Bisogna prima sapere che tipo di dorso devi impostare:
la nuotata globale o solo la postura di galleggiamento ?

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(3 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

I giramenti di testa vengono a chi si ritrova a ventilare a ritmi più rapidi della routine quotidiana.
In pratica se uno non è abituato far muovere i suoi polmoni a certi ritmi,il ritrovarsi di colpo a soffiare e poi inspirare a ripetizione un mucchio di volte ogniqualvolta immerge la testa,l'eccesso di ossigeno produce un capogiro.
Per esempio: quando andate a scuola musica,la prima volta che ti fanno soffiare in uno strumento a fiato ti dicono di sederti per evitare che un improvviso capogiro ti faccia cascare come una pera.

Però non mi risulta che possa durare anche il giorno successivo; in questo caso la causa potrebbe essere diversa.

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(1 risposte, pubblicate in Presentazioni)

Ciao.

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(2 risposte, pubblicate in Presentazioni)

Benvenuta.

PS
la forza delle gambe non è mai motivo di sbandamento.
Significa piuttosto che invece che eseguire una azione la metti sul piano della forza,quindi una gamba spinge e l'altra aspetta.
Esci da quel modo di pensare e ragiona cosi:
le gambe a dorso si imparano pensado di dare ripetuti rapidi e leggeri calci nel culo a qualcuno.

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(10 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Lo stile farfalla

Il delfino è il grosso scoglio sul quale spesso si infrangono i sogni di molti allievi.
Eppure a livello coordinativo non presenta grandi difficoltà come si crede comunemente e risulta invece essere più facile degli altri stili.
Le principali difficoltà dipendono piuttosto dal fatto che richiede una dose minima di forza fisica, magari non eccelsa ma comunque concreta che impedisce ai principianti di eseguire lunghe esercitazioni,ma anche una certa predisposizione antropometrica e funzionale le quali non sempre sono prontamente disponibili a tutti.
Secondo me però gioca un ruolo importante anche le tante ombre e leggenda che gravitano intorno a questo stile troppo spesso sconosciuto perfino a una grossa percentuale di istruttori.
E allora dissipiamo un pò di ombre e fissiamo alcuni punti fermi:

Prima di tutto qualche breve cenno di storia, come è nato ?
In origine c’erano le gare a dorso,le gare a stile libero dove ognuno nuota come gli pare e le gare a rana.
Poi qualcuno pensò…..e perchè a rana invece che buttare le braccia avanti sott’acqua non le spingo fino in fondo cosi vado più forte e poi le butto in fuori ?
E cosi la FINA dovette intervenire per proteggere la tecnica delle nuotate a rana che rischiava di venire stravolta,e stabilì il divieto durante la bracciata a rana di oltrepassare la linea delle spalle, mentre la nuova tecnica veniva classificata come un nuovo stile definito butterfly (farfalla).
Dopo un pò qualcuno pensò…ma perchè a farfalla invece di fare le gambe a rana non le facciamo a piedi pari come una scudisciata a delfino,che consente di tenere il sedere più alto e si va più forte…..
E cosi nacque il delfino e nelle gare a farfalla qualcuno nuotava con le gambe a rana e altri a delfino;così per rendere le gare omogenee la FINA intervenne di nuovo nei regolamenti,questa volta nello stile a farfalla,vietando espressamente le gambe a rana e ogni movimento di gambe che non fosse in verticale e simultaneo.
E da allora questo è ciò che recita il regolamento dello stile farfalla,con la sola eccezione del settore master nei cui regolamenti sono ancora espressamente consentite le gambe a rana.

Questo succedeva nel 1950.
Ora, prima di procedere nella definizione della tecnica migliore e per far capire su quali basi si forma il ragionamento,desidero porre estrema attenzione sul concetto di errore.
Su quali basi un istruttore può dirvi che state commettendo un errore ?
Di certo non perchè c’è scritto su un libro,perchè poi dovremmo interrogarci sul perchè quel libro dice cosi,e alla fine della storia una spiegazione razionale dovremo pur trovarla se non vogliamo incartarci su un inutile e traballante ipse dixit.
Dunque quand’è che qualcosa che state facendo in ambito motorio può venire definito un errore ?
Per stabilirlo occorre considerare che in ambito sportivo il compito primario di un insegnante è costruire atleti SANI,e su queste basi questa che segue è la mia definizione di errore:

ERRORE:
Un qualsiasi comportamento motorio,continuativo invece che episodico (nel qual caso non sarebbe un vero errore da correggere ma un evento casuale e passeggero che non deve preoccupare) che determina una o più delle seguenti situazioni:
– state facendo qualcosa che danneggia la vostra integrità fisica
– state facendo qualcosa di sconveniente da un punto di vista energetico
– state infrangendo un regolamento (che è meno importante ma a nessuno interessa imparare uno stile diverso da quello codificato)
Traduzione: se quello che state facendo corrisponde ai regolamenti per quella nuotata,non vi danneggia fisicamente e non determina più fatica del dovuto che possa essere diminuita con comportamenti migliori,allora non è un errore.
Per quanto ciò che fate possa essere diverso da quello che fa qualcun altro,non è un errore ma solo un personalismo,il vostro modo specifico di nuotare.
E a questo proposito va ricordato che non esistono modelli di nuotata,quindi non esiste la nuotata perfetta per tutti ma solo quella più corretta o più conveniente su base personale.
Il vostro istruttore dunque deve aiutarvi a selezionare le soluzioni tecniche che più si adattano alla vostra persona,senza incartarsi su idee o capricci personali,basandosi invece sulle leggi del corpo umano e della scienza.

