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

Ho appena riletto con maggior attenzione il tuo post iniziale: quindi, se ho ben capito, normalmente non ti era mai capitato di avere problemi; e invece si è scatenata una reazione solo dopo aver nuotato in un ambiente acqua diverso dal solito (e probabilmente trascurato)?
Non so se sia megiio o peggio, dal tuo punto di vista: a me la follicolite viene praticamente sempre; in particolare sulle spalle e nella zona dei muscoli trapezi. Io credo sia anche dovuto allo sfregamento degli indumenti in quelle zone.
Tipicamente si scatena una paio di giorni dopo la depilazione, e in effetti ci vuole qualche giorno prima che l'evento rientri in normalità.
Direi forse anche 3 o 4 giorni.

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(3 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

Tutte le volte che mi depilo...
Non sono un maniaco della depilazione, però sono particolarmente irsuto, e sulle spalle e sulla schiena, anche no, se appena posso. Non mi depilo però in zone delicate, come le ascelle o in mezzo alle chiappe (e vivaddio, onestamente... smile ) perché non ne sento l'esigenza.
Se uso la crema depilatoria, pochi problemi, ma non mi garba usarla perché non inibisce la ricrescita, e perché comunque è roba chimica.
Se faccio la ceretta, specie se per caso i peli sono ricresciuti, è un mezzo macello.
Recentemente ho provato un metodo che chiamano "ceretta brasiliana", o qualcosa del genere; solo in una zona, e mi è parso che la reazione dei follicoli fosse nettamente più contenuta. La donna che me l'ha applicata dice che tante sue clienti femmine la usano con soddisfazione per zone critiche, ad esempio l'inguine.
Ti devo dire che anche a me hanno sempre consigliato l'applicazione di gentamina, perché in sostanza i follicoli potrebbero infettarsi; certo, è una buona idea evitare di grattarsi, proprio per evitare di favorire il profilerare di agenti batterici.
Però ti posso anche dire che io ho sempre continuato le mie attività in acqua senza scrupoli di sorta, e non ho mai accusato complicazioni. Quasi sicuramente, almeno una volta, dev'essere successo anche al mare; per quanto qui la situazione potrebbe essere più delicata perché l'acqua di mare non è trattata come in piscina (agenti batterici), e inoltre il sole potrebbe essere una ulteriore causa di stress per l'epidermide.

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(2 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

Ma com'è che più d'uno sul forum dice che ha difficoltà a fare riprese?
Io ho una collezione intera di video fatti in piscina con i miei amici, sia tecnici che ludici smile

Penso che sia abbastanza fisiologico essere un po' asimmetrici nella motricità.
Secondo me la cosa non è semplice: anch'io vedo che con la sinistra non faccio bene quanto con la destra, quando nuoto, e mi sono incaponito a tal punto, che cerco di migliorare questa cosa anche nelle attività a secco.
Per come la vedo io, non si tratta di potenza della muscolatura; si è già discorso più che abbondantemente, infatti, in questa sede, che la forza che riesce a imprimere perfino un agonista all'acqua è una percentuale sorprendentemente bassa. Quindi una bracciata efficiente è piuttosto un fatto di sensibilità.
Ti faccio un esempio: dici di essere mancino, quindi suppongo che impugni la forchetta per mangiare con la sinistra.
Ovviamente, brandire la forchetta e usarla per mangiare, diresti che non richiede uno sforzo ingente.
Eppure prova a farlo con l'altra mano.
Ecco, io mi sono fatto l'idea che è quello che succede un po' anche quando nuoti: il nuotatore incapace non ha sensibilità, e non riesce a gestire e dosare con scioltezza e automaticità il gesto necessario per spingersi bene.
Siccome anch'io ho questo tipo di minus che vorrei migliorare, io ci dedico un po' di tempo anche nelle attività a secco. Non so forse vi farò sorridere, però, io la mattina appena sveglio faccio una quindicina di minuti di attività, e fra le altre cose, a volte, faccio dei lanci con una pallina da tennis contro il muro alternativamente con il braccio destro e con il braccio sinistro. Oppure se  faccio una corsetta, tengo in mano le chiavi di casa: le tengo per un po' nella mano destra, e per un po' nella mano sinistra.
Perchè io ho la sensazione che abbiamo anche un baricentro "mentale" dell'azione che stiamo svolgendo, e se riusciamo a distrarre il cervello dal baricentro che siamo automatizzati a usare, stimoliamo il corpo a svolgere azioni di routine con un baricentro spostato, ottenendo così un'esperienza di propriocettività più ricca.
Non sottovalutare, inoltre, che se ti sei abituato a usare le braccia in modo asimmetrico, molto probabilmente, per mantenere l'equilibrio, il tuo corpo si sarà abituato a bilanciarsi di conseguenza; magari non te ne accorgi, e scopri che anche le gambe si muovono asimmetricamente a compensare questa asimmetria.
Quindi il lavoro da fare per migliorare la simmetria della tua bracciata potrebbe dover essere impostato un po' su tutta la nuotata.

