Allenamento metabolismo

(di Gian Maria D’Amici)

Sulla base dei sistemi energetici descritti precedentemente possiamo definire quattro zone principali di allenamento:

  • resistenza aerobica;
  • potenza aerobica;
  • resistenza anaerobica;
  • potenza anaerobica.

Tutte e quattro le zone hanno in comune il sistema anaerobico alattacido, il quale si attiverà sempre all’inizio in quanto ha un periodo di latenza nullo. In seguito, sulla base delle richieste energetiche dettate dall’intensità dello sforzo, entrerà in azione uno dei 4 meccanismi fondamentali proposti.

Da un punto di vista pratico, l’attivazione di un meccanismo piuttosto che un altro, dipende da due fattori:

  • dall’intensità dello stimolo;
  • dai tempi di recupero tra le ripetizioni e le serie.

Bisogna chiarie che l’attivazione dei diversi meccanismi energetici non è di tipo compartimentale. Questo vuol dire che il confine tra un meccanismo e l’altro è piuttosto “sfumato”. In questo modo accade che l’energia per il proseguimento dell’attività fisica è fornita dall’attivazione contemporanea di diversi sistemi. Esiste quindi un sinergismo tra i diversi sistemi energetici.

Facciamo l’esempio di un individuo a riposo che inizia una serie di 6 x 200 m stile libero. Inizialmente, nei primissimi secondi di ogni ripetizione, si avvieranno i meccanismi anaerobici alattacidi, più rapidi nel fornire energia di quelli aerobici. Se l’intensità dello sforzo è ridotta, dopo qualche minuto (da 2 a 4 a seconda dello stato di allenamento dell’atleta, e quindi durante lo svolgimento del secondo 200 m) interverranno anche i meccanismi aerobici. Si avvia così uno stato di equilibrio dove la quantità di ossigeno fornita e consumata è perfettamente in grado di soddisfare le richieste energetiche. In queste condizioni dopo circa 10 minuti di attività cominceranno ad essere metabolizzati i grassi, oltre che i glucidi. Se l’intensità dello sforzo continua a crescere (ad esempio sei i 6 x 200 m sono in progressione esterna 1-6), si arriverà ad un punto in cui il meccanismo aerobico non sarà più in grado di soddisfare la richiesta energetica e inizierà quindi il contemporaneo accumulo di acido lattico a seguito della maggiorazione di attività del sistema glicolitico. Il consumo d’ossigeno dell’atleta aumenterà ancora fino al valore massimo che non può essere superato per motivi fisiologici.

In questa condizione l’atleta ha raggiunto il massimo consumo d’ossigeno (VO2max). In condizioni di VO2max l’atleta può prolungare il suo sforzo per un periodo non superiore ai 7 minuti. La concentrazione di lattato, in condizioni di massimo VO2max, rientra normalmente nel range 5-8 mmoli/L. Il VO2max corrisponde alla massima potenza aerobica rappresentando il 100% dell’ossigeno consumabile dall’atleta. Il VO2max è un parametro individuale allenabile che varia da atleta ad atleta.

Poiché l’accumulo di acido lattico inizia a una percentuale ben definita del massimo consumo d’ossigeno è chiaro che:
per migliorare le prestazioni di un nuotatore possiamo intervenire innalzando il valore del VO2max e/o la percentuale di esso alla quale si inizia ad accumulare acido lattico.

Il VO2max non è una percentuale ma misura in millilitri di ossigeno (O2) consumati per kg di peso corpore al minuto (ml/kg/min). Dire che un atleta di punta ha valori di VO2max che arrivano fino all’85% vuol dire che l’accumulo di acido lattico inizia una volta oltrepassato l’85% del VO2max

L’allenamento permette di aumentare il valore del VO2max e quindi l’intensità massima dello sforzo necessaria per accumulare acido lattico. Per un soggetto non allenato tale valore corrisponde al 55% del VO2max, mentre per un soggetto allenato è intorno al 75-80%. La cosa importante da sottolineare è l’esistenza di un intervallo dove, mantenendo lo sforzo costante, la concentrazione di lattato non varia (soglia aerobica).
Si è visto che in atleti allenati, mantenendo invariata la frequenza d’allenamento, la riduzione della durata dell’allenamento non riduce il VO2max, mentre la riduzione dell’intensità dell’allenamento riduce il VO2max. Anche per questo è sempre più importante la qualità di un allenamento piuttosto che la quantità.


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