E’ per questi motivi che nel definire la serie di punti fermi che le diverse soluzioni tecniche della nuotata a delfino devono rispettare,partirò appunto da quel regolamento e poi lo metterò in relazione agli ambiti scientifici più pertinenti nella valutazione di una nuotata corretta,energeticamente vantaggiosa e totalmente sicura per la nostra integrità fisica.
Vale a dire sopratutto la biomeccanica,l’anatomia funzionale umana e la fisica,nello specifico la idrodinamica.

PREMESSA:

Per comprendere i successivi punti è necessario chiarire due evidenze fisiche.
Per prima cosa, se abbiamo due forze propulsive di diversa entità,una superiore e una inferiore,e le applichiamo simultaneamente,la propulsione risultante non sarà la somma di quelle forze ma sarà pari alla forza superiore,che risulterà l’unica vera forza propulsiva mentre quella inferiore verrà solo trascinata dalla prima.
Se per esempio in una automobile le ruote anteriori producono forza a 60 km orari e quelle posteriori a 40 km orari,quell’auto andrà non a 100 bensì sempre a 60 con le ruote anteriori che trascinano quelle posteriori,o che le spingono nel caso inverso.
(Divagazione chiarificatrice:
ma allora perchè a stile vado più forte se ci metto anche le gambe ?
Perchè l’azione delle gambe consente di eliminare gli scostamenti laterali del peso determinati dall’azione alternata delle braccia e la conseguente dissipazione della forza della bracciata aumentandone la efficienza propulsiva;quindi le gambe servono “solo” a stabilizzare il baricentro,non aggiungono propulsione ma aumentano la percentuale di resa propulsiva delle braccia).

Secondo punto,la forza propulsiva negli stili dorso crawl e delfino proviene dal grande dorsale la cui forza viene trasmessa all’acqua grazie all’azione delle braccia.
Una vetusta teoria ipotizzava che nel delfino la propulsione delle gambe fosse superiore a quella delle braccia e che avvenisse grazie al movimento ondulatorio.
Per scoprire la verità è sufficiente prendere un cronometro e fare una prova di sole gambe e una di sole braccia….

IL REGOLAMENTO

Ecco i punti salienti del regolamento a farfalla,al punto NU 8 del regolamento tecnico reperibile presso la FIN.

NU 8.2
Le braccia devono essere portate in avanti sopra l’acqua contemporaneamente e portate indietro simultaneamente per tutta la gara, secondo la norma NU 8.5.
NU 8.3 Tutti i movimenti in su e in giù delle gambe devono essere simultanei. Gambe e piedi non devono necessariamente essere allo stesso livello, ma non sono consentiti movimenti alternati delle une o degli altri. Il movimento del calcio a rana non è permesso.

Faccio notare,non per malizia ma per chiarezza,che in nessun punto del regolamento si parla di dondolio.

Si parla soltanto di braccia e gambe in simultanea.
Ebbene queste due cose determinano una serie di conseguenze di ordine biomeccanico e dinamico che generano criticità e peculiarità di vario tipo nella nuotata, che a loro volta possono venire risolte o interpretate in diversi modi,i quali identificano altrettante diverse soluzioni tecniche della nuotata a delfino.
Ecco i punti fermi che in considerazione delle leggi fisiche e funzionali possono venire considerati corretti e il perchè :

1
L’azione di braccia è continua

Perchè ?
Per due motivi,prima di tutto siccome la passata è simultanea allora il momento propulsivo pur essendo massimizzato però viene compromesso rapidamente dal decadimento inerziale durante il recupero,e più questo decade più la passata successiva sarà dispendiosa,in conseguenza del fatto che la legge quadratica stabilisce che riaccelerare fino ad una determinata velocità di spostamento costa infinitamente di più che mantenere quella stessa velocità.
In secondo luogo ma più importante,secondo la legge del trasferimento di inerzia la spinta propulsiva delle braccia sviluppa una energia cinetica di svariate decine di kg che se l’azione è corretta (vedere punti seguenti) verranno trasferiti e assorbiti dall’acqua nel momento dell’ingresso delle mani.
Se le mani vanno subito in presa questa energia viene assorbita dall’acqua e agganciata in presa e costituirà una base più solida per una successiva passata più efficace e propulsiva; se invece la continuità viene interrotta da una pausa l’energia cinetica verrà dissipata e quando andremo a eseguire la presa questa avverrà su acqua priva di “peso” e sarà meno efficace.
Immaginate la differenza tra la neve soffice e quella compressa.

Ma c’è un punto che spesso genera equivoci:
cosa significa Continuità ?
Alcuni pensano erroneamente che sia il contrario dell’allungamento,e questa perplessità induce purtroppo molti tecnici a pensare che siccome è buona regola allungarsi allora la continuità non sia poi cosi importante.
Ma il punto è che continuità delle azioni propulsive NON è quando le braccia girano e frullano senza mai fermarsi come pensano molti.
Continuità è quando le braccia compiono sempre e soltanto azioni utili alla propulsione.
Quindi la passata rapida del velocista è continua tanto quanto la passata lunga del fondista che anche se si allunga tenendo le braccia diritte e apparentemente ferme,però invece le mani vanno subito in presa finalizzando l’energia cinetica proveniente dal recupero e costruendo i presupposti della spinta successiva,quindi l’azione è sempre produttiva ai fini della propulsione quindi è continua.
Il punto dunque è che il leggendario allungamento è finalizzato all’ampiezza della nuotata,non alla lunghezza del braccio.
Quando invece si fraintende l’allungamento e la mano appena entrata invece che andare in presa si mette a lavorare come un traghetto che trascina il braccio in avanti per allungarlo come tiramolla,anche solo per una frazione di secondo,allora si verifica un momento senza alcuna finalità,una pausa propulsiva che dissipa l’energia cinetica e rende poco efficaci la presa e la passata successive;
in questo caso abbiamo una pausa propulsiva e la continuità è compromessa.
Ed è per evitare questi fraintendimenti,non perchè non fosse utile allungarsi, che il Counsillman consigliava di non dire mai agli atleti di allungarsi.