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(310 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

@klopp

anch'io peno quanto te...
Però sono migliorato; personalmente, l'esercizio che mi ha dato di più da fare a secco, è: sdraiato a pancia in giù, muovi le gambe come per nuotare a stile. Intanto è impossibile farlo senza piegare le ginocchia, ma poi ti allena proprio quei muscoli che ti serviranno quando nuoterai per sostenere le gambe.
Puoi farlo tenendo le braccia avanti, tenedole lungo i fianchi, un braccio avanti e uno indietro, così intanto stimoli anche esperienze di motricità un po' più articolate. Io ne approfitto anche per girare la testa e da un lato, e dall'altro. E così mobilizzo il collo in vista di migliorare la respirazione ambidestra. Cioè: metti che faccio 6 x 1': ne faccio 3 sdraiato con la faccia rivolta a destra, e 3 a sinistra.
Comunque, ogni volta che io tribolo a far gambe in acqua, mi ripeto una cosa che mi disse una mia compagna di corso: "Triboli tanto perché non le fai mai".
Certo prima bisogna capire come farle in modo proficuo; il fatto è che, per quanto mi è dato di capire, non è poi così semplice costruire una efficiente sensibilità sulla gambata. Che poi noi maschi generalmente peniamo anche di più, perché le donne accumulano tessuto adiposo (carne che galleggia meglio) sui fianchi e sui glutei.
Purtroppo anche sulla gambata ci possono essere tante cose che ti rallentano: magari tieni le gambe un po' aperte e imbarchi acqua; magari pieghi un po' le ginocchia, e ancora imbarchi acqua fra i polpacci; magari non hai i muscoli giusti allenati e non riesci a tenerle su; o ancora hai la caviglia rigida e non senti l'acqua nelle estremità.

Eppure è fondamentale: se io fossi un istruttore di nuoto, la sensibilità sulla gambata, in un mio ipotetico allievo, sarebbe condizione imprescindibile prima di provare una nuotata completa. È da tanti mesi che mi ci dedico concentrazione: sono convinto che sarà la chiave di volta dei miei futuri (spero) miglioramenti.

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(9 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

Non so se hai mai provato a usare una pagaia, o un remo; immagina di essere in barca, e devi dare una remata per avanzare.
Se tu pianti una remata frenetica, sposti più che altro acqua; e la barca invece si muove di poco.
In questo caso, vedresti che in acqua si fanno le bolle.

Credo sia abbastanza intuitivo che cercheresti di infilare il remo in acqua un po’ avanti, ed effettuare una remata in accelerazione, dosandola in base alla sensibilità che puoi avere sul moto della barca; e magari, facendo in modo che l’escursione della remata sia la più lunga possibile.

Questo è tutto quello che c’è da sapere, in buona sostanza, su come si fa la bracciata.
A stile, a dorso, a rana e a delfino.

Ci ho messo 9 anni a capirlo, ma credo di non essere tanto lontano dal vero, e credo dica bene Stefano una volta che l’ho letto scrivere che “in buona sostanza, nuotare è di una banalità incredibile”.
Per dire (lo dico senza cognizione di causa), a me pare che a livello neuro-muscolare, secondo me correre è un’attività molto più complessa.

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(9 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

LittleSte ha scritto:

avevo letto o sentito (non ricordo) durante la trazione, se si vedono troppe bolle sott'acqua il movimento è sbagliato
consigli o opinioni?

