Attività natatoria preventiva e compensativa

(di Maria Pia Gugliotta)

I concetti di attività natatoria preventiva e compensativa derivano ambedue dalla “vecchia” ginnastica correttiva, rappresentandone una evoluzione. Nell’ambito delle scienze motorie entrambe le discipline si occupano, della prevenzione e/o del trattamento di disarmonie morfologiche, di turbe psicomotorie e di disarmonie funzionali. Attraverso un adeguato progetto kinesiologico, mirano ad una ri-programmazione posturale, volta alla correzione dei di singoli distretti corporei che funzionano “fuori-fisiologia”. Ogni programma di azione deve essere unico sviluppato appositamente sulla base delle problematiche del soggetto. Nel nuoto queste attività diventano necessariamente un tutt’uno con l’attività priocettiva, volta a far sentire il corpo in acqua e a migliorarne il controllo.

Di base si cerca di raggiungere nel tempo una progressiva automatizzazione dei movimenti, ma non come imposizione bensì come evoluzione di un processo che utilizza i movimenti in acqua come potenziamento dell’attività popriocettiva dell’individuo. Esempi pratici di attività natatoria preventiva su diversi distretti corporei.

Colonna vertebrale:il modo migliore per preservare la colonna è mantenere un buon tono muscolare ed una buona elasticità dei muscoli addominali e paravertebrali. Una disarmonia nello sviluppo di queste masse muscolari può indurre un disequilibrio di carico sulle singole vertebre. Possiamo immaginare i muscoli che sostengono la colonna vertebrale come una coperta corta su di un letto’; se tirata troppo da una parte si rischia di rimanere scoperti. La discrepanza di tono muscolare genera informazioni propiocettive aberranti, che alterano il controllo motorio inducendo la comparsa di disturbi. Questo spiega come il body-building, se eseguito in modo non compensatorio, possa diventare una inesauribile fonte di fastidi per la colonna vertebrale. Fermo restando che ogni problematica è identica a se stessa poichè ogni individuo lo è, si possono prendere come generali alcune indicazioni di nuotata.

Ci stiamo riferendo ai più generici “mal di schiena” per i più diversi motivi.

I dismorfismi della colonna (lordosi,cifosi,scioliosi…) risultano esclusi da questo argomento e, dal momento che ogni soggetto compensa a proprio modo il proprio disturbo, vanno affrontati caso per caso sotto strettissimo controllo da parte di un supervisore competente.

Per il potenziamento degli addominali, sono consigliate tutte le nuotate sul dorso (dorso, dorso ranato) e gli esercizi di gambe sul dorso (gambe dorso, gambe rana sul dorso e gambe delfino sul dorso). Quest’ultimi esercizi eseguiti con braccia lungo i fianchi risultano più facili, mediamente complessi con le braccia in alto e di grado ancora superiore con le braccia avanti. Si sconsiglia la rana per il potenziamento del distretto lombare, dato che la zona risulta sovraccaricata nell’esecuzione di questo stile. L’utilizzo del delfino in presenza di problemi alla schiena risulta molto dibattuto. Per nostra esperienza, tuttavia, l’utilizzo di questo stile (se eseguito correttamente) ha effetto positivo in quanto comporta una mobilizzazione del bacino. Ribadiamo che l’utilizzo degli arti superiori non è dannoso se il gesto tecnico è corretto, diventa invece deleterio se al contrario l’esecuzione è sbagliata. Nella nuotata a crawl, è fondamentale non alzare la testa in avanti durante la fase inspiratoria (se accade ciò si creano spasmi ai muscoli della testa e del collo). La respirazione consigliata al fine di non creare discrepanze di tono ai muscoli del rachide cervicale e del collo, è quella dispari, poichè alternata.

Esercizi per disturbi arti superiori: Indispensabile ginnastica pre-natatoria,sia a corpo libero che con elastici e stretching alla fine di ogni sessione di allenamento. Nel caso di problematiche agli arti superiori è fondamentale tenere una buona tonicità di addome e dorso: capita che gli arti superiori si trovino a vicariare un ipo-tono a carico di queste zone. L’arto superiore è composto da 3 articolazioni: polso, gomito e spalla. Se una delle tre ha problemi, bisogna tonificare le 2 “sane” affinchè quella sofferente abbia meno carico possibile, almeno che non si tratti di patologie in acuto, per le quali è consigliato il riposo,è possibile lavorare in acqua mediante movimenti di flesso-estensione,rotazione interna ed esterna,abduzione ed adduzione delle 3 articolazioni,riferendosi ai 4 stili: prendendo questi a modello e supposto che i movimenti effettuati siano corretti, non vi è rischio di movimenti innaturali che danneggino ulteriormente l’articolazione. Gli altri movimenti citati (flesso-estensione,rotazioni etc) possono essere utili a titolo di riscaldamento. I movimenti di cui stiamo parlando possono essere ripetuti dalle 3 alle 5 serie per 10-15 ripetizioni. Per quanto riguarda il carico di lavoro con i movimenti “presi in prestito”alle nuotate, questo varia in relazione al livello di preparazione del soggetto. In un soggetto mediamente allenato,si possono alternare le nuotate e in generale possono eseguirsi ripetute sui 50 o sui 25. A carattere preventivo o anche di potenziamento,il lavoro specifico sugli arti superiori dovrebbe essere circa 1/4 del lavoro totale previsto dalla sessione. Per un’intensità maggiore possono essere usati sovraccarichi come maglie, palette e pull buoy, ma solo sotto la guida di un esperto.


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