Quindi il primo importantissimo punto fermo è la continuità, senza la quale la tecnica è errata perchè energeticamente penalizzante.
Le braccia possono allungarsi ma non passivamente bensì iniziando subito ad allargarsi in presa.

2
Passata in accelerazione e nel senso di marcia.

La passata subacquea deve avvenire in modo che la totalità della forza venga applicata nel senso di marcia.
Sembra banale ma non lo è,e lo vedremo in seguito quando si parlerà della respirazione.
L’accelerazione della passata è fondamentale per far si che le mani si aggancino sempre ad acqua ferma,se invece si procede in decelerazione per esempio dopo una feroce zampata in ingresso seguita da un rallentamento,la idrodinamica dimostra che le mani arriverebbero in ritardo rispetto alle masse di acqua appena spostate dall’azione immediatamente precedente delle mani stesse e si ritroverebbero a spingere su masse di acqua in movimento invece che ferma e solida.
Il punto focale dunque è la fase di spinta,che per essere efficace deve avvenire con le mani ravvicinate o comunque sotto alla pancia e a mani intraruotate,pollice in dentro,in modo che questo inneschi l’intervento del gran dorsale,e che deve arrivare fino a completa distensione delle braccia,eseguendo nella parte finale una rotazione per fuori,verso destra e verso sinistra,in modo da uscire di slancio sempre per fuori.
Se invece usciamo spingendo da basso verso alto,si genererà un vettore di spinta verso fondo vasca molto nocivo.

Per garantire una spinta adeguata nel senso di marcia ogni buon istruttore deve conoscere l’importanza delle fasi di presa trazione e spinta,ma per gli allievi può essere un problema dover gestire indicazioni come gli sweep la esse subacquea o la zeta di zorro o comunque complesse al punto da doverle risolvere con la calcolatrice.

L’importante è garantire l’esecuzione di una passata che discrimini un ingresso piano per la presa e una spinta in accelerazione sotto alla pancia,con mani che escono :
intraruotate
per fuori
all’altezza delle cosce.

3
Recupero a braccia larghe basse e rilassate.

La più significativa peculiarità della farfalla è proprio l’uscita simultanea delle braccia.
Questo genera il primo momento critico della nuotata a farfalla,perchè l’uscita simultanea delle braccia determina un aggravio di peso che affonda il bacino che esalta il decadimento inerziale della velocità e peggiora la postura del corpo in vista della successiva passata subacquea.
E’ necessario quindi limitare il più possibile l’effetto dell’uscita delle braccia.
E’ possibile solo se le braccia descrivono una traiettoria la più bassa possibile,rasente l’acqua senza perà impattarla,a braccia totalmente distese per fuori per evitare che anche la più picola flessione obblighi ad elevare le spalle per evitare che le mani tocchino l’acqua,e totalmente rilassata in modo che le braccia tornino avanti per effetto dello slancio balistico invece che per trascinamento ad opera dei muscoli delle spalle.

Oltre a questo il recupero per inerzia è necessario per consentire all’energia cinetica generata dalla spinta, di cui parlavo nel primo punto,di rimanere “aggrappata” alle mani per forza centrifuga per poi venire trasferita in acqua come è conveniente che sia ai fini della efficacia della passata successiva.
Se invece il recupero avvenisse per trascinamento invece che per inerzia,o se venisse disturbato da azioni quali un rallentamento forzato durante la fase aerea,per esempio l’errore di rallentare prima dell’ingresso per non fare schizzi,o al contrario una accelerazione a carico dei muscoli delle spalle,allora l’inerzia si interromperebbe e il carico inerziale si disperderebbe “rotolando” (idealmente) lungo il corpo appesantendo le gambe e il bacino mettendoci praticamente in piedi.
In più ne verrebbe compromessa l’efficacia della presa per i motivi di cui sopra.

Quindi riepilogando l’azione di braccia deve avere le seguenti caratteristiche :

continuità
presa e trazione in accelerazione
spinta intraruotata,per fuori e fin dietro al sedere
spinta e recupero in un unico movimento
recupero basso largo e rilassato
ingresso in acqua rapido e senza forzature o rallentamenti

La maggior parte di questi punti hanno un fondamento energetico.
Il recupero a braccia distese e la spinta a mano intraruotata però sono necessari anche per salvaguardare l’integrità fisica.
recuperare a braccia piegate mette in crisi le vertebre lombari;
spingere a mano extraruotata (invece che intra) determina uno sfregamento del capo lungo del bicipite sulla testa dell’Omero che alla lunga può generare lassità della spalla.

4
Frustata propulsiva in ingresso braccia.

Come dicevo sopra la simultaneità della spinta determina uno spostamento del peso verso dietro che con la fuoriuscita delle braccia determina un affondamento del bacino,che peggiora il decadimento inerziale della velocità tra una spinta e l’altra,con conseguente aggravio della spesa energetica sulla base della legge quadratica.
Questo rende necessario collocare una frustata di gambe nel momento immediatamente successivo al ritorno delle braccia in acqua,per limitare il decadimento della velocità e risollevare il bacino in vista della prossima spinta.
Il momento migliore per assestare la frustata è quando il peso del corpo è completamente spostato in avanti,cioè il momento immediatamente successivo al ritorno delle braccia in acqua.
Così da esaltare lo spostamento in avanti del baricentro della nuotata e alleggerire gambe e bacino riallineando più rapidamente il corpo,e meglio  contenere il decadimento.
Essendo la sola espressione di forza a venire collocata in quel momento, può venire definita propulsiva.