Una volta commentavamo i nostri video, e uno degli allenatori ci spiegò che se se ci sono tante bolle non è buono: indica che sposti l'acqua, invece che agganciarti all'acqua per spostarti tu.

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(9 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

Quello che dice Stefano è, come di consueto, sacrosanto, perché come spesso mi pare di constatare i nuotatori neofiti (io in primis, anche se ho superato questo preconcetto) pensano che ci sia una specie di "manuale delle istruzioni" per cui "se fai così, nuoti bene".
Non è così: è necessario entrare nell'ordine delle idee che fondamentalmente non c'è "un" modo di nuotare.
C'è che in effetti bisogna saper galleggiare e stare in equilibrio a modo (il che significa con una concreta consapevolezza di quale posizione sta assumendo il proprio corpo), e da lì si rema per spingersi avanti. Il capire come farlo spetta al nuotatore: è lui che deve nuotare.
Quindi il compito dell'istruttore è valutare quello che sta facendo il nuotatore, e non dirgli cosa deve fare come un manichino, bensì portarlo a fare quelle esperienze necessarie a far sì che si sensibilizzi e impari a gestire meglio la sua nuotata.

Fossi in te proverei a fare esperimenti di ogni tipo per capire se spingi, e se riesci a farlo senza perdere l'equilibrio.
Ci sono diversi post al riguardo, e io mi permetto di consigliarti di farli con la massima calma, perché se li fai in nuotata, e cercando di andare veloce è ovvio che poi non riesci a recepire alcunché.
Forse potresti fare questo esperimento: stare in assetto orizzontale, spingi con il braccio fino in fondo e aspetti a recuperare (o magari non recuperare affatto, nel senso tipico del termine: quando hai esaurito la spinta, ti fermi o ci riprovi, sempre senza perdere galleggiamento), per vedere se la spinta ti fa scivolare avanti.
Penso che questo potrebbe indurti a verificare se ti aggrappi bene all'acqua, e se in effetti non fai quel movimento viziato per compensare una qualche perdita di equilibrio.
Forse potresti anche provare a vedere cosa succede nuotando a stile solo con le braccia (senza il pull).
Se questi esercizi sortiscono esperienze costruttive, puoi provare a implementarle nel resto della nuotata.

Nel mio caso specifico che ho descritto, tipicamente acccuso un deficit nell'uso delle gambe, e più in generale, se vado a cercare di spingere meglio, a volte ho proprio la sensazione di "perdere l'equilibrio", quasi di piombare in acqua.
Questo a dire che un singolo gesto quasi sempre è concatenato con quello che sta facendo tutto il resto del corpo.
Dirai "che c'entra l'uso delle gambe"?
Eppure una volta un istruttore mi dimostrò che tendo a tirarmi a dietro le gambe, e mi portò a sperimentare che laddove ero indotto a usarle meglio, poi riuscivo anche a remare con maggiore efficacia.

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(9 risposte, pubblicate in Stile libero (crawl))

Anche a me capita una cosa del genere; per lo più quando comincio a essere un po' stanco.
Io, col braccio sinistro dò una specie di schiaffetto portando il braccio a finire sotto il petto; per altro ho notato che accuso una asimmetria analoga anche quando corro.
La risposta che mi sono dato è che in quel modo fai meno fatica perché eviti di spingerti.
Ma non: fai meno fatica nel senso che sei più proficuo; nel senso che appunto fai un movimento a vuoto che ti risparmia la fatica di appoggiarti all'acqua.
Se questo è il fatto, la risposta (che sempre mi sono dato io) è che dovrei automatizzare meglio un movimento corretto, ed eventualmente migliorare la resistenza, in modo da mantenere il controllo lucido dell'azione più a lungo.
Che poi per certi versi le due cose sono correlate, penso.

