Il nuoto nella terza età

(di Gian Maria D’Amici)

L’attività natatoria per gli adulti è di grande importanza e richiede delle attenzioni particolari attenzione. Ormai da moltissimi anni, si è consolidata la tendenza a svolgere attività fisica in acqua in modo costante (non saltuaria e occasionale) anche da parte di una utenza adulta. Le motivazioni sono varie: estetiche, salutistiche, sociali, aggregative, o più semplicemente la ricerca del benessere.

L’adulto che si reca in piscina, come nel caso del bambino, desidera trovare un ambiente piacevole, ma a differenza di un giovane sa distinguere, giudicare, criticare ed è esigente per ciò che riguarda i servizi della propria persona.Il modello didattico per avvicinare uomini e donne all’elemento acqua è lo stesso che si utilizza nel caso dei bambini ma ovviamente nella lezione rivolta ad una utenza adulta molti aspetti differiranno. Negli adulti sono diverse le motivazioni di partenza e le possibilità di miglioramento e conseguentemente, l’impegno, la costanza; inoltre l’adulto risente in modo particolare di variabili individuali, soprattutto di carattere psicologico. Si discosteranno notevolmente, rispetto all’attività proposta ai ragazzi, l’aspetto comunicativo, di carattere verbale e non verbale, l’atteggiamento e le leadership, la capacità di introdurre e motivare il lavoro. Dovrà inoltre essere riconsiderato il contenuto di alcune proposte (per motivi fisiologici, articolari, ecc…), ma non la necessità che quanto proposto (se logico ed eseguibile) sia realmente eseguito, al fine di concorrere all’obiettivo più generale dell’apprendimento.

Può quindi differire il tipo di esercizio e con esso le metodologie di esecuzione, ma non l’atteggiamento dell’istruttore. I mezzi ed i metodi possono differire, gli esercizi possono essere diversificati e allungati nei tempi, ma il processo legato all’apprendimento ha le stesse caratteristiche.

Un aspetto importante da considerare è che determinate capacità motorie si sviluppo in un’età assolutamente giovane e che, in ambiti più maturi, è solo possibile un parziale recupero o compensazione.

Ne consegue quindi che:

  • Il bambino seguirà il suo iter didattico, secondo i principi che il modello esposto prevede e richiede, con il rispetto di quelle che sono ritenute tappe fondamentali, nel percorso: ambientamento, galleggiamento, posture statiche e dinamiche, propulsione;
  • l’adulto dovrà essere instradato, per lo stesso percorso, con elasticità e buon senso, tenendo conto delle limitazioni funzionali e strutturali, accettando il fatto che ogni tappa possa essere maturata, spesso in modo incompleto o insoddisfacente. Il galleggiamento statico, lo scivolamento corretto sul petto o sul dorso devono essere accettati spesso in modo approssimativo.

La cura con cui avvengono alcune correzioni nei giovani, nel lavoro con gli adulti, deve essere applicata alla ricerca di soluzioni compensative o proposte didattiche con l’obiettivo della migliore spinta efficace.


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