La mancanza o la errata sincronia della frustata propulsiva è un errore che determina un enorme peggioramento del bilancio energetico della nuotata.

5
Assecondare i trasferimenti di carico

Da quanto spiegato sopra appare chiaro come la simultaneità delle braccia determini da un lato un movimento ritmico e verticale del bacino,e dall’altro lo spostamento ciclico del peso e del baricentro in orizzontale da dietro in avanti e viceversa.
La dinamica del bacino in particolare determina un moto ondoso all’altezza di gambe e bacino e un differenziale di pressione che migliora l’efficacia delle forze che venissero applicate in quel momento,vale a dire la spinta di braccia e la seconda frustata.
Invece i trasferimenti di carico avanti e dietro agevolano il recupero e come già visto migliorano l’efficacia propulsiva della passata.
Ebbene se si assecondano i trasferimenti del peso,queste due dinamiche interagiscono sinergicamente nel modo migliore,le braccia agganciano acqua più solida e poi spingono sfruttando il moto ondoso del bacino,le frustate agevolano la postura che minimizza le resistenze,le braccia recuperano più facilmente e il bacino e le gambe pesano di meno.
E l’interazione tra movimento del peso e del bacino darà l’illusione di un dondolio.

A questo proposito esistono due particolari scuole di pensiero,la prima e più antica dice appunto che il movimento ondulatorio è la caratteristica primaria del delfino,che è più propulsivo della bracciata e contestualmente rappresenta il primo mattone propulsivo della nuotata da ricercare apposta.
La seconda più recente sostiene il contrario e che le oscillazioni compromettono l’efficacia della nuotata e vanno evitate a tutti i costi.
Entrambe le teorie sono in antitesi con le considerazioni di cui sopra perchè non considerano l’importanza della collocazione e della dinamica dei pesi negli equilibri della nuotata.
Il dondolio è un effetto,non una causa da ricercare apposta,quello che conta è consentire all’azione di assecondare gli spostamenti del peso in modo da favorire gli equilibri e l’efficacia propulsiva.
Quindi dondolare apposta è sbagliato tanto quanto è sbagliato cercare artificiosamente di non dondolare.
Vediamo perchè:

Se il nostro allievo si mette a dondolare apposta andando su e giù con la testa,allora per prima cosa il moto ondoso invece che all’altezza del bacino si collocherà all’altezza del blocco spalle e testa e invece che un appoggio di cui giovarsi diventerà un problema attraverso il quale dovrà passare tutto il corpo aumentando a dismisura le resistenza all’avanzamento;
resistenze peggiorate dall’inevitabile totale affondamento del blocco testa e spalle,che collocherà le mani in un punto più elevato rispetto alle spalle facendo affondare a dismisura il bacino,dopodichè le braccia dovranno lavorare per sollevare il corpo in fuori invece che per andare in avanti,in più il trasferimento di carico alla base dell’efficacia propulsiva sarà compromesso e si farà solo una gran fatica senza muoversi.
Al contrario se il nostro allievo seguendo la teoria opposta del delfino diritto a tutti i costi cercherà forzosamente di non dondolare manco un poco,anche in questo caso il trasferimento di carico sarà impedito dai suoi stessi tentativi di tenerlo fermo e la tecnica sarà gravata da una elevata inefficacia propulsiva.

La scelta più efficace da un punto di vista della resa,è quella di lasciare invece il peso libero di migrare senza forzature in un senso o nell’altro,in modo che ne venga esaltata la primaria funzione propulsiva delle braccia.

6
La respirazione,tre regole.

Prima o poi come in ogni stile sarà necessario respirare.

  • La prima regola è che la testa precede sempre le braccia,vale a dire che anche se di poco,prima esce la faccia e poi le braccia,e in seguito prima entra la faccia e poi le braccia.
    Perchè ?
    La scelta è obbligata: farlo durante il recupero vorrebbe dire andare a fondo,farlo nella prima parte della passata vorrebbe dire disturbarla,quindi il momento migliore è respirare appena prima che le braccia escano,nel momento in cui il disturbo alla spinta è minimo e in modo da non coincidere del tutto con l’uscita delle braccia,per non fare coincidere l’effetto negativo di due momenti entrambi critici per la postura del bacino.

  • La seconda regola è che pur essendo migliore la respirazione ritardata di cui sopra,però non esiste un unico momento preciso e corretto per respirare ma un range.
    La respirazione è corretta da un punto di vista energetico se viene collocata non prima che le braccia durante la passata abbiano raggiunto la perpedicolare del corpo,e non dopo che le braccia siano uscite dall’acqua (nel rispetto della prima regola).
    La respirazione ritardata,ossia molto vicina all’uscita di braccia è la migliore,però è anche la più difficile da eseguire,l’importante è non respirare prima del punto dei 90 gradi.

  • Terza regola,il peso della testa durante la respirazione deve sempre essere sostenuto dall’acqua.
    Perchè ?
    Mi pare chiaro,il vettore di spinta verso il basso disturberebbe la rotta nel senso di marcia.
    Quindi NON occorre uscire fino all’ombelico come se l’aria dovesse entrare da li,anzi è nocivo,ed è sufficiente ruotare la faccia avanti e respirare con il mento che,come diciamo in gergo,”ara l’acqua”.

Queste tre regole possono venire soddisfatte anche con la respirazione laterale,che dunque pur essendo meno preferibile rispetto a quella frontale,resta però una tecnica valida di nuotata a disposizione di chi per caratteristiche personali faccia fatica a respirare correttamente in modo frontale.

7.
Frustata continua e distesa

La frustata,pure quella,è continua.