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(6 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

Ah, stasera, mentre nuotavo, ho ripensato a questo post; nel mezzo di una serie di ripetute da 200, guardavo cosa combinava una mia amica, con la quale ho giusto condiviso la risposta di Paolo (infatti, proprio domenica mi ha detto "Ciro, io non capisco perché in allenamento sei una suola da scarpe, a volte ci intralci pure, e poi nelle gare mi dai delle pelate da cinema!" smile ).
L'input dell'allenatore era di "nuotare piano", e più di una volta sono stato preso dalla tentazione di lanciarmi all'inseguimento.
Giuro che per trattenermi mi ripetevo come un mantra "Bisogna SEMPRE cercare di nuotare bene, SEMPRE cercare di nuotare bene, SEMPRE cercare di nuotare bene"... smile

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(6 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

In effetti, mi stavo figurando un ipotetico corso master in cui sono iscritti Orsi e Paltrinieri, e mi immaginavo Orsi che scrive sul forum dicendo "Ma com'è che c'è quel ragazzo lì, che oltretutto è anche magrolino, che sui 50 gli dò la paga, e invece se si tratta di fare degli 800 mi lascia indietro?"
smile

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(6 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

In teoria, la conseguenza dovrebbe essere che dovrei spingere di più in allenamento, ma non ne sono mica convinto.
Io penso di essere ancora a un livello per cui miglioro se nuoto meglio; penso di essere uno che deve ancora imparare a nuotare bene, prova ne siano i 35" nel 50 stile.
Penso che il percorso che devo seguire sia fatto più di nuotare bene, che di nuotare duro.

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(3 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

ANEDDOTO:
appena ho cominciato a nuotare, cercando di capire cosa fare, ho subito pensato di levarmi gli occhialini, ma poi mi è venuto vagamente in mente il fatto della simmetria nel regolamento, e allora mi son detto "Devo farlo con entrambe le mani; forse ce la posso fare intanto che recupero le braccia."
E in effetti sono riuscito a sistemarli quasi perfettamente.
Senonché erano pieni d'acqua...

FATTO:
era una gara FIN (per altro, la prima della mia "carriera"), e mi è parso che i giudici siano stati particolarmente ligi e attenti: diversi atleti sono stati squalificati per vari motivi.
Un amico che osservava la mia prova dalla tribuna ha detto che ha visto benissimo quando ho cercato di sistemare l'occhialino; di sicuro l'avrà vista anche quella specie di ciclope nazista che seguiva la gara, e credo che se avesse ravvisato un'infrazione, probabilmente avrebbe invalso la mia gara.
Di sicuro se succede ancora me li tolgo e buonanotte, perché ho nuotato completamente alla cieca, non riuscivo manco a vedere il muretto quando arrivavo alla virata.
Sai che divertimento nuotare così...

MORALE (consentitemi la sviolinata):
appena partito mi ha preso lo sconforto e mi sono agitato, e ovviamente metro dopo metro ha cominciato a infierire anche la fatica. Poi a un certo punto ho razionalizzato e mi sono detto che dovevo riuscire a mantenere la calma e gestire la situazione.
E quindi in questi frangenti realizzi che in una situazione di emergenza, è possibile e sensato sforzarsi di non perdere il controllo: questo è un esercizio di vita, io direi.
In sostanza, sebbene appena uscito dall'acqua mi sentissi un po' frustrato, ho pensato che tanto la medaglia (per quello che vale) non l'avrei incassata in ogni caso.
E invece ho portato a casa una piccola esperienza che forse ha un valore molto maggiore.

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(3 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

A norma di regolamento, se nel tuffo si scompongono gli occhialini, e me li voglio togliere, posso interrompere il ritmo della bracciata per levarli?

Proprio oggi mi sono trovato in acqua con gli occhialini pieni d'acqua (e mi aspettava il 200 rana yikes); avrei voluto levarli, ma temevo la squalifica...

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(1,654 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

In teoria, il fatto che tu abbia scritto "comincio a trovare sincronia fra bracciata e respirazione", stride col fatto che la prima sincronia da costruire sarebbe piuttosto quella fra bracciata e gambata.
Dico la mia: fatto salvo che tu galleggi (ovvero stai in equilibrio sull'acqua) in maniera adeguata, se spingi bene fino in fondo le braccia vengono proprio fuori da sole; se riesci a chiudere per bene e in scioltezza la remata di braccia, è davvero sorprendente come riportarle avanti richieda davvero uno sforzo quasi nullo.
E questo è, credo di poter dire, il primo aspetto da costruire; quindi potresti provare a fare la tua vasca a delfino senza respirare, e vedere se riesci a viaggiare in scioltezza. Quando il fiato finisce, chiudi a stile, o a rana, come ti senti più sciolto.

