Non meno importanti sono le tecniche di nuotata utilizzate, che differiscono a seconda elle situazioni in cui ci si trova ad agire (situazioni dovute non solo a condizioni atmosferiche differenti o a condizioni di percorso differenti, ma anche legate all’andatura degli avversari o alla minore o maggiore vicinanza della barca l’appoggio). In realtà comunque i fattori che risultano alla fine determinanti, soprattutto nelle gare su distanze più lunghe, oltre chiaramente a quelli fisici, sono di sicuro quelli psicologici.
La resistenza alla fatica dipende in maniera determinante dalla maggiore o minore motivazione mostrata dall’atleta che riesce, grazie alla propria concentrazione e “capacità di soffrire” ad attingere a risorse energetiche nascoste. Il carico mentale dipende non solo dallo stress fisico ma anche dalla monotonia del gesto che che induce paure coscienti (possibilità di incidenti o malori) ma anche paure non coscienti, che alla fin fine risultano essere le peggiori vista la difficoltà di superarle utilizzando gli strumenti logici.
E’ quindi fondamentale uno specifico allenamento mentale (magari sotto la supervisione di uno psicologo) con l’utilizzo di tecniche quali la visualizzazione, che hanno lo scopo di incrementare la motivazione dell’atleta, la sua capacità di concentrazione e volitività, per consentirgli di accettare i sacrifici e le privazioni che questo tipo di sport richiede.