Vale a dire, non che le gambe devono sparare centinaia di colpi in successione,bensì che una volta sparato il calcio in basso poi le gambe devono subito rimbalzare verso alto per recuperare l’assetto e preparare il calcio successivo.
La frustata avviene appunto come un frusta,con il tronco che rappresenta il manico,fermo,e addome e gambe che rapresentano lo scudiscio.
La frustata deve avvenire a carico dei muscoli del tronco,precisamente quelli posteriori nella preparazione e gli addominali nell’esecuzione, la quale deve avvenire verso il BASSO (non verso dietro) facendo in modo che i piedi affondino più del ginocchio in modo che la pressione di spinta in giù si scontri con “il mio amico Archimede” e produca un “effetto saponetta” verso avanti.
Quindi scordiamoci le gambe piegate sulle cosce a novanta gradi che tra l’altro farebbero uscire i piedi con effetti pessimi sul bacino (la flessione per la frustata è il secondo momento critico per il bacino) per dare una mostruosa spinta indietro che difatto sarebbe inutile.
Perchè è noto che i delfini veri,i mamiferi marini,raggiungono la punta massima di velocità NON quando dondolano con larghi e pesanti colpi di coda,bensì quando eseguono battute di coda molto rapire e strette procedendo in linea retta a pancia in su.

8
E la seconda gambata ?
Molto utile,ma non necessaria.

Abbiamo visto che la prima frustata è tecnicamente obbligatoria e va collocata in ingresso di braccia;che si chiama propulsiva solo perchè in quel momento risulta l’unica azione propulsiva visto che le braccia provengono da un recupero aereo e non stanno producendo spinta,e serve primariamente a rallentare il decadimento inerziale della velocità di spostamento determinato appunto dal fatto che le braccia erano fuori dall’acqua.
Che è eseguita a dovere solo se viene collocata in modo da esaltare al massimo l’effetto del trasferimento del peso in avanti dalle braccia all’acqua,quindi appena dopo l’ingresso delle braccia.
In più,se si commette l’errore di cercare di impedire il benchè minimo dondolio,ne verrà penalizzato il trasferimento del peso sul davanti e la frustata avrà effetto quasi nullo;
di solito è il motivo per cui alcuni suggeriscono erroneamente che la gambata più efficace sia la seconda invece che la prima.

La seconda gambata invece è chiamata di sostegno perchè la sua finalità primaria è quella di contrastare l’affondamento del bacino conseguente alla imminente uscita delle braccia o alla respirazione (terzo momento critico).

Non è strettamente necessaria e dipende molto da come intensità e frequenze influiscono sui personali equilibri dell’atleta, e capita che chi fa le distanze la esegua in modo leggero se non nullo.
Va eseguita durante la fase finale della spinta e in modo che sia equidistante da un punto di vista temporale dalle frustate propulsive di ingresso braccia precedente e successivo, avendo cura che la flessione preparatoria non coincida col momento della respirazione per non sovrapporre due momenti critici.
E’ solitamente ma non necessariamente più potente e profonda della prima a causa della particolarità della postura di tronco e braccia,ma non è altrettanto propulsiva perchè va a sovrapporsi ma non ad aggiungersi al momento di spinta di braccia.
Questo è il motivo per cui alcuni hanno l’impressione erronea che sia propulsiva più della prima frustata in ingresso braccia.
La sue esecuzione pur essendo sempre a carico dell’addome è però molto differente dalla prima frustata,a causa della diversa postura del tronco e della posizione delle braccia.

Queste sono le regole primarie che una tecnica di nuotata deve seguire per poter essere definita efficace a delfino.
E’ ovvio che non è tutto qui,ci sono tante altre considerazioni che consentono di scavare più a fondo nel dettaglio di tanti singoli aspetti per selezionare la migliore tra le diverse opzioni possibili.
Ma questa è la base da cui partire per poter stabilire la correttezza o meno delle diverse soluzioni tecniche.

Poi però per nuotare un buono stile spesso non è sufficiente conoscerne i fondamenti o avere un bravo istruttore.
Ci vuole qualcos’altro,una serie di requisiti,la cui mancanza impedisce una corretta esecuzione,e che in particolare nel delfino è la causa primaria dei fallimenti.

PRIMO REQUISITO
di ordine antropometrico,il fenotipo dell’articolazione Acromion-omerale che può essere di tre tipi:
aperta,chiusa o a uncino.
La maggior parte l’ha aperta oppure chiusa,il primo caso consente una libertà articolare massima,il secondo qualcosa di meno e la biomeccanica corretta della bracciata a delfino,cioè braccia larghe DIRITTE e basse con mano intraruotata potranno impararla con un pò di sforzo,se invece è ad uncino potete lasciare stare che le braccia fatte come si deve non verranno mai e insistere genererà solo frustrazione al vostro allievo.

SECONDO REQUISITO
Efficienza articolare.
Diverso dal requisito di cui sopra ,perchè dipende dalla situazione non della struttura della articolazione bensì dalla dotazione di tendini e muscoli,che se sono elastici forti e lunghi allora l’azione di braccia viene facilmente,se invece è deficitaria allora finchè non si fa un pò di posturale o di stretching possibilmente in palestra,eseguire la bracciata biomeccanicamente corretta sarà sempre un grosso problema

TERZO REQUISITO
Flessibilità dei muscoli del tronco.
Se manca questo requisito potete scordarvi di fare frustate corrette e dovrete sempre ricorrere al piega la gamba e spara per dietro,con pesanti conseguenze sulla nuotata.
Se il vostro allievo pecca in questo requisito,occorre costruirlo in palestra oppure con esercizi mirati in acqua,uno su tutti la delfinizzazione (frustate a delfino con braccia in basso dondolando pure la testa) altrimenti detta sirenetta o la foca o altro….che invece in altri frangenti è perniciosa perchè induce quella brutta ondulazione volontaria di cui ho parlato sopra.

