L’autodisciplina nel nuoto

(di Lorenzo Bianchi, Psicologo esperto in età evolutiva)

Puoi fare ogni cosa se vuoi … non sempre
Dopo aver definito i nostri obiettivi, dobbiamo capire come fare per portare avanti i comportamenti che ci permettono nel breve o lungo termine di raggiungere lo scopo prefissato. In questa fase, molto complessa, interviene l’autodisciplina.

Cos’ è l’autodisciplina?
Differentemente dalla disciplina, imposta dall’esterno, l’autodisciplina è un insieme di atteggiamenti, abitudini e comportamenti che mettiamo in atto volontariamente per raggiungere gli obiettivi che desideriamo. Il bambino nelle sue prime fasi di vita cerca l’immediato soddisfacimento dei propri bisogni inviando le proprie richieste alle persone che si prendono cura di lui. Basta chiedere per ottenere.

Con la crescita ci rendiamo conto che per ottenere qualcosa spesso dobbiamo aspettare e dobbiamo faticare per raggiungere il nostro obiettivo, e non sempre ci riusciamo. In particolare capita spesso di dover rinunciare a fare cose che ci piacerebbe fare e lasciar spazio a cose meno piacevoli per raggiungere obiettivi per noi importanti. Ciò non significa che sia bene vivere solo in funzione delle gratificazioni future trascurando ogni piacere presente; bensì essere capaci di apprezzare e vivere con intensità il presente mentre prepariamo il futuro. La mancanza di autodisciplina dipende da quello che viene definito LTF (Low Frustration Tollerance), che potrebbe essere tradotto in italiano con un’espressione come “limitata tolleranza alla fatica”.

Per ridurre la LTF, Dale Carnegie suggerisce di fare ogni giorno una cosa che ci costa fatica, in tal modo ci impegniamo ad aumentare tale tolleranza e di conseguenza lavoriamo sulla nostra autodisciplina. La conseguenza immediata e maggiormente temibile della LTF è la procrastinazione.

Sapete di cosa si tratta? Affronteremo insieme l’argomento nel prossimo articolo. Vi lascio un semplice esercizio da fare, così da avere qualche feedback. Pensiamo ad attività (allenamenti/esercizi) che non ci piace fare, ma che crediamo siano importanti per raggiungere obiettivi futuri a cui teniamo. Una volta elencate tali attività riflettiamo sulle differenze tra quelle piacevoli e quelle meno piacevoli. Successivamente pensiamo a come poter rendere piacevole una attività che ci piace meno.


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