Tecnica del Delfino (detto anche farfalla)

(di Gian Maria D’Amici)

Il delfino è, a parere di molti, lo stile più spettacolare da vedere ma anche il più difficile e faticoso da nuotare. Effettivamente per poter imparare questo stile bisogna avere una più che buona preparazione fisica e una perfetta coordinazione motoria in acqua. Anche in questo caso, la parte più importante della nuotata è rappresentata dalla bracciata. Nonostante tutto però, anche le gambe sono molto importanti e il loro movimento è molto complesso e spesso risulta più difficoltoso della bracciata.

Il nome di questo stile deriva dal caratteristico movimento ondulatorio che ricorda appunto il modo di nuotare di un delfino. Il movimento ondulatorio non deve comunque essere eseguito in modo cosciente, ma deve evolversi come naturale conseguenza del corretto movimento delle braccia e delle gambe.

Una buona coordinazione della nuotata, in questo stile, dipende essenzialmente da due fattori:

  • dal corretto inserimento della respirazione nell’esecuzione della bracciata;
  • dall’assenza di pause (in particolare tra la fase di spinta e quella di recupero della bracciata).

Tecnica del nuoto a delfino (farfalla)

Generalmente, per ciò che concerne la respirazione, viene utilizzato un ritmo respiratorio 1/2 cioè una respirazione ogni due cicli di bracciata. L’utilizzo delle gambe nel delfino viene eseguito simultaneamente, ed ha per i singoli arti un andamento pressochè uguale a quello del Crawl. Partendo da una posizione di gambe distese sotto l’acqua, queste vengono recuperate verso l’alto, prima con l’estensione del bacino, poi con la flessione del ginocchio.

Particolare tecnico dei due colpi di gamba a delfino (farfalla)

Quindi con una spinta verso il fondo della vasca si effettua la distensione delle gambe, generando la propulsione in avanti. I piedi devono essere tenuti distesi, rilassati e leggermente intraruotati. Importante: i colpi di gambe sono due per ogni ciclo di bracciata:

  • il primo colpo di gambe viene effettuato al momento in cui le braccia entrano in acqua,e, il secondo al termine della fase di spinta. Il primo colpo di gambe assicura la continuità di propulsione facendo acquistare di nuovo velocità dopo la fase di recupero della bracciata;
  • il secondo colpo di gambe, oltre a sostenere la propulsione, garantisce che le anche non affondino favorendo anche l’innalzamento delle spalle e del capo.

L’azione delle braccia è, nel delfino, nettamente più importante di quella delle gambe.

Ripresa subacquea del particolare tecnico della trazione della bracciata a delfino (farfalla)

La trazione delle braccia inizia solo dopo che le mani sono ben affondate sotto la superficie. Come nella rana, le braccia vengono spinte verso il basso ed all’esterno con una traiettoria che varia nella sua ampiezza da individuo ad individuo. Il braccio risulta quasi teso e la traiettoria della mano non è rettilinea ma disegna una traiettoria a buco di serratura ( in relazione al corpo del nuotatore), risultante di una serie di azioni in fuori, dentro e di nuovo in fuori (remate), e successivamente fuoriescono per il recupero. Molto importante è che nella prima fase della trazione, i gomiti siano alti ed avanzati rispetto alle spalle e che lo spostamento dell’avambraccio preceda quello del braccio. Le braccia entrano in acqua in linea con le spalle e le mani (con le palme in fuori), nell’ingresso in acqua non devono sbattere ma la prima parte ad immergersi sono questa volta i pollici.

La trazione inizia con un movimento verso l’esterno, poi, grazie ad una flessione dei gomiti, le mani si muovono verso l’interno raggiungendo la fine della parte arrotondata della traiettoria a buco di serratura, quando i gomiti raggiungono la massima flessione (90°). Terminata la trazione le mani spingono con forza verso i fianchi e, con un solo movimento senza pause, recuperano fuori con una azione rotonda ed esterna.

Ripresa subacquea della nuotata a delfino (farfalla)

Durante il recupero aereo le mani e le braccia devono essere rilassate e le palme delle mani devono essere rivolte verso l’esterno. E’ molto importante non far strisciare le braccia sul pelo dell’acqua altrimenti si subirebbe una brusca frenata che risulterebbe dannosa ai fini della nuotata. La testa, va mossa in coordinazione con la bracciata: si respira in avanti durante la fase di recupero delle braccia e si immerge la testa da quando le mani sono distese in avanti fino a che è terminata la fase di trazione.

Nota: per una buona riuscita nel delfino è fondamentale evitare tutti gli errori che influiscono sulla continuità  e sulla fluidità  dell’azione.


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