QUARTO REQUISITO
Di ordine metabolico,un pò di forza è necessaria per innescare il lancio in fuori delle braccia e il viaggio del peso dietro e avanti e viceversa,

QUINTO REQUISITO.
Di ordine tecnico coordinativo,vale a dire che dovete avere completato la trafila scolastica del nuoto,cioè i livelli di ambientamento che vi conferiscono tutta una serie di capacità che vanno dalla coordinazione alla sensibilità.
Non è che entri in acqua e impari a delfino prima di galleggiare.

nuotointegr ha scritto:

L'unica cosa che posso dirti è che mi è stato consigliato così perchè mi sono sentito dire:

Tu fai attività quasi 6 volte alla settimana, è stressante per il corpo, ti servirebbero degli integratori per far si che il tuo corpo non si asciughi e anche per non perdere i muscoli che metti su.

Tutto qua. Secondo voi è sbagliato come suggerimento? Il corpo non si stressa e quindi potrei anche non prenderli?

E' un suggerimento non solo sbagliato ma pessimo.
Un vero professionista ti avrebbe detto che allenarsi sei volte la settimana è una stupidaggine perchè il punto centrale della metodologia dell'allenamento è l'alternanza tra carico e scarico,vale a dire la programmazione di carichi e di riposi.
Perchè i miglioramenti si verificano esclusivamente durante i riposi,mai durante il lavoro e che dunque riposare poco o niente vanifica totalmente il lavoro.
Dando per scontato che i tuoi sei giorni su sette siano fatti da allenamenti (invece che da passeggiatine che potrebbero venire intese come giorno di utile riposo attivo) un sedicente preparatore atletico che invece di dirti questa cosa che si insegna il PRIMO giorno ai corsi per allenatori....ti viene invece a dire che per continuare ti servono integratori,è uno che non sa un emerito cazzo di allenamento.

PS
Quanto alla integrazione,anche per i motivi che ho appena spiegato,NON serve a eliminare la necessità dell'alternanza del carico,bensì a fornire elementi che la normale alimentazione non fornisce.
Ebbene perndere una bustina ogni tanto non ti fa certo male (ma nemmeno fa la differenza)....ma se tu non fai allenamento duri veri e cazzuti da professionista,per i quali di sicuro averesti anche un medico sportivo che ti segue,è davvero difficile che abbia bisogno di una integrazione diversa dalla assunzione di qualche bustina di sali.

Piccolo esempio:
il mio standard estivo (durante il quale ho più tempo) è il seguente.
Nuoto in mare 3km (45 minuti di antipasto) sei mattine presto a settimana
Palestra 1h e 30' per 3 o 4 sere o pomeriggi a settimana con sessioni molto intense di Vo2Max o di resistenza alla forza,quindi non le tre o quattro smorfie davanti allo specchio,ma sessioni dai 5 ai 10 km di riscaldamento di corsa a 10-2 km orari seguite da serie di centinaia di colpi a intensità elevata.
Nuoto in vasca 3 o 2 serate a settimana con sedute dai 4 ai 6 km (in 90-120 minuti) a volte di scarico altre volte intenso a ripetute con circa 2km a delfino.
La settima giornata 6 o 7 km Nuoto in mare (due ore) prima di pranzo
90 minuti di palestra dopo pranzo ; 90 minuti di pausa poi 4 o 5 km in vasca.
Un giorno a settimana (a volte anche due giorni) non faccio nè palestra nè vasca ma solo il mio tremillino sciolto in mare la mattina.
I riposi li organizzo eseguendo in maniera più blanda alcune delle sedute cambiandole da una settimana all'altra.

Vuoi sapere a fronte di questo quanti integratori prendo ?
Una bustina di sali minerali sciolti in acqua due volte a settimana alla fine dei soli allenamenti in palestra nei quali dovessi produrre oltre i due litri di sudore.
Eccetto questo....zero nada nisba.
Solo panini e cotolette.

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(7 risposte, pubblicate in Allenamento e Didattica del Nuoto)

Non avevo visto questa domanda,spero la risposta non giunga troppo tardi.

Per evitare il problema puoi agire su due fronti.

Il primo è quello dei tecnici che avranno in carico la bambina:
l'importante è che i tecnici facciano divertire i bambini diversificando molto il lavoro con tanti esercizi differenti,senza mai fare pressioni sui bambini per la loro resa sia durante la lezione sia in eventuali gare,che devono essere viste come un gioco anche a costo di farlo presente ai bambini eventualmente "troppo" competitivi per natura.

Se invece le lezioni ti sembrano veri e proprie sessioni di lavoro con allenatori che si prendono troppo sl serio pressando i bambini come fossero dei capufficio sia per la resa tecnica sia per il numero di vasche o la velocità o altri parametri che nulla hanno a che vedere col gioco;se vedi intendono la gara come un vero e proprio obiettivo cui i bambini devono concentrarsi come fosse l'unico motivo per cui si nuota;seguite da analisi e controanalisi come se a gara appena terminata si dovesse già pensare alla prossima invece che archiviarla come il gioco divertente che deve essere; se invece che sorvolare sugli eccessi competitivi di chi lo è per natura vedi che cercano di trasmettere la competitività pure agli altri bambini; se invece che fare sperimentare ai bambini gare in diversi stili e distanze vedi che fanno fare ai bambini sempre la stessa gara dove figurano meglio (per massimizzare i punti che i bambini portano alla società,una bieca forma di sfruttamento).....
in questo caso l'ambiente è pessimo e votato allo sfruttamento del bambino e molto facilmente determinerà l'abbandono non dico a sette anni,ma certamente non appena il bambino avrà esaurito gli stimoli, o non appena comincerà a sentire la pressione dell'allenatore per ogni gara come fosse u capufficio che controlla che lavori a dovere,o non appena le prestazioni caleranno o arriverà qualcuno che nuota più veloce.