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(6 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

Ciao a tutti,

una domanda, che forse resta una riflessione fine a sè stessa, ma tant'è:

nel nostro gruppo, ci suddividiamo in due corsie: facciamo sempre gli stessi lavori, ma c'è una corsia più lenta e una con ritmi un po' più sostenuti, in base alle prestazioni dei singoli.
Io mi piazzo nella corsia dei "placidi" smile , ma in effetti succede che più di uno dei miei compagni di gruppo, per quanto in allenamento viaggino più di me, poi in gara fanno tempi analoghi, per non dire inferiori ai miei.
Ad esempio, ragionando a spanne, c'è una mia amica che se facciamo, per dire, 4 x 100 misti mi lascia tranquillamente indietro di 50 metri, eppure in gara lei ha fatto quasi 1'45", contro il mio 1'41".
Se facciamo dei 200 nuotati piano, di sicuro la perdo dopo la seconda ripetuta, eppure in gara le ho dato più di due secondi.
Sui 50 stile le differenze si fanno più marcate, anche a confronto di altre nuotatrici: 38" secondi in media contro i miei 35" circa (dico circa perché l'ultima mia prova in gara risale a un anno fa: spero di essere migliorato un pochino, lo saprò domenica prossima).

La mia domanda è: a giudicare da questi dati, si potrebbe dire che in allenamento dovrei spingere di più?

Il metodo che mi sono dato io è questo: in linea di principio, mi attengo a quanto dice l'allenatore. Se una serie è prescritta "a velocità di crociera", siccome io mi considero un nuotatore meno che mediocre, preferisco dare la precedenza a cercare di nuotare bene, anche a costo di andare più piano di quanto forse potrei.
Se l'allenatore dice "Pestate l'acceleratore", la mia priorità è darci dentro, anche a scapito di una nuotata ordinata.

Ne ho parlato con l'allenatore, che mi ha detto "Forse potresti provare a seguire i ritmi della corsia più veloce", ma io penso di fare meglio nuotando il più possibile con calma e cercando di nuotare bene, a meno che, come dicevo prima, non sia espressamente richiesto il contrario.

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(11 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

andrew881 ha scritto:

Ancora non ho capito l esercizio. Avevo capito della pancia sotto.

Come mai non hai capito?? È super semplicissimo!!
Ti metti in galleggiamento statico orizzontale, braccia avanti.
Rilassati.
Effettua una remata con entrambe le braccia, cercando di sentire il corpo che scivola in avanti.
Effettuata la remata, le braccia restano lungo i fianchi senza recuperare, per apprezzare fino in fondo il corpo che scivola.

L'aspetto prioritario è effettuare la remata senza perdere l'equilibrio; importante, ma non prioritario rispetto al primo, è sentire che stai agganciando acqua con le mani. Le due cose, insieme, sortiranno l'effetto di sospingere il corpo in avanti come se fosse una barca. Non avere ritegno di farlo piano, pianissimo, con la massima calma!! Altrimenti non capisci più niente!
Successivamente, quando sarai riuscito a farlo con naturalezza, vedrai che come per magia quasi sicuramente riuscirai a recuperare le braccia quasi senza sforzo, perché il tuo corpo non sarà affondato.

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(11 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Nooooo, posizione prona!! Pancia in giù!!!
Guarda, hai detto una cosa emblematica: "è delfino puro e semplice". Perchè stando a quanto ho capito fin'ora di questa nuotata, è in teoria davvero semplice nuotare a delfino; è di molto una questione di sensibilità in acqua. Del resto, basta pensare a quanto sia più articolata la coordinazione dei movimenti negli altri stili, fra i vari arti, e la parte alta e la parte bassa del corpo.

Attenzione, però, che questo esercizio che ti ho descritto non è la formula magica che TACCHETE ti farà nuotare a delfino: è una delle "esperienze" che, per quel che mi riguarda, mi è servita per capire un aspetto strutturale della nuotata a delfino.
A tutt'ora, ed è parecchio che lo esercito, nuotare a delfino (sarebbe più corretto dire "provare a nuotare delfino") è una cosa che mi richiede parecchia concentrazione, e riesco a gestire una certa lucidità solo per brevissime nuotate.

