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Nuoto Master: aspetti individuali e influenze sociali (parte 1)

Immagine gara master 400 Sl

(di Giampaolo Santi)

Il Nuoto Master rappresenta un movimento in crescita, questo anche perché è un’attività che può essere praticata a tutte le età ed a vari livelli. Troviamo infatti chi nuota ad un livello puramente amatoriale, chi ad un livello semi-agonistico e chi può esser considerato un vero e proprio atleta. La promozione di questa attività nell’arco del ciclo di vita può offrire benefici dal punto di visita psico-fisico, per tanto risulta interessante capire quali sono i fattori che determinano la partecipazione e l’impegno in questo sport. Partendo da questi presupposti, diversi studi svolti fra il 2007 e il 2013 da ricercatori australiani e nordamericani hanno indagato l’impegno sportivo negli atleti Master prendendo in considerazione sia le differenze individuali sia gli aspetti di influenza sociale.

Studiando le differenze individuali, sono stati esaminati il genere, l’età, la categoria e l’anzianità di categoria. Per anzianità di categoria i ricercatori intendono l’età dell’atleta in rapporto alla sua categoria, ad esempio un nuotatore di 34 anni avrà un’anzianità di 5 anni nella categoria M30 e allo stesso modo un nuotatore di 49 anni avrà un’anzianità di 5 anni nella categoria M45. Da questi studi svolti nel contesto anglosassone è emerso che i risultati ottenuti e la partecipazione alle gare tendono a calare all’aumentare dell’anzianità di categoria. Vengono stabiliti più record di categoria da parte di chi è al primo o al secondo anno, rispetto a chi è al terzo, quarto o quinto anno e, per quanto riguarda la partecipazione, il dato generale che emerge è che gli atleti al primo anno di ogni categoria sono più del doppio di quelli al quinto anno. Una simile tendenza riguardo alla partecipazione è emersa anche nel nostro studio sul nuoto master in Italia, anche se il calo non è risultato così marcato (per dirla in modo scientifico ‘non c’è significatività statistica’). Si è osservata invece una differenza significativa nelle ore di allenamento individuale: in Italia, i nuotatori M25 fino agli M40 tendono a diminuire le ore di allenamento individuale man mano che si avvicinano al quinto anno di categoria. Anche se non si può affermare da un punto di vista scientifico, è possibile che, pensando di avere più possibilità di risultato, i master ai primi anni di categoria facciano uno sforzo extra per migliorare le proprie performance.

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Nel loro complesso, questi risultati differenti fra il contesto anglosassone e quello italiano fanno pensare ad una diversità culturale nell’approccio allo sport master e viene da supporre – ma questa è solo una nostra interpretazione – che nei paesi anglosassoni ci sia uno spirito maggiormente competitivo e orientato al risultato rispetto a quello che c’è in Italia. Inoltre, negli studi svolti all’estero, l’effetto dell’anzianità di categoria è risultato essere più forte per i maschi che per le femmine: la tendenza a praticare meno attività man mano che ci si avvicini al quinto anno della propria categoria sarebbe più marcata negli uomini rispetto alle donne. Anche in questo caso viene da pensare che, in quei paesi, gli uomini abbiano un maggiore spirito competitivo rispetto alle donne, le quali sarebbero meno condizionate dal risultato. Tuttavia, questa differenza di genere non è emersa nel contesto italiano. Un’ultima osservazione è relativa al tipo di sport: all’estero per i nuotatori Master l’effetto dell’anzianità di categoria è maggiore rispetto ai Master di atletica. Questo è un aspetto che incuriosisce e che andrebbe approfondito anche in Italia ponendo attenzione ai fattori legati al contesto.

Negli studi svolti all’estero un altro aspetto influente è risultato essere l’età anagrafica: infatti l’effetto dell’anzianità di categoria è maggiore per i nuotatori più anziani, ad esempio all’interno della categoria M50 il calo di partecipanti è più marcato rispetto alla categoria M30. E’ possibile dare due spiegazioni a questi dati: in primo luogo, è possibile che il calo nella performance sia più marcato fra i 50 e i 54 (M50), piuttosto che fra i 30 e i 34 anni (M30) e questo potrebbe essere un deterrente alla pratica sportiva nei nuotatori più anziani. In secondo luogo, potrebbe essere che questa differenza sia soltanto a livello di percezione. Peraltro, uno studio condotto su corridori Master rivelerebbe che il calo di performance nell’arco dei cinque anni della categoria non sia così evidente e sembrerebbe più che altro variare in funzione dell’allenamento svolto negli ultimi anni e non dell’età in sé. Se questo fosse confermato anche nell’ambito del nuoto, vorrebbe dire che l’idea “sono fra i più vecchi nella mia categoria, quindi ho meno possibilità di risultato” è infondata. In psicologia chiamiamo questo fenomeno “profezia auto avverante”: la persona si convince che le sue possibilità di risultato siano minori, per cui riduce la propria motivazione, il proprio impegno in allenamento e la propria partecipazione alle gare, la conseguenza naturale è avere anche meno risultati. Rendere consapevoli gli atleti della discrepanza fra quella che è la loro credenza e la realtà tende a ridurre l’effetto di questi pensieri negativi o “profezie auto avveranti”. Al fine di promuovere la partecipazione nell’arco del ciclo di vita sarebbe utile intervenire su queste credenze pessimistiche.

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