Il secondo fronte è il tuo ,difatti i genitori possono avere una grande responsabilità negli abbandoni precoci:
non chiedere quante vasche ha fatto,o se lo fai o se lo dice lei fa in modo che non si senta sotto esame; nè se è la più forte o la più veloce nè come si colloca prestativamente all'interno del gruppo;
chiedile invece se si è divertita o se ha imparato esercizi nuovi o quale le piacciano di più o se è successo qualcosa di divertente o se ha qualche amica preferita e via di seguito con cose che non la facciano pensare che il vostro apprezamento è condizionato dai risultati.
Traduzione: non lasciarle intendere che non ti interessi ciò che fa,anzi deve percepire un concreto interesse,però bisogna allo stesso tempo fare in modo che questo interesse non sia subordinato o condizionato per esempio dal successo che poi si sentirebbe in dovere di ripetere o migliorare all'infinito,facendole vivere il nuoto non più come una sfida divertente ma come qualcosa di pesante capace di compromettere la sua felicità.
Può sembrare difficile da gestire invece è facile: basta che voi stessi lo intendiate come un gioco e verrà naturale tutto il resto.
Alle gare non fatevi mai vedere con il cronometro in mano,e gioite sempre e solo del suo impegno e mai del risultato.

E se dovesse capitare prima o poi che si senta sfiduciata dai risultati qui ci sono un paio di utili mantra che io insegno a tutti i miei piccoli atleti per aiutarli a focalizzare il reale significato di un risultato di gara.
Arrivare ventesimo su venti non è arrivare ultimi:
ultimo è il ventunesimo che non ha avuto il fegato di mettersi in gioco ed è rimasto a casa.

A volte domando:
preferite arrivare "ultimi" ai mondiali o primi ad una gara di mezze calzette ?

E ancora:
secondo voi chi è il più forte:
quello che vince sempre ma se arriva secondo si mette a frignare,o quello che arriva sempre a fondo clasifica ma continua a presentarsi ad ogni gara ?

Ciao

83

(4 risposte, pubblicate in Delfino (farfalla))

Il sedere resta basso (sempre,non solo in respirazione) perchè fai una pausa con le braccia appena entrano in acqua.

84

(31 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

Leggete anche la pagina precedente (leggere è la prima regola) nella quale ci sono sia indicazioni sia link per altri post dove ci sono altre indicazioni,sopratutto quelle del povero smecucci,farmacista che ha scritto tutto quello che c'è da sapere e sulla realtà su miti e leggende delle creme.
Pagina uno di questa discussione,leggere e seguire i link.

Impossibile risponderti vene senza averti visto.

Comunque esci dall'idea di dover mettere le gambe per andare più veloce.
Le gambe servono solo ad andare diritto ed è per questo che ti venga più naturale inserirle quando l'aumento della frequenza di braccia destabilizza gli equilibri.

Per impararle c'è un solo modo:
spinta dal muro,testa sotto e braccia ferme avanti o dietro,schiuma e schiuma finchè non hai finito l'aria,provando a fare sempre più strada.

Non è la mia zona,magari qualche utente saprà dirti qualcosa.

Non si tratta nè di paura nè di fobia.
Molto semplicemente nessuno ti ha insegnato il galleggiamento verticale.
Iscriviti ad un corso di ambientamento,è li che si insegnano quel genere di cose.

88

(4 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

martinaluporini95 ha scritto:

vorrei un consiglio da tutti i nuotatori più esperti di me: mi consigliate di parlare con la mia istruttrice e sentire cosa mi risponde? che tipo di allenamento mi consigliate per aumentare la resistenza?

Si.
E' l'unica che ti conosce al punto tale da potersi consigliare nel modo giusto.
Per la resistenza devi nuotare tanto e riposare poco.
Abbiamo delle schede apposite nella sezione allenamenti sulla home page.

Ciao

89

(5 risposte, pubblicate in Presentazioni)

Benvenuto,
sono quello che ha ideato il mantra "ore di volo".
Se ti sembra di avere iniziato (troppo) tardi sappi che non è vero.
Se intendi che considerei tempo perso quello passato prima di iniziare magari è vero,ma non pensare di essere in ritardo.
Avevo due allievi iscrittisi a 38 anni o 37 non ricordo bene che appena galeggiavano,uno aveva tre ernie.
Dopo due anni giravano i 50 stile libero in 31 secondi e facevano sedute da 2000 metri
Oggi ne hanno una cinquantina (di anni) e fanno sedute da 2800-3000 solo perchè poi finisce il tempo altrimenti tirerebbero dritto,sono entrambi da tempo assistenti bagnante risultati primi del loro corso sebbene gli altri avessero vent'anni,e uno di loro è pure allenatore di nuoto.

Zitto e nuota,nuota e nuota.

Ciao

90

(2 risposte, pubblicate in Presentazioni)

Benvenuta.

91

(3 risposte, pubblicate in Presentazioni)

Bella presentazione,benvenuto.
Le gambe è normale che regalino poche soddisfazioni pur avendo toniche,è una questione di specificità della dotazione nervosa,che si sviluppa appunto in base allo sport e non sempre è trasferibile in acqua.
Mi sento di consigliarti un corso per migliorare la tua tecnica,se invece vuoi fare da solo su questo forum troverai mille consigli,leggi in giro e poi posta eventuali domande nelle sezioni che ritieni pertinenti;quanto al lavoro da fare se vai nella home page c'è la sezione allenamenti dove ne trovi per tutte le "tasche",parti dai primi e fatteli in successione.

Ciao

Ti copio la risposta che ti avevo già dato su facebook.