Sul fatto psicologico, ti capisco perfettamente, anch'io ho un certo ritegno a nuotare a delfino quando faccio nuoto libero, perché è inevitabile che non si passa inosservati, e secondo me uno ha il timore di passare per quello che fa il bullo.
Però non ho nessun problema a fare esercizi di tecnica, perché chiunque sappia nuotare sa perfettamente quanto siano importanti.
D'altra parte, nessuno nasce imparato, a questo mondo.
Guarda, io a nuotare sono un gatto di piombo, ma per quanti nuotatori in gamba mi sia capitato di incontrare, non mi è mai, dico davvero MAI capitato di incontrare un nuotatore degno di tal nome che mi trattasse con sufficienza.
Inoltre, secondo me, se è vero, come è vero, che non si può nuotare bene se non si è distesi con tutto il corpo nel galleggiamento in acqua, ebbene io penso che nel delfino lo sia ancora di più. Perché mentre negli altri stili, sbracciando alla bell'e meglio, riesci anche a "strisciare" in acqua in una qualche maniera, nel delfino proprio no: se non sai galleggiare, se non sai stare in equilibrio sull'acqua, non c'è pezza.

Piccolo excursus: c'è questa cosa del "vergognarsi" del come ci si muove in acqua, che nonostante tutto secondo me non va sottovalutata.
Per uno che nuota da sempre, forse appare incomprensibile, ma a me è capitato di doverla affrontare più volte.
Tante persone con cui nuoto per esempio, non ne vogliono sapere di entrare in acqua lanciandosi dal blocco perché confessano esplicitamente che "si vergognano".
E anch'io a dire il vero ho avuto il mio da fare, per affrontare questa cosa.

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(11 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Stefano una volta scrisse che, se fatto a dovere, gambe a delfino sul dorso ti fa sentire gli addominali come se avessi alien che ti sta uscendo dalla pancia big_smile .
Magari ti riesce talmente naturale che tu incedi facendo poca fatica. Il che, a quanto credo, potrebbe essere indice di un buon modo di fare la gambata.
Però, se, come scrivi, hai le braccia che affondano, ti posso assicurare che fare gli esperimenti che ti ho descritto, a me ha dato risultati straordinari; più di tutto, ancora oggi mi sorprendo del fatto che mentre chiudo la bracciata, fra me e me penso "ora di sicuro mi pianto in acqua", e invece magicamente le braccia quasi 'rimbalzano' e me le ritrovo davanti senza nessuna resistenza.
Però, davvero: se cercando di fare più bracciate in sequenza sei punto e capo, non avere ritegno a fare un passo indietro, e prova a fare una sola remata per volta, anche pianissimissimo; l'importante è sentire che non stai perdendo l'equilibrio con il corpo.
Poi, a poco a poco, ci prendi la mano, e riuscirai a farlo con maggior disinvoltura e rapidità, sempre senza perdere l'equilibrio.

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(11 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

No, ma che a dorso: a pancia in giù.
Se fai bene gambe a delfino sul dorso è un bel lavoro, ottimo!
Io ci divento matto, mi bruciano gli addominali.

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(11 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Chi ti scrive (io) è uno che tutt'ora pensa di non essere capace di nuotare, e men che meno a delfino, ma ti posso dire come ho cercato di approcciarlo io quando ho cominciato, forte di quanto ho imparato in questo forum.
Comincia a provare a vedere se riesci a remare di braccia senza perdere l'equilibrio: ti metti in galleggiamento statico orizzontale, ti rilassi, e fai una remata, lasciandoti poi scivolare in avanti con le braccia lungo i fianchi.
Non è necessario che cerchi di fare altre remate, e men che meno che cerchi di respirare.
Fin per l'amor del cielo: non fare delle "s" o altri casini con le braccia. Individua un punto davanti alle spalle e cerca di aggrapparti all'acqua spingendola in modo diritto. Tipicamente quando io comincio a smanacciare significa che sono stanco, e invece che agganciare acqua (cosa che è faticosa) vado a finire su una traiettoria di comodo serve solo a fare bolle.
La sensazione dev'essere che il corpo scivola in avanti per effetto di una remata bene assestata.
Collo rilassato e testa appoggiata sull'acqua, come sempre, nel nuoto (beato chi ci riesce... smile )
Bene assestata significa appunto che il corpo non deve perdere l'equilibrio: come una barca.
Prova a immaginare cosa succederebbe con una barca se cacciassi una remata in malo modo: per esempio si impenna per poi ripiombare in acqua di prua. E non andrebbe avanti.
Col corpo succede la stessa identica cosa.