Togliere i braccioli a 4 anni NON è prematuro,nessuno dei miei piccoli allievi li porta a meno che non sia davvero alle prime armi.
Il fatto che non sia pronto fisicamemente è una sonora cazzata: prima di tutto perchè quello che conta è l'età biologica,non quella anagrafica; ma sopratutto perchè per galleggiare non servono particolari doti nè di forza nè coordinative.
Terzo, il galleggiamento "forzato" se lo sono inventati loro: se uno galleggia...ebbene galleggia,che cazzo vorrebbe dire forzato ?
E non esiste NIENTE NIENTE NIENTE che potrebbe influire sulle future tecniche del nuoto...prima di tutto perchè non esistono modelli obbligatori di nuotata anzi il nuoto si evolve,quindi come fanno questi a sapere se un domani il nuoto non possa diventare compatibile con qeste fantomatiche posture attuali.....
Ma sopra ogni altra cosa.....l'apprendimento del nuoto non consiste nel mandare a memoria uno schema invece che un altro,consiste invece nello sviluppare il sistema nervoso in maniera tale da consentire all'allievo di selezionare e discriminare tra un mucchio di situazioni alternative, a piacimento e per scelta invece che per obbligo e abitudine,e questo significa che ogni cosa è utile e niente è per sempre.
Quindi il discorso che qualcosa di ciò che può imparare oggi potrebbe compromettere ciò che fa in futuro,è una stronzata da competizione che potrebbe valere la bocciatura con ignominia sia ai corsi FIN sia ai corsi universitari di scienze motorie.

La domanda vera adesso è:
ti hanno detto la prima stronzata che gli è venuta in mente per giustificare le scelte (comprensibili) di chi ha paura di valutare male una bambina nuova.....o ci credono davvero ?
Nel secondo caso,mollali,sono scarsi non capiscono una mazza di nuoto nè di evoluzione infantile.

93

(3 risposte, pubblicate in Tutto Master!!!!!!)

Vai dal medico che ti ha fatto il certificato,quello che ti ha fatto la prova sotto sforzo e se ti ha dato l'okkey significa che era tutto a posto, e raccontagli tutto quello che hai scritto qui.
Te lo dice lui il motivo e come evitarlo.

Comunque qui c'è tutto quello che più conta sapere sul delfino:
https://www.nuotomania.it/public/blog/in … -farfalla/

Queste sono le regole di base:

Nell'attività sportiva si utilizzano le energie provenienti dal cibo ingerito nel lasso di tempo tra le tre e le otto ore precedenti.
A meno che non fai agonismo è molto difficile che tio serva una alimentazione più sostanziosa di quella standard,quindi è sufficiente seguire le regole che tipicamente caratterizzano un regime alimentare razionale,vale a dire assumere di tutto ma con dominanza dei carboidrati,e mai farsi mancare frutta e verdura.

Se mangi prima di nuotare devi ricordare che la digestione pur non essendo quel problema che dicevano i nostri nonni,però determina un maggiore affaticamento perchè siccome il sangue si concentra nei dintorni dello stomaco per recepire i nutrienti,allora il cuore cercherà di pompare più velocemente per portare il sangue ai muscoli che ne facciano richiesta.
Ma di nuovo se non fai agonismo è difficile che a lezione provi uno sforzo tale da mettere in crisi il sistema circolatorio.
Comunque la digestione non dura tre ore ma varia in base ai nutrienti.
Le proteine e grassi sono i peggiori,le proteine vanno dalle due alle tre ore fino a 4 ore e mezza per il latte
i carboidrati 60-90 minuti
frutta e prodotti da forno circa 30 minuti.
Quindi se prima del nuoto hai fame puoi mangiare tranquillamente qualcosa avendo cura di scegliere gli alimenti giusti e le dosi giuste.

Ragiona in questi termini:
la quantità di ciò che ingerisci determina la maggiore o minore entità dell'affaticamento che proverai a causa della digestione
invece il tipo di alimenti che assumi determina per quanto tempo durerà il problema.

Dopo il lavoro conviene assumere sopratutto liquidi per reintegrare le scorte perse,poi carboidrati per reintegrare le energie sia proteine per ricostituire i sarcomeri persi dai muscoli.
Si può aspettare un pò prima di mangiare perchè di solito è difficile avere subito fame,ma nel caso non è un problema farlo.
Però è buona regola non fare passare troppo tempo perchè dopo lo sport la deplezione energetica induce l'organismo a velocizzare il tempo di trasformazione del cibo in energia di pronta spesa,ma dopo un'oretta il processo si interrompe.
Quindi se assumi cibo nei 60 minuti dopo il termine del lavoro,il reintegro energetico sarà più veloce,se invece passa più tempo l'assimilazione tornerà ai tempi standard.

Leggi il resto della discussione per avere informazioni più dettagliate.

Ciao

96

(3 risposte, pubblicate in Dorso)

https://www.nuotomania.it/public/blog/in … a-e-nuoto/

http://www.cibo360.it/sport/quale/tecni … rfalla.htm

Uahhhha aha aha ha hha ahha aha ha aha ah aha haha ah aa aha haha aha hhah aahah aha

98

(14 risposte, pubblicate in Domande e dubbi sulla tecnica del Nuoto.)

Sono d'accordo con Paolo

Nell'indice analitico...
Indice analitico
al punto 12.02 ci sono i consigli di allenamento specifico per le distanze.
E' trattata la velocità (50 e 100) e come tenere nel finale dei 100.
I cento metri sono specificamente trattati per la rana e il delfino,ma i concetti vanno bene per qualsiasi stile.

Poi se restano domande è li che vanno poste,senò si disperde tutto in mille rivoli introvabili.

No.
Ci riusciresti anche sbagliando tutto
Dunque a cosa servirebbe ?