Prendi fiato, rilassati, e dai una sola remata scivolando con le braccia rilassatamente lungo i fianchi.
Se riesci a fare questo, puoi provare a recuperare e dare una seconda remata: se fai tutto bene, sarai sorpreso di constatare quanto le braccia escano da sole, perché il corpo è rimasto scivolando a pelo d'acqua, e probabilmente ti verrà spontaneo farne altre due o tre. Se invece hai remato male, il corpo affonda e tu ti troverai ad arare l'acqua con le braccia.

In genere, praticamente tutti quelli con cui parlo di nuotata a delfino immaginano che tutto sia basato sulla movenza del corpo; anche le parole, in italiano ci traggono in inganno. Un istruttore una volta mi disse "Se lo chiamano 'delfino' ci sarà un motivo".
Sarebbe stato bello se lì per lì mi fosse venuto in mente di rispondere che nelle altre lingue (ma anche nella nomenclatura ufficiale delle gare) si chiama "farfalla"...
Questo per dire che è una buona idea puntare a riuscire a remare di braccia con leggerezza, nuotando a pelo d'acqua.

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(2 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

Considera che potrebbe anche essere sudore...

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(2 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

Sì, e me ne rendo conto bene.
Anzi, me ne sono proprio reso conto nuotando nella vasca di Imola, che ha il fondone per i tuffi da una parte: quando arrivi in prossimità del fondo (a parte che sembra di volare), si ha la sensazione di decelerare (e il muro si fa sempre più lontano...).
Quando ho toccato mi sono detto "Avrò fatto un tempo ridicolo".; invece ho migliorato di un secondo il tempo di iscrizione.

Eppure, dal momento che è proprio vero che gli esterocettori sono tratti talora in inganno dall'ambiente acqua, allora è evidentemente altrettanto vero che diventa difficile capire se il modo in cui mi muovo è efficace o meno.

Ma allora, se avere il fondo della vasca più vicino, mi consente di capire meglio cosa sta succedendo, come mi sto muovendo, se sto facendo strada o meno, allora forse vale la pena di fare esperimenti in acqua molto bassa proprio per capire meglio: forse ho a disposizione un riferimento più chiaro che mi consente di capire se sto nuotando in modo efficiente o no.

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(2 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

Ciao a tutti,

ieri, casualmente, ho provato delle nuotate a delfino nella vasca bassa.
Ho avuto la sensazione di non aver mai sentito così bene la nuotata prima.

A parte il fatto di averle fatte davvero in condizioni di grande relax, ho riflettuto sul perché di questa cosa.
Ho pensato che il fatto di avere il fondo così vicino forse mi dava un riferimento visivo più preciso dell'efficacia dell'azione, e della sensazione di avanzamento.

Avete mai riscontrato o sentito parlare di questo fatto?
Forse questa condizione può essere di aiuto dal punto di vista didattico.

Ciao

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(13 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

L'anno passato, l'allenatore ci riprendeva sempre se per caso perdevamo il conto delle ripetute, o i tempi delle ripartenze, in sostanza, se perdevamo il controllo della situazione.
Io penso che sia un fatto di metodo; nel senso che è necessario disciplinarsi ed allenarsi a mantenere la lucidità anche sotto sforzo.
E forse anche il fatto che io perda di vista un dato così semplice, come il conto delle vasche su 200 metri, è indice del fatto che devo sforzarmi di mantenere lucidità e controllo della situazione.

Il tuo metodo è assolutamente ragionevole, me lo segnerò e cercherò di